Capitolo 40

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GIAN POVS.
Sono terrorizzato. Non è giusto quello che stiamo passando. Niente di tutto questo ha un senso. Ignazio in galera, io che mi sono accorto di amarlo da impazzire, Noemi pestata  fino a perdere i sensi.
Tutto questo è incomprensibile. Perché ci sta succedendo questo.
Sono in macchina in viaggio verso l'ospedale. Corro e non guardò nessun semaforo. Noemi sussurra alcune parole che non riesco a capire. La cosa che ripete più spesso è il mio nome.
Ha detto di amarmi. Mi ama. Ama me! Nessuno mi ha mai amato veramente. Si sono tutti fermati al mio aspetto. È un bel ragazzo nulla più. Dentro e vuoto. Se la tira sempre. E vanitoso. Sta sempre sulle sue.
Questo mi sentivo dire. Ogni cazzo di volta.
Come se essere bello esteticamente fosse una colpa.
Non l'ho deciso io il mio aspetto. L'ho avuto e basta.
Ma Noemi non mi ha giudicato così. Lei ha visto qualcosa in me. Qualcosa in più. Qualcosa che prima d'ora solo Ignazio aveva notato è fatto notare agli altri. Ignazio aveva visto qualcosa in me, nei miei occhi, che gli aveva fatto capire che la mia freddezza era solo tristezza celata. Ora è Noemi ad aver visto questo. Ed è strano. Ma io ne sono felice. Assurdamente felice.

Arriviamo in ospedale. L'ho presa in braccio e la porto dentro. I medici la prelevano e la visitano.
Mi chiedono di aspettare fuori.
E io aspetto. Aspetto una notizia. Solo una. Un dottore che mi dica' sta bene'.
Rimango in attesa per un ora fuori dalla stanza in cui l'hanno lasciata. Un dottore mi si avvicina.
D: è lei il ragazzo che ha portato la signorina qui?
G: si sono io. Come sta?
D: è messa male. Abbiamo rilevato alcune costole rotte. Ha una spalla lussata e diversi ematomi in tutto il corpo. Inoltre abbiamo trovato anche una perforazione al fegato causata dai colpi.
G: oh mio dio..
D: senti.. Come è successo?
Non te ne venire con la storia della caduta dalle scale. Perché altrimenti chiamerò la polizia. L'hai picchiata tu?
Io? Ma è serio?
G: no come avrei potuto!
Dico arrabbiato.
Ma mi ha visto? Sono bassino, magro. Non avrei nemmeno la forza fisica per fare quello.
D: bene allora chi è stato!
G: non ne ho idea! Ma sono cose che non la riguardano.
D: quella ragazza è quasi moribonda. È stata picchiata a sangue. Ho il diritto di sapere chi è stato.
G: io non lo so ma di certo non io. È ora posso vederla? O vuole farmi un interrogatorio.
D: prego. Ma sappi che se le fai qualcosa chiamo la polizia.
Non gli rispondo nemmeno. Entrò nella stanza come un pazzo. È la vedo.
E bella. E bella anche così.
Lei dorme. Mi avvicino. Le accarezzò i capelli piano e scendo fino ad arrivare al suo viso. Con il dorso della mano la sfiorò. Lei si sveglia. Apre lentamente gli occhi. Si accorge della mia mano. Chiude  di nuovo gli occhi e si bea del mio tocco.
N: sei qui...
G: sono qui. Non me ne vado.
N: mi dispiace. Mi dispiace per tutto. Per tutto! Io non volevo.. Ignazio e in galera! Ma lui non mi ha mai nemmeno toccato.
G: lo so. Sapevo che lui non avrebbe mai potuto. Perché lui è gentile, dolce. Non potrebbe mai picchiare una donna. Lui non è così.
N: lo conosci bene?
G: direi benissimo. Lo conosco da una vita. Ho imparato il suo carattere. Conosco i suoi vizi, le abitudini. Ogni dettaglio del suo viso e tutte le piccole smorfie che non riesce a trattenere. Conosco quasi tutto di lui. Però Ha così tante sfaccettature che è impossibile conoscerle tutte. Questo è fantastico Perche io Non vorrei mai smettere di imparare nuove cose di lui.
Ho sorriso per tutto il tempo parlando di Ignazio. Anche soltanto parlandone riesce a rendermi felice.
N: è lui il ragazzo di cui sei innamorato vero?
Oh. È ora che dico?
Come sempre la verità
G: si, è così evidente?
N: è evidente per chi sa guardare i tuoi occhi e capire il mondo che c'è dietro.
G: nessuno si è mai impegnato a guardarli davvero, i miei occhi. Nemmeno Ignazio. Se mi avesse guardato davvero avrebbe capito.

