L'alta società era un reticolo di interessi, apparizioni, interviste. Le azioni di questo ceto dirigente avevano tutte un fine più o meno nobile. Alcuni scrittori, ad esempio, prendevano parte a party ed eventi, per sponsorizzare il loro ultimo romanzo uscito in libreria, i cantanti per annunciare l'uscita di dischi cui ricavati sarebbero andati in beneficenza, mentre gli attori erano sempre alla ricerca di un po' di visibilità in più ed una storia da raccontare. Anche Annabelle Miller non si sottraeva a questo modus operandi. Il suo "Gran Galà della Beneficenza" era sì disinteressato dal punto di vista economico, ma rappresentava un utile investimento sulla sua ascesa sociale. Dopo quella serata l'ereditiera mezza texana avrebbe ceduto il passo alla donna di classe che entrava di diritto negli alti ranghi londinesi.
Nel gran salone dei ricevimenti del Dorchester tutti si chiedevano dove fosse Sapphire, dopo il suo toccante discorso la donna si era confusa tra la folla fino a sparire. Giornalisti e fotografi la volevano per reportage e copertine esclusive, le donne dei diversi circoli, invece, volevano assicurarsi che il nome del club cui appartenevano fosse scritto correttamente nel libro delle donazioni. Erano in pochi quelli che desideravano soltanto complimentarsi con lei.
Sapphire si era appartata fuori, aveva bisogno di un po' d'aria fresca. Sebbene il suo Chanel nero fosse poco adatto a quel clima, trovava benefica la gelida aria di dicembre, le sembrava così pulita e leggera, la sentiva fluire nei suoi polmoni come una nuova energia.
Voleva solo andarsene a letto, forse ritornare a Londra non era stata poi una buona idea, nulla era rimasto di quella città che vent'anni prima aveva lasciato con rammarico e ricordava ogni giorno con piacere e malinconia. Si poggiò ad una ringhiera, il freddo cominciava a provare la sua resistenza, ma non voleva rientrare, non ancora. Aveva bisogno di qualche altro istante di serenità.
Dall'interno proveniva il mormorio degli invitati, lo scalpiccio dei camerieri e la musica delle danze che accompagnava la serata, ma Sapphire aveva bisogno di silenzio e tranquillità. Si chiedeva cosa avesse intuito sui marito, e cosa avrebbe potuto dirgli per sedare la sua rabbia.
«Fa molto freddo qui» disse Edward Anderson porgendo la sua giacca a Sapphire Johnson.
«Signor Anderson!» esclamò sorpresa la donna. Edward Anderson aveva tra le mani un sigaro, sembrava preoccupato in quella veste meno rigida e formale.
«Niente formalità, ti prego. Questa sera siamo solo Edward e Sapphire».
La donna sbuffò: «Non è rimasto nulla di quei ragazzini» disse malinconica.
«Perché sei fuggita? Perché lo hai sposato?».
Non s'aspettava quella domanda, credeva che non glielo avrebbe mai chiesto, e lei avrebbe voluto rispondergli con sincerità, dirgli tutta la sua verità, ma a cosa sarebbe valso? Il passato non poteva essere cancellato, e la verità avrebbe solo sconvolto gli equilibri del presente: «Ero solo una ragazzina con tanti sogni, speranze...».
«Sapphire! Eccoti finalmente!» Annabelle Miller squarciò l'intimità di quel momento. «C'è una persona che vorrebbe salutarti». Afferrò l'amica per il braccio e la condusse dentro, nella grande sala.
Sapphire si domandava di chi potesse trattarsi. Non aveva voglia di ingraziarsi qualcuno e sfoggiare un sorriso forzato solo per ricevere in cambio vacui complimenti. Ma con stupore scoprì invece che il misterioso incontro non riguardava per fortuna la stampa o altri donatori.
«Madame Eloïse!» esclamò la donna sorpresa.
Madame Eloïse dirigeva da quasi vent'anni la Croce Rossa in Francia, ente di opere di assistenza; per anni aveva fatto apostolato nella nazione, adesso sentiva il dovere di dedicare le sue attenzioni a chi viveva l'inferno del maremoto del sud est asiatico, senza tuttavia togliere nulla ai bisognosi della sua adorata Francia. Desiderava così organizzare una squadra di volontari che a nome della croce rossa potesse portare i propri aiuti umanitari a quella gente, e farli sentire ancora ancora figli di Dio.
«E avrebbe pensato a me?» domandò Sapphire.
«Sì Sapphire» rispose austera Madame Eloïse.
«Se non ricordo male tu sei un medico» disse decisa la superiora, poi aggiunse: «Chi più di te può in questo momento rappresentare meglio il nostro autorevole istituto?».
La donna era perplessa. Era diventata medico quando aveva poco più di vent'anni, ma non aveva mai esercitato. "La moglie di un conte non deve lavorare. Perché invece non frequenti il Country Club?" le diceva il marito ad ogni sua richiesta. Fu così che tra un ricamo ed una tazza di tè, Sapphire divenne la tipica casalinga di provincia, con le sue perle e i fiori in giardino. Si sentiva una bamboletta leziosa e frivola, incapace di far calare il sipario su quel personaggio che stancamente era costretta ad interpretare.
«È un nostro preciso dovere dare aiuto a chi ne ha bisogno» asserì con fermezza la religiosa.
«Non saprei...». rispose Sapphire imbarazzat. Un conto era andare a Londra per qualche giorno e raccogliere fondi, altro era invece partire per una spedizione verso il Sud est Asiatico.
«Ti organizzerò una squadra, Dio solo sa quanto ci sia bisogno del vostro aiuto».
«Madre, non so che dirle...».
«L'aereo partirà il tre gennaio. Riserverò un posto anche per te. Se non dovessi esserci sarà la tua vice a prendere il comando».
Sapphire sorrise. Tuttavia era contenta di poter scegliere liberamente e di non aver preso alcun impegno definitivo. La donna si strinse nelle spalle e si accorse che indosso aveva ancora la giacca di Edward Anderson. "Edward!" pensò di colpo.
«Vogliate scusarmi.» si congedò in fretta. Mentre fece per andarsene, MadameEloïse le disse: «Pensaci, Sapphire» ma la donna non fece caso a quelle parolee di corsa si apprestò ad uscire nuovamente dalla sala. Giunta fuori, sotto ilportico, una fresca brezza la intorpidì. Si strinse nella giacca di Edward,nell'aria sentiva ancora l'aroma del suo sigaro. Avanzò, provando a cercarlocon lo sguardo. Non c'era. Infilò le mani nelle tasche della giacca, perproteggersi dal freddo: quando sentì qualcosa tra le mani, un ciondolo. Unpiccolo ovale in oro sbalzato, una fantasia floreale satinata decorava acontrasto la superficie lucida del prezioso gioiello. Sapphire lo aprì con unoscatto laterlae. Al suo interno vi era la sua foto e l'incisione "ora e persempre". Chiuse gli occhi, sentiva la sua presenza, "non mi ha dimenticato" sidisse, cullandosi nella giacca scura, e per un istante si sentì di nuovo la suadonna.0,"#
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Travolti dal destino
General FictionSapphire e Edward si erano amati, ma il loro era un amore interrotto. Una sera qualsiasi si incontrano per caso ad un party di beneficenza, sconosciuti ormai nella notte, ritrovando però quell'antica fiamma e passione che li aveva sorpresi vent'anni...