"Niente giochetti con me." dissi schietta.
"Prima opzione: possiamo fare un accordo e ognuno può ottenere ciò che desidera."
"Non ho intenzione di ascoltarti, sei meschino." affermai disgustata.
Mi morsi l'interno delle guance per convincermi che ciò stesse accadendo realmente.
"Invece ascoltami Agatha, io avrei l'amuleto e tu saresti fuori di questa faccenda, potresti continuare la tua vita da comune adolescente." cercò di essere diplomatico.
"Mi dispiace per te, ma a quanto pare io non sono una comune adolescente." ribattei "Non ho intenzione di fare alcun accordo con te, né ora né mai."
"Allora vuol dire che scegli la seconda opzione: ti renderò la vita un inferno e farò tutto ciò che posso per farti soffrire. Ti porterò via tutto e tutti finché non cederai." rimasi interdetta per qualche secondo in silenzio "Cosa scegli?" chiese infine.
"Scelgo di lottare." combattevo dalla morte dei miei genitori e di sicuro non avrei smesso in quel momento.
"Sappi solo che sarà una lotta impari e che sarai tu a trovarti dalla parte sfavorevole. A presto, Agatha." enfatizzò il mio nome e attaccò.
Rimasi per qualche secondo col telefono ancora appoggiato all'orecchio, poi, in preda all'ira, lo scagliai contro il letto.
Una doccia di emozioni contrastanti tra loro mi assalì. Provavo rabbia, paura e impotenza.
Rabbia per il comportamento dell'uomo che aveva permesso ai miei genitori di essere uccisi e che ora stava cercando di fare lo stesso con me. Paura perché non conoscevo il mio futuro, sarei potuta morire anche entro la fine della giornata, tutto sarebbe cambiato e non sapevo come. Impotenza perché ero stanca di lottare contro il destino e forse questa volta avrei perso, ero così vulnerabile e non sapevo come proteggermi.
Mi sdraiai sul letto e misi la faccia nel cuscino per cercare di reprimere le lacrime, ma pensare alla situazione che stavo vivendo non mi aiutava e non potevo fare nulla per impedire alla mia immaginazione di vagare nell'oscurità che la mia mente generava.
Ad un tratto sfuggì un singhiozzo dalla mia bocca, ma le lacrime non uscirono. Piangevo a tutti gli effetti, ma le mie guance continuavano a non essere bagnate.
Chiamai Catherine per raccontarle tutto. Catherine a volte era come un sorella per me, era lei che si preoccupava e mi faceva star bene. Inoltre essendo coetanee, riusciva a capirmi appieno e tentava sempre di sostenermi.
In quel momento non immaginavo minimamente come la mia vita si sarebbe trasformata alla fine di questa avventura. Ma soprattutto non immaginavo che non avrei più visto la mia migliore amica.
Ricordo che mi stavo commiserando quando ad un certo punto una luce improvvisa apparve dal nulla, distogliendomi dai miei pensieri. Spontaneamente mi coprii il volto per proteggermi dall'intensità di quella luce, ma dopo poco tolsi le mani da davanti gli occhi e mi alzai di scatto. Vidi una ragazza davanti a me: aveva la carnagione chiara, i capelli erano di un biondo dorato e gli occhi erano color nocciola.
Allontanai il telefono dall'orecchio e attaccai. Indietreggiai subito terrorizzata e non osai pronunciare parola.
La ragazza si guardò un po' attorno spaesata e scombussolata, ma poi mi inquadrò e si avvicinò sempre di più a me.
"C-cosa vuoi da me?" domandai impaurita e indietreggiando ancor di più.
Non riuscivo a comprendere cosa stesse accadendo e in quel momento la cosa più importante era la mia incolumità.
STAI LEGGENDO
The Amulet
Fantasy[ COMPLETA ] Il tempo sembrava essersi fermato da quando i suoi genitori erano deceduti prematuramente, lasciandola in balia di famiglie adottive che non desideravano una bambina di otto anni. Compiendo diciott'anni spera che il periodo buio dell'ad...