Capitolo 9

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Mi svegliai con fatica, poiché ero ancora molto assonnata. Aprii gli occhi e sbattendo più volte le palpebre, mi sedetti sul letto, vedendo la luce del giorno passare sotto la porta della camera.
Ad un certo punto mi resi conto di ciò che fosse accaduto la sera prima e mi resi conto di essere ancora vestita. Mi alzai dal letto e guardai l'orario sul cellulare, accorgendomi che fossero le undici e mezzo di mattina. Imprecai mentalmente: avevo perso un altro giorno di scuola poiché non avevo impostato la sveglia. In più probabilmente i miei genitori avevano preferito non svegliarmi sapendo che fossi molto provata per il fatto dei miei genitori.

Non sapevo spiegarmi come mai ultimamente fossi continuamente talmente tanto assonnata, sapevo solo che il freddo e lo stress fossero alcune delle tante cause.

Andai a farmi la doccia e appena uscii, udii squillare il mio cellulare.
Mi avvolsi in un asciugamano e risposi senza nemmeno controllare chi fosse.

"Buongiorno Agatha, sono Lewis." sentendo quella voce mi vennero i brividi "Ho scoperto delle cose sui tuoi genitori, e vorrei che tu venissi nel mio studio per parlarne."

"Hem...che significa? Non c'era solo il testamento?" domandai confusa.

Cosa poteva aver trovato un avvocato?

"Preferirei parlarne di persona. Ci sono fino all'ora di pranzo." mi avvertì.

"Va bene, allora sarò da lei a mezzogiorno e mezzo." risposi, sospirando leggermente.

Mi chiedevo se avrei fatto in tempo.

"Perfetto, allora a dopo." attaccò immediatamente, senza nemmeno darmi il tempo di rispondere.

Rimasi per qualche secondo a fissare lo schermo del telefono, cercando di riassumere ciò che mi aveva detto poco prima.
Ero ancora assonnata e sveglia da poco tempo, mentre l'avvocato mi aveva parlato molto velocemente e con un volume di voce troppo alto per le mie orecchie indolenzite dal silenzio.

Appoggiai il telefono sul lavandino e mi preparai in fretta, evitando di fare colazione per concludere rapidamente.

Quando uscii di casa notai che quella fosse una giornata particolarmente fredda, ma senza pioggia. Nel frattempo mi chiedevo quali novità avesse l'avvocato. Non avevo la minima idea di cosa potesse aver trovato a distanza di così tanti anni e di utile nel suo studio. Ero molto curiosa, ma allo stesso tempo preoccupata è decisamente confusa.

Ad un tratto mi ricordai di Catherine: le avevo promesso che, qualunque luogo avrei frequentato per scoprire qualcosa a proposito dei miei genitori, l'avrei avvertita.
Presi lo smartphone dalla tasca dei jeans e le scrissi un messaggio, del resto la mia amica si trovava a scuola in quel momento.

Ben presto giunsi alla mia destinazione, così mi avvicinai ai citofoni e, dopo aver premuto il bottone per lo studio, mi venne aperto il portone. Quando arrivai al secondo piano, trovai l'avvocato ad attendermi educatamente con un sorriso.

"Prego." mi intimò gentilmente di entrare.

Esitando mi sedetti sulla solita poltrona antica e cominciai a fissare con attenzione tutte le mosse dell'avvocato. Chiuse la porta ed appoggiò i suoi occhiali da lettura sulla scrivania. L'avvocato si mise a sedere sulla sua comoda poltrona. Abbassai il capo e feci un respiro profondo cercando di diminuire l'ansia che si stava impossessando del mio corpo.

"Agatha, dovrei parlarti di una cosa seria." iniziò Lewis con voce profonda.

"Cosa ha scoperto sui miei genitori?" chiesi ingenuamente.

"È probabile che io sappia perché furono assassinati." disse sfregandosi semplicemente le mani, sembrava teso.

Quel gesto mi fece riflettere su quanti gradi misurasse la temperatura nello studio. Sembrava che fosse stata accesa l'aria condizionata fredda, per quanto gelo si provava.

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