Bella stronza

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Mi sento leggermente spaesata, è successo tutto in fretta, povera Fiamma. Se Dario mi capita sotto mano giuro che lo riduco in piccoli brandelli, tengo segretamente un bisturi in tasca che sfodero nei momenti più opportuni ma nessuno lo sa, tipo la splendida Rosamunde Pike in Gone Girl di David Fincher. Scherzo.
Io e Piero ci siamo allontanati un attimo e ci siamo dati appuntamento tra venti minuti alla hall: lui si doveva cambiare, io ho optato ad un vestitino bianco e scollato, semi trasparente, sfrangiato appena sopra il ginocchio. Applico sulle gambe una crema idratante al mango, e spruzzo qualche goccia di Versace Versense, il profumo più dolce e aromatico che abbia mai avuto, lo adoro. Se penso di averlo scoperto quasi per caso facendo un regalo ad un amica che frequento poco ma per la quale devo sganciare comunque quindici euro una o due volte all'anno e sopportare pure quell'ignorante provincialotto e scansafatiche del suo ragazzo, mi chiedo come abbia potuto viverci senza fino a quel preciso istante. Smokey eyes con leggeri brillantini applicati attorno alla linea dell'occhio, rossetto rigorosamente rosso, come le unghie, gloss trasparente. Raccolgo i capelli in uno chignon morbidissimo che fermo con una spilla a forma di libellula tempestata di Swarovski, dal quale lascio cadere qualche ciocca ai lati della testa, in corrispondenza delle orecchie, impreziosite da due brillantini semplici. Sento squillare il telefono, è mia madre, vuole sapere come abbiamo incontrato i tre ragazzi del selfie che le ho inviato: dice di conoscerli, si, sono quelli che cantano, dai! "Io non li conoscevo, comunque sia ti spiego domani mà, sono di fretta. Bacio a te e a papà" riattacco la chiamata, eviterei di parlarle di qualsiasi cosa del genere, o le raccomandazioni sarebbero più delle emozioni. Arriva un messaggio, apro, scorro la lunga lista di non letti di Marco.
È Piero:
*Ti aspetto alla hall*

stringo il cellulare al petto, respiro "1, 2, 3 ok, non ce la farò mai, ma buttiamoci in questo appuntamento"

*10 minuti e sono da te. Bacio*
invio il messaggio.

Afferro la pochette e infilo i sandali, dobbiamo andare in spiaggia, niente di eccezionale. Mentre mi avvicino all'ascensore penso a Marla, che abbiamo conosciuto prima del concerto: disgustosa e leccaculo, come quando continuava a ripetere "bedda funcia" ad Ignazio, imbarazzato, durante l'aperitivo "Fiamma ma sono tutte così le siciliane? Stikazzis oh" le ho chiesto affaticata appena raggiunta la nostra stanza "Ti giuro, sono sconcertata. Pensa che è pure delle mie parti. Mi dissocio...e grazie al cielo che non l'ho mai conosciuta" ha subito concluso schiarendosi la voce. Assorta in questa nuvola di pensieri confusi sono già in ascensore e sono agitatissima. Arrivo alla hall, chiudo gli occhi e sospiro "Tri, checcazzo dai movite" sento la voce di Asia, sto impazzendo... No, è lei in persona che sta salendo la scalinata mi passa accanto, scuote il mio braccio "Daje!" mi sussurra incoraggiandomi
Ma...! resto sconvolta... Lei è con Gianluca? Madonna mia, Sarà mica che... ? soffoco un sorriso.
Piero mi ha vista, mi fa cenno con la mano, comodamente seduto su una poltroncina in pelle nera, camicia bianca in lino sbottonata, cellulare in mano, jeans neri dal ginocchio. Mi avvicino col sorriso, mentre si sistema il ciuffo. Si alza in piedi e avvolge il suo braccio attorno alla mia vita, mi stampa un bacio sul collo, sento i suoi pettorali su di me. O sono la solita maniaca sessuale o veramente lui è in grado di esercitare su di me un'attrattiva immensa, penso lo sappia, osa per questo "lo sai che sei bella Trilly?" mi dice sollevandomi il mento con la mano destra e fissandomi negli occhi, ho il cuore in gola, vorrei baciarlo. "Grazie" rispondo sorridendo "anche tu sei in gran forma" aggiungo; appena si gira per uscire dall'albergo faccio un lungo respiro per scaricare la tensione e accenno uno sberleffo al concierge che ci sta fissando coinvolto.