Sorrido amaramente a questo pensiero. Nemmeno Ignazio mi ha mai guardato.
N: io ti ho guardato. È continuo a guardarti.
G: lo so. Ora però devi Ascoltarmi. Devi ritirare la denuncia. Devi farlo perché altrimenti Ignazio rimarrà lì dentro. Noemi ti prego. Non farlo per me o per lui. Fallo per te. Renditi libera. Per favore.
N: appena uscita da qui andrò in caserma a depositare la denuncia.
G: devi denunciare anche chi ti ha ridotto così.
N: no non posso!
G: si che puoi! Noemi ti prego. Continuerà a farti del male!
N: non mi importa! Se io lo denuncio.. Lui..
G: lui cosa Noemi ! La polizia ti proteggerà non ti accadrà nulla!
N:  tu non capisci! Non ho paura per me!
G: per chi allora!
N: per te!! Lui sa di te! Si è accorto che ti amo! Ti farà del male.
A me? Farà del male a me! Oh mio dio! È terrorizzata per me. Non per se stessa. A lei non importa se lui la picchia. L'importante per Noemi sono io. Come se a me importasse di morire o di avere paura. Ho provato a uccidermi qualche giorno fa. Se ne è dimenticata?
G: non ho paura di lui.
Lei è spaventata e inizia a piangere. Parla a bassa voce.
N: io non posso perderti.. Io ti amo.
G: Noemi..
Le bacio la fronte. La abbraccio. La tengo con delicatezza per paura di farle male. È così fragile ora. Come lo ero io.
G: non avere paura. Io ti starò sempre accanto. Affronteremo  tutto insieme. Non ti lascio Noemi. Non ti lascio.
Lei mi stringe più forte. Ma io sono sempre delicato.
N: non sono di cristallo Gian.
Dice ridendo lievemente.
G: ho paura di farti male.
N: credi che ora mi importi vagamente qualcosa del dolore? Ora che sono tra le tue braccia? Ti rispondo: no non mi importa. Stringimi. Stringimi fino a soffocarmi.
E allora lo faccio. La stringo. Lei socchiude gli occhi in una espressione di dolore che si trasforma in un sorriso l'attimo dopo. È così bella. È infatti glielo dico.
G: sei così bella..
N: tu sei meraviglioso.. Ma non è solo questo. Sei di più. Sei gentile, dolce, premuroso, coraggioso. Non hai avuto paura un solo attimo. Non hai avuto rancore. Lo leggo nei tuoi occhi.
Lei mi vede così. E mi piace. Non voglio dirle che io paura c'è l'ho avuta eccome. Non voglio dirle che non sono coraggioso, né che ho serbato rancore. Tanto, tanto rancore. Le terrò per me queste cose. Per adesso.
G: Noemi.. Ora vado a casa tua. Prendo dei vestiti e poi torno qui.
N: non voglio lasciarti.
G: tornerò molto presto. Te lo prometto.
Le do un bacio lieve sulle labbra. Poi esco dalla sua stanza. Con una sensazione strana dentro. Non so che cosa sia. Assomiglia alla paura ma è più concentrata. Più densa. Quasi come se potessi toccarla.
Cerco di non pensarci.
Dopo vado fuori dall'ospedale.
È tutto tranquillo.
Cammino.
Sento dei passi dietro di me.
Mi volto.
Vedo un ragazzo.
E armato.
So già cosa sta per accadere.
Non provo a fermarlo. Sarebbe inutile.
Poi sento Il rumore di uno sparo che trema nell'aria.
Io, sull'asfalto freddo.
Nessun dolore. Solo un fiotto di liquido caldo che esce dal mio petto. Non fa male. Sento una strana pace che mi pervade.
Poi una risata lontana. Parole che non capisco. Urla di persone che non conosco.
Poi tutto buio..
Poi...
La fine.

Questo amore splendido / Ignazio boschettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora