Chapter 13

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F: ti ritengo ufficialmente il mio porta fortuna, 3 partite che vieni a vederci, 3 partite che vinciamo.

Io: sai, ho un certo tocco magico.

F: si si, vantati. Senti ora vado a fare la doccia, dopo si esce tutti insieme per festeggiare.

Io: ok, perfetto.

In mezz'ora erano tutti tirati a lucido e profumati. Feci conoscenza con le mogli e le fidanzate degli altri giocatori. Tutte persone per bene, andammo a mangiare qualcosa e poi al pub a divertirci e brindare per la vittoria. Feci amicizia soprattutto con Ariana, la fidanzata di Giannelli. Abbiamo la stessa età, quindi è stato facile per me trovare argomenti da trattare. Era una brava ragazza e si vedeva che tra lei e Simone c'era un amore reciproco, che entrambi sostenevano e ricambiavano.
Erano Stra carini insieme. In molti mi chiesero se eravamo fidanzati, ma entrambi rispondevamo che eravamo ottimi amici.
I ragazzi però non potevano festeggiare tanto, domenica li avrebbe atteso un'altra gara.

A: quindi tu sei una stilista?

Io: si, sabato se vuoi tengo una sfilata a Milano. Ti do i biglietti gratis.

A: cavoli, sabato sono a Verona

Io: cosa? A Verona ?

A: i ragazzi giocano a Verona sabato

Io: no cazzo, io abito a Verona è l'unica volta che posso vederli giocare li sono via. Dio che nervoso

A: dai, magari ce la fai

Io: lo spero vivamente

Verso mezzanotte ci salutammo e tornammo tutti a casa. Filippo guidava ed io stanca com'era mi appoggiai al finestrino e mi addormentai. Mi svegliai solamente quando arrivammo a casa

Io: Oddio scusami, mi sono addormentata scusa scusa

F: ehi tranquilla. Il fatto che tu sia qui con me mi fa essere felice.

Lo abbracciai. Poi andammo a casa e ci addormentammo abbracciati l'uno accanto all'altro. Eravamo troppo stanchi per fare altro...
La mattina Filippo era andato agli allenamenti così decisi di riordinare un po' la casa e di cucinare qualcosa per quando sarebbe tornato. Mi piaceva cucinare, soprattutto i dolci, mi rilassava tantissimo. Era mezzogiorno e Lanza sarebbe arrivato da qui a poco.

F: sono tornato, oggi abbiamo ospiti

Io: e chi sarebbero gli ospiti?

N(Nelli) & F(Fedrizzi): ciao Ludo

Io: ciao ragazzi, venite ho preparato il pranzo

Fed: oh mio dio, non ci vuoi ammazzare, vero?

Io: dal momento che siete così simpatici, non vi darò da mangiare. Andate a pranzo da qualche altra parte.

N: dai, non prendertela, stavamo solo scherzando

Io: si si.

Pranzammo e ridemmo in compagnia. Erano dei bravi ragazzi dopotutto, sempre pronti a ridere e a scherzare. Mi piaceva stare con loro, ma era giunto il momento per me di tornare a casa. Così i 3 dell'avemaria mi portarono alla stazione.

N: io e Michele di salutiamo qui, così ti e Filippo potete fare i piccioncini. Ciao Ludo, buon viaggio

Io: ciao ragazzi, ci si vede.

F: dai vieni, ti accompagno al treno.

Con un braccio mi circondò le spalle e mi accompagnò fino all'entrata del treno.

F: era bello averti in giro per casa, sempre presente e poi se avevo qualche problema c'eri tu a risolverlo.

Io: dai, ci sentiamo presto.

F: mi mancherai

Io: anche tu.

Mi diede un bacio passionale, poi salii sul treno e lo salutai mentre lui mi guardava dal finestrino.
Forse gli altri avevano ragione, forse mi stavo affezionando troppo a lui, tutti ci scambiavano per una coppietta, ma andiamo perché un maschio e una femmina non possono essere semplici amici?

Nel giovedì ci avvisarono che la sfilata era stata spostata a venerdì e quindi avevamo un giorno in meno per preparare le cose. Ero al settimo cielo, ciò voleva dire che sabato sarei tornata a Verona e sarei andata a vedere la partita dei ragazzi. Non dissi nulla a nessuno, volevo che per l'ennesima volta fosse un segreto. Mi piaceva vedere la reazione di Lanza e dei suoi compagni ogni volta che mi presentavo dal nulla, ormai penso che ci bianco anche fatto l'abitudine a vedermi ad ogni partita. Ma questa volta sarebbe stato diverso, soprattutto perché avevo già avvisato che non sarei andata perché avevo in programma la sfilata.
Giovedì sera arrivammo a Milano. Andammo a dormire e la mattina dopo andammo subito a preparare il tutto. Milano è da sempre stata la capitale della moda. Se ero lì vuol dire che anche io nel mio piccolo avevo creato una grande cosa. Avevo creato un marchio che molti seguivano e ammiravano. I miei sforzi in qualche modo erano stati ripagati. Non sempre è facile, soprattutto quando si è figli d'arte e si pensa che il successo sia dovuto solo al fatto di essere raccomandati. Odio le persone che mi definiscono così, le odio con tutta me stessa. Se qualcuno è bravo perché dovete continuare a dire cazzate? La gente così penso che sia invidiosa, loro non ci sono riuscito e così si rifanno sulla povera vittima.

F: allora siamo pronti??

Io: si si, è tutto ok

F: io penso che l'ultimo abito dovresti indossarlo tu

Io: cosa ?

A(Agnese): si, lo penso anche io, sei stupenda, nessuna modella riuscirebbe a metterlo in risalto come lo metteresti tu

G(Giulio): concordo, hai lavorato tanto per questo, su forza cosa stai aspettando?

Mi mandarono in camerino e mi fecero cambiare. Quando mi guardai allo specchio non credevo ai miei occhi. Ero veramente io? Non pensavo che quel vestito potesse rappresentare tanto per me, ma soprattutto non pensavo che quel vestito potesse essere me. Il taglio, il colore, la scollatura, tutto, tutto rappresentava me. Ero io.

A: Ludo sei un incanto

G: wow,sei bellissima

Tutti i collaboratori si fermarono un attimo ad osservarmi. Ovviamente mi sentii un imbarazzo ed arrossii

A: se arrossisci per così poco cosa fai quando sei sul palco e hai milioni di persone che ti stanno fissando?

Io: cerco di non pensarci, cerco di essere sola e mi estraneo da tutto ciò che mi circonda.

La sfilata iniziò. Una ad una le modelle uscirono in passerella sfoggiando i numerosi abiti che io e il mio staff eravamo riusciti a creare. Alla fine uscii io e un OH generale si alzò dal pubblico. Avevo fatto centro. Tutti erano esterrefatti dal mio abito. Proprio quando stavo per terminare la passerella, mi girai nuovamente verso il pubblico per farmi scattare le ultime foto e li vidi lì, seduti in prima fila. Questa volta erano loro che avevano fatto una sorpresa a me. Una lacrima scese dal mio viso e mi misi a ridere. Che gruppo fantastico avevo incontrato.

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