La serata è tranquilla, a dire il vero, non fa nemmeno molto caldo, almeno si riesce a sopravvivere "allora che ne pensi del concerto?" mi chiede curioso "siete meravigliosi, mi avete fatta commuovere, pochi hanno questo privilegio" rispondo dandogli una piccola pacca sulla spalla "davvero, bravissimi" annuisco con la testa, proseguendo nel cammino. L'acqua è fresca, si sta davvero bene "senti Piero, ma cosa mi racconti di te?" gioco col piede sulla sabbia, sollevando piccole nuvole ad ogni passo, la cosa mi diverte da quando ne ho ricordo.
"Quando non sono in giro per il mondo ritorno nella mia Sicilia e passo il tempo con la mia famiglia. Con mio nonno, al quale devo tutto il mio successo. Poi ho un fratello e una sorella" - "Francesco e Mariagrazia" interrompo "aaahhh quindi ti sei informata su di me?" mi guarda cercando di restare serio, "scusa, per quanto ne sappia potresti essere un narcotrafficante Piè, na ricerchina in Google ci sta tutta sai" ci guardiamo, scoppiamo entrambi a ridere.
"E perché io dovrei fidarmi di uscire con te che ti fai chiamare Trilly?" chiede con aria inquisitoria, mi avvolge nuovamente il braccio attorno alla vita e io muoio disperata, ma non lo lascio intendere "perché ci vuoi provare anche con me per poter esibire alla fine la tua collezione di farfalle?"
Mi guarda, lo guardo.
Il silenzio, l'imbarazzo.
"Senti Trilly, è successo tutto di fretta, boh, non saprei nemmeno spiegarti. A volte capita, soprattutto quando si fa un lavoro come il mio da una vita, ci si abitua a certi ritmi, a certe emozioni... Non si rimanda nulla a domani, almeno quando si sente di non poterlo fare... Ma non tutte le volte è uguale e poi alla fine è andata, ma è anche finita" mi guarda, si sistema gli occhiali rossi.
"Si, scusa Piero. Scusa. Non so cosa mi sia preso. Davvero. Guarda che non devi darmi nessuna spiegazione sai, lascia perdere" lo interrompo proseguendo la passeggiata "assolutamente, ci mancherebbe. Anzi..." mi fissa, mi schiarisco la voce "forse è meglio se torno in albergo, sai, sia mai che qualcuno si prenda a pugni" mi volto per andarmene quando mi afferra per il braccio e mi avvicina a sé "Trilly" dice appoggiandomi le mani alle spalle "shhhht, non importa sono adulti e vaccinati" disegna la linea delle mie labbra con l'indice. Sono ferma, incantata a guardarlo, vicinissimo a me, non so se sto respirando. Sento la sua mano avvicinarsi ai capelli e sfilare la spilla a forma di libellula, si morde il labbro inferiore, mi accarezza i ricci morbidi che lascia scivolare tra le sue dita, "diavolo Trì, la tua aria da maestrina e finta ingenua mi fa impazzire. Sembri una sedicenne" mi sussurra all'orecchio, mentre percorre la schiena con la mano, sento il suo respiro leggermente affannato sul mio collo, reclino la testa all'indietro mentre mi sorregge la nuca e continua a baciarlo, per fortuna siamo in una zona abbastanza isolata, nessuno ci dovrebbe vedere, ma l'eventualità mi stuzzica. Si leva gli occhiali e me li fa indossare "ma brava maestrina, così... mi farai perdere il controllo" strizza l'occhio e mi da uno schiaffetto al gluteo, sorrido maliziosa e gli spettino il ciuffo. Mi trascina a sé, spalle contro una palma, lo sento avvicinarsi alle mie labbra, mi sfiora per poi spostarsi nuovamente al collo fino a raggiungere e mordicchiare il lobo dell'orecchio, non gli posso resistere, quanto ci sa fare, ed io che mi sento così impacciata anche se lui non sembra farci caso. Appoggio d'istinto le mie mani sul suo petto, cosa mi stia prendendo non lo so, lo accarezzo, scorro le dita verso il basso facendo saltare due bottoni della camicia con una mano mentre con l'altra cerco di liberarlo dalla cerniera dei pantaloni.
"Lo so che hai carattere, bimba, devi solo tirare fuori le unghie" inspira, ho il cuore a mille, gli scosto le spalle per sfilargli la camicia, lo sento pulsare sotto le mie mani, quell'addome da mozzare il fiato e lui che continua a scorrere le sue su di me, abbassandomi la spallina del vestito, quasi nel tentativo di intravedere i seni che sfiora. Si morde il labbro per l'ennesima volta "Trilly" ansima con sguardo eccitato, immobilizzandomi il collo e strizzando un seno ma qualcosa mi interrompe, un desiderio tanto acceso da scontrarsi con la razionalità e il senso di colpa "Barone, non qui, non adesso, no" gli sussurro all'orecchio, infilandogli una mano tra le gambe. Trattiene il respiro ci fissiamo negli occhi, io resto leggermente turbata, sta succedendo tutto cosi in fretta e vorrei che succedesse, ma non è nel mio stile "Trilly, so che ti eccita l'idea di essere vista... Non farmi arrabbiare, monella, o ti dovrò punire seduta stante" mi accarezza la testa e mi bacia tirando leggermente i capelli, l'incontro delle lingue in un turbinio di emozioni, mentre con una mano solleva il vestito e mi tasta i glutei scostando il tanga, sento le sue mani su di me, non riesco a pensare ad altro: soffoco un lievissimo gemito, sento per la prima volta il suo sapore di liquirizia e menta, cosa gli farei e cosa mi farei fare è peccato solo a pensarlo. Al massimo lo sapremmo solo io e lui, la luna e Dubai. "Ora devo andare" lo interrompo allontanandolo da me, imbarazzatissima, e lui che mi guarda accennando un sorriso nel tentativo di ricomporsi. Mi schiarisco la voce e mi sistemo i capelli, non trovo più la spilla, pazienza. Aggiustando la spallina che aveva abbassato lasciando intravedere un po' di seno, cerco di recuperare il respiro che mi manca, come la terra sotto ai piedi. Apro lo specchietto e mi sistemo un attimo "Barone" sospiro mentre si sistema la camicia e passa una mano sul ciuffo "accompagnami in camera, ci vediamo domani".

Estate a DubaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora