Prologo

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«Che cos'è uno tsunami, mamma?» chiese la piccola Kyoto con ardore; nei suoi teneri occhi a mandorla ardeva la voglia di sapere, tra le sue piccole mani scivolavano grani di sabbia dorata, mentre il profumo salino del mare la inebriava e una dolce brezza le carezzava il morbido caschetto nero.

Le alte palme di Sumatra danzavano al vento, sembrava salutassero i bagnanti che venivano dal mare; lo sciabordio delle onde scandiva il lento scorrere del tempo, mentre un caldo sole di dicembre irradiava le teste e le anime dei bambini che si rincorrevano festosi sul bagnasciuga.

Reiko guardò la piccola Kyoto negli occhi, le sorrise dolcemente, poi le sfiorò il viso con le mani, sentiva, nella morbidezza della sua pelle, la purezza dei suoi anni, le diede un bacio sulla fronte, le carezzò i capelli e disse: «Uno tsunami è una grande onda del mare che porta via tutto».

«Tutto tutto?» domandò Kyoto agitando le braccia, quasi a voler indicare il Mondo intero, mentre, strizzando gli occhi, provava a immaginare l'infinito.

«Tutto» sussurrò malinconica Reiko, poi strinse a sé la bambina e guardò lontano, immaginando l'orrore di una simile catastrofe.

La stagione piovosa, dei grandi monsoni, aveva concesso una tregua a queste terre traboccanti di vita; lungo le battigie di Sumatra le mangrovie affondavano le loro radici nelle acque salmastre delle coste e delle lagune della grande isola indonesiana.

A Ovest, lungo la costa della grande isola, ai piedi del monte Kerinci, si distende la mastodontica catena vulcanica dei monti Barisan, e con essa un'intera struttura di rilievi di origine vulcanica disegna il profilo occidentale della grande isola e assiste al rituale olocausto del sole, che ogni giorno si spegne nelle calde e dorate acque di Sumatra.

A Est invece un manto di pianure ricopriva la terra, baciata dolcemente dal mare delle Andamane.

Tra le fitte foreste, un tripudio di verde e una ricca flora lussureggiante avvolgeva i visitatori dandogli il benvenuto; verso l'interno era possibile scorgere gli alti alberi di teak, dai fiori color del cielo e dal duro legno vermiglio; tra i folti arbusti del sottobosco e le foglie color smeraldo delle felci si stagliava il rosso acceso del grande fiore della rafflesia, che intrecciava i suoi filamenti sulla vegetazione sottostante, come un abile ragno tesse la sua tela, avvinghiandosi ad essa e traendo così il sostentamento necessario per garantirsi la vita. Ma alla sua bellezza si contrappone il fetore dell'aroma che secerne, carne putrida, che ammalia tuttavia mosche e insetti che, inconsapevolmente, ne preservano la vita e l'evoluzione.

Nella savana, invece, dominavano i caldi colori di una terra che si fregiava solo di qualche folto ciuffo e di radi alberi, tuttavia era possibile udire il barrito di qualche elefante che attraversava la desolata prateria con il suo andare lento e pesante.

Come un'acuminata spada nelle abili mani d'un antico samurai, così l'equatore ferisce l'isola di Sumatra, recidendola, con salomonica saggezza, in due parti uguali, per farne dono al Nord e al Sud delle acque cristalline dell'oceano Indiano.

Sommersi dalle limpide acque, là dove turchese e azzurro si fondono, e il mare sposa il cielo, si celano tesori sommersi e antiche leggende; un velo d'acqua ricopre un mondo parallelo, dove a volare sono i pesci farfalla, vestiti di giallo e di nero, i quali, in branco, sembrano eseguire una colorata danza folcloristica, e la terra rasenta un magnifico brolo calcareo, ornato di preziosi coralli e variopinte anemoni, fiori del mare di un giardino nascosto, che rendono Sumatra l'orgoglioso scrigno di antichi gioielli dal fascino orientale.

Negli abissi qualcosa però stava cambiando, si muoveva, prendeva vita, dimenandosi, ribellandosi come un animale in cattività: era la Terra, schiava in catene di un impassibile consumismo che per secoli l'aveva sfibrata. Inquinamento, disboscamento variazioni climatiche, queste solo alcune delle gravi conseguenze di un crescente disinteresse comune nel nome del denaro. Alla rapida evoluzione dell'uomo, coincide una lenta ma rilevante degenerazione della Terra, e ogni grande passo avanti per l'umanità, rappresenta un piccolo passo indietro per le risorse di un pianeta che meriterebbe più attenzione.

