Il tempo trascorse velocemente e fortunatamente giunse il momento di incontrare la mia migliore amica. Dovevo assolutamente raccontarle ogni cosa.
Appena mia madre tornò a casa, iniziai a prepararmi con una velocità disarmante. Aprii un'anta dell'armadio per prendere uno zainetto e, una volta riempito, uscii dalla mia camera. Afferrai un ombrello ed uscii velocemente diretta verso casa di Catherine.
L'acqua che si schiantava al suolo era copiosa, la pioggia arrivava a due centimetri di altezza da terra e le mie scarpe si inzuppavano sempre di più ad ogni passo, nonostante stessi indossando un paio di stivaletti.Arrivai presso la casa della mia migliore amica quasi completamente bagnata, infatti il vento gelido soffiava in obliquo e quindi era stato inutile ripararmi. Ovviamente la mia fortuna era sempre sfacciata.
Appena entrai in casa, mi recai immediatamente nella camera della mia migliore amica e, una volta entrate, chiusi la porta a chiave quasi trafelata.
Catherine mi guardò stranita.
"Come va?" non feci in tempo a rispondere che realizzò il fatto che non avessi dormito molto "Notte insonne?"
"Notte insonne." confermai con un sospiro.
Non ci fu necessità di domandarmi la motivazione: conosceva bene i miei sogni.
"Cosa è successo ieri?" arrivò al punto continuando a rivolgermi uno sguardo stralunato "Di cosa mi volevi parlare?" aggiunse la mia amica titubante.
Per me risultava difficile aprirmi con qualcuno, nonostante conoscessi quel qualcuno da tantissimi anni. Ma ben presto le parlai dello scatolone, del medaglione e delle ricerche da me compiute finendo per raccontarle ogni particolare, anche quelli più superflui.
"Ascolta, io ho bisogno di te...del tuo supporto per tutto questo. Ma se non vuoi entrare in questa storia, lo capisco, e vorrà dire che dovrò cavarmela da sola come ho sempre fatto." sospirai dopo averle spiegato che quel pomeriggio mi sarei recata nello studio dell'avvocato dei miei genitori.
"Verrò con te, non dovresti nemmeno dubitare del fatto che io potrei rifiutare di aiutarti." disse a mo' di rimprovero.
Dopodiché uscimmo ed iniziammo ad incamminarci verso la meta stabilita. Sentivo una sorta di farfalle nello stomaco per l'agitazione, ma questa sensazione non era affatto piacevole. In più la pioggia continuava a bagnarci i vestiti nonostante avessimo gli ombrelli ed io tendevo a considerare quella situazione scomoda.
D'un tratto non volevo più indagare sulla morte dei miei genitori, ma tornare immediatamente a casa. Però dovevo.Durante il tragitto io e Catherine chiaccherammo del più del meno, riuscendo in parte a distrarmi, e ben presto arrivammo a destinazione. Del resto quel luogo non era molto distante dal quartiere in cui abitavamo.
Guardai dal basso verso l'alto un palazzo: da ciò che avevo visto sulle mappe online, sembrava essere quello dove era presente lo studio di quell'avvocato.
"Penso che siamo arrivate." annunciai "Dobbiamo controllare i nomi sul citofono."
Andammo a verificare e dopo tanti cognomi trovammo lo studio di John Lewis.
Guardai Catherine in cerca di approvazione, non ero sicura su ciò che stessi facendo. Questa mi rivolse un'occhiata impaziente, così premetti il bottone del citofono."Chi è?" rispose qualcuno, ma non era la stessa voce con cui avevo parlato al telefono in precedenza.
"Sono Agatha Moore." risposi insicura.
Non ci fu risposta, solo dopo un po' ci venne aperto il portone.
"Secondo piano." specificò la persona al citofono.
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The Amulet
Fantasy[ COMPLETA ] Il tempo sembrava essersi fermato da quando i suoi genitori erano deceduti prematuramente, lasciandola in balia di famiglie adottive che non desideravano una bambina di otto anni. Compiendo diciott'anni spera che il periodo buio dell'ad...