Capitolo 17

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"Intanto volevo chiederti di consegnarmi l'amuleto." rispose, mantenendo un sorrisetto fastidioso sul suo volto.

"Non so a cosa ti stia riferendo." mentii spudoratamente mentre avevo il fiato corto.

Ad un certo punto notai che accanto a me si trovasse un cespuglio che prima non avevo visto e mi venne subito in mente un idea: avevo intenzione di gettare l'amuleto in quell'arbusto, in modo che nessuno lo avrebbe trovato, almeno per il momento.

"Sì che lo sai...Agatha." rispose come se stesse parlando ad una bambina.

Come conosceva il mio nome? Cercai di non farmi distrarre, dovevo portare a termine le mie intenzioni. Afferrai ben stretto l'amuleto e tirandolo fuori dalla tasca, nascosi discretamente la mano dietro la schiena.

"Come conosci il mio nome?" chiesi piuttosto agitata.

Quando mi trovai accanto al cespuglio, lo lanciai furtivamente sotto le foglie per non far rumore.

"Oh, Agatha, quanto sei ingenua." affermò, insospettendomi.

Lo fissai e all'improvviso mi ricordai di aver già visto quel volto, ma non era possibile che fosse lui...forse assomigliava solamente ad uno dei miei demoni. Quella pelle così chiara, le labbra quasi bianche ed i capelli neri mi davano l'idea che fosse il protagonista dell'incubo che avevo sognato il pomeriggio precedente. Ma non poteva essere la 'persona' che credevo, il mio demone aveva gli occhi completamente rossi e lui aveva delle pupille ben distinte dalle bianche sclere.

"Tu non puoi essere...non sei reale..." cercai di dire, sentendomi sempre più confusa.

"Eppure sono qui." rispose sfacciatamente, mantenendo ancora quel sorrisetto provocatorio.

Rimasi scioccata da ciò che mi aveva appena rivelato. Questo spiegava come mai avevo trovato il cellulare sul pavimento dopo il sonnellino che avevo fatto. Ora il mio incubo peggiore era divenuto letteralmente realtà e mi stava dando la caccia.

"Come diavolo è-" mi interruppe.

"Non era un vero e proprio sogno, ma tu non puoi comprendere." affermò sicuro di sé ed avanzando ancor di più.

Girai il capo per controllare quanto mancasse per arrivare al palazzo reale e riuscii a realizzare che dopo pochi passi mi sarei ritrovata direttamente a contatto con il suo rivestimento color oro. Quando tornai con lo sguardo su quel ragazzo - se così si poteva definire - mi accorsi che i suoi occhi fossero divenuti completamente rossi. Mi ritrovavo nella stessa situazione della volta precedente: con le spalle al muro e con quegli occhi inquietanti che mi minacciavano, avvicinandosi sempre più a me...ma questa volta era tutto reale.

"I tuoi occhi sono... com'è possibile?" chiesi cercando di diminuire il mio livello di paura.

"Capirai tutto presto." disse con voce profonda.

Sapevo cosa sarebbe accaduto, non sarei morta, ma ero terrorizzata. Ben presto ci trovammo ad un passo di distanza, sentivo il suo respiro ancora affannato scaldarmi il viso, abbassai lo sguardo. Il mio battito era accelerato e desideravo solo di non trovarmi lì, in una posizione di svantaggio.
Il mio destino non era altro che un vicolo ceco, avevo scelto la strada sbagliata e mi ero ritrovata con le spalle al muro.

"Non mi toccare." sussurrai tagliente.

Il battito aumentava sempre di più, sentivo il sangue ribollire tremendamente nelle vene. Era una situazione insopportabile, avevo solo bisogno di una svolta, volevo che qualunque cosa dovesse accadere, arrivasse presto a termine.

"Non avere paura, lo sai che non ti farà male." rispose con un tono decisamente inquietante.

Il mio respiro era così affannato da sentire il rumore della fuoriuscita dell'aria. I miei occhi cominciarono a riempirsi di lacrime, appannandomi la vista, ma mantenni una mimica seria e cercai di bloccare quel pianto che voleva liberarmi dalla paura.

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