Nel cuore del grande oceano indiano, la terra tremò. Un fremito, un tremito, una scossa che squarciò il cuore della terra, facendo sovrapporre due grandi blocchi di globo terracqueo che s'incontrarono e si scontrarono nel buio degli abissi, poi il silenzio.

Un muro d'acqua si levò imponente: un'immane costruzione naturale, letale quanto effimera, si erse e, come una roccaforte domina dall'alto la città ai suoi piedi, così questo colosso d'acqua dominava una nazione, che ignara combatte ogni giorno la miseria con il sorriso, e, con la speranza nel cuore, ha lo sguardo rivolto fiducioso a Oriente.

La Morte, bardata a lutto, percorreva celere le vie del cielo su di una biga d'acqua, veloce, come il sole che ogni giorno ferisce la Terra con i suoi raggi dorati; stringendo tra le sue mani smilze la mannaia, apprestandosi a mietere distruzione, come il contadino, in una calma e soleggiata mattina di giugno, miete il grano maturo per le messi d'estate.

L'impatto fu devastante: l'onda s'infranse sulle coste dell'isola, ma l'urto con la terraferma non decurtò il suo impeto; l'acqua s'insinuò fino all'entroterra, inondando abitazioni, sradicando alberi, ribaltando auto e imbarcazioni. Ogni cosa era travolta dalla corrente: intere famiglie cercavano riparo sui tetti delle loro abitazioni sommerse, ma per molti, tanti, troppi sfuggire alla furia era impossibile.

In quell'inferno d'acqua, anche un tavolo, una porta o il fusto di una vecchia sedia diventavano galleggianti di fortuna, nel tentativo di salvare almeno la pelle. Ma sottrarsi alla collera della Natura, non equivaleva alla salvezza, non equivaleva alla certezza di aver salva la vita, ma all'essere spettatore di un eccidio di innocenti che trovavano la morte sotto gli occhi scossi ed impotenti di quella fortuita elite scampata alla morte per miracolo o per semplice agilità, che, in bilico, guardava inerme un paese sciogliersi, come un castello di sabbia alla prima onda, e i suoi abitanti soffrire il supplizio di un nuovo diluvio universale. Era la fine di un mondo peccatore, di un popolo macchiatosi di un peccato di cui non aveva colpa: la miseria.

Molti turisti, dall'alto dei loro alberghi di lusso, e dalla loro passeggera presenza in un paese che si scioglieva sotto i loro occhi come un castello di sabbia sulla riva, filmavano indifferenti ed estasiati, con le loro telecamere all'avanguardia, quell'evento che, appena a casa, sarebbe diventato un affascinante aneddoto da raccontare ad amici e parenti, un filmato unico da custodire nello scaffale dei video delle vacanze o un documento esclusivo da vendere al miglior offerente.

Dopo la violenta tempesta, finalmente la quiete: un silenzio di tomba, più terrificante del frastuono dell'acqua, avvolse la nazione distrutta, e come un velo coprì, per qualche istante, i lamenti dei sopravvissuti straziati dalla furia. A mano a mano che i superstiti prendevano coscienza, ci si accorgeva che tutto intorno era morte e distruzione. Non più sorrisi, musica, spensieratezza e gioia, ma le macerie di una nazione che avrebbe dovuto cominciare da zero, ritrovare la forza di rialzarsi e, senza pudore, tendere una mano in cerca di aiuto.

Il sole sarebbe sorto ancora, il cielo ricoperto le loro teste, che si levavano per scorgere un barlume di speranza: la sabbia sarebbe scivolata veloce nella clessidra della vita, ed il tempo, risanando le ferite, avrebbe fatto della morte che venuta dal un rauco ricordo ormai lontano.

Sepolti tra le rovine, nascosti dal fogliame, o sotto i resti di una barca distrutta, corpi senza vita di chi non ce l'aveva fatta, non era sopravvissuto a quella morte violenta e repentina che li aveva strappati alla vita.

Le strida dei fluttuanti gabbiani ruppero quelterribile silenzio, librandosi alti nel cielo, annunciavano la fine di quelmomento di terrore e la vita, nonostante tutto.(0Bb"

Travolti dal destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora