Era la notte del 31 Dicembre, tra botti, champagne e festeggiamenti, il Mondo guardava inerte una tragedia che non poteva fermare: nell'altra metà della terra il Sud-est Asiatico cercava lentamente di rialzarsi in piedi e di rimettere insieme i cocci di una vita distrutta in pochi terribili istanti di efferata violenza.
I notiziari diffondevano le prime stime delle vittime, ovunque se ne contavano a migliaia. La comunità internazionale stanziava oltre un miliardo di dollari per le operazioni umanitarie, mentre i Capi di Stato decidevano il da farsi per fronteggiare l'emergenza.
Come l'infinito bollettino di una battaglia in atto, il Foreign Office comunicava superstiti e dispersi, vincendo l'ipertrofia delle telefonate che paralizzavano il call center. A disposizione dei familiari delle vittime centinaia di numeri telefonici, per aggiornare in tempo reale su ritrovamenti e novità dei loro affetti lontani.
Il Cardinale Navarro annunciò che Sua Santità, Giovanni Paolo II, avrebbe celebrato una speciale messa a mezzanotte nella sua cappella privata, dedicata alle vittime del terremoto in Asia. «Il Papa ricorderà anche le famiglie delle vittime e quanti soffrono in questi giorni per le conseguenze di quel disastro, così come anche quanti si adoperano per alleviare le immani sofferenze delle popolazioni colpite». Così con la speranza nel cuore e un rosario tra le mani, si provava a guardare al domani con fede, a pregare un Dio il cui volere è ignoto.
Quando riaprì gli occhi, il mondo sembrava capovolto, una massa informe di colori e luci; le ci volle solo qualche istante per snebbiare la vista, udiva un grande frastuono, come il suono di un tamburo ovattato in lontananza, poi s'accorse che non riusciva a respirare, fu in quel preciso istante che di scatto riemerse dall'acqua. Reiko era rimasta incosciente per diverse ore. Era fradicia, sudicia, coperta di fango, sabbia e con i vestiti laceri.
«Kyoto» sussurrò esausta e stremata. Niente.
«Kyoto!» provò a gridare più forte.
Quando cominciò a guardarsi intorno scorse che tutto era stato devastato dal violento maremoto. Ovunque c'era gente che gridava, che chiedeva aiuto, che cercava i propri cari, proprio come Reiko, che disperata cercava la sua bambina.
La donna sperava di scorgere la sua piccola tra i volti della gente ferita, dei sopravvissuti, di coloro che gridavano chiedendo di essere soccorsi. Mille brutti pensieri affollavano la sua mente, accrescendo la sua disperazione. Guardò all'orizzonte. Niente. Come le vittime di un naufragio gli abitanti di Sumatra si dimenavano nell'acqua in cerca di aiuto, ma della bambina neanche l'ombra.
Sentì una forte fitta all'addome, ma ciò non le impedì di continuare lasua ricerca; tormentata da orribili pensieri Reiko sgranò gli occhi impaurita,quasi per aumentare le sue capacità visive. «Kyoto!» fu allora che le gridadella giovane madre disperata si unirono a quelle dei tanti altrisopravvissuti.
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Travolti dal destino
General FictionSapphire e Edward si erano amati, ma il loro era un amore interrotto. Una sera qualsiasi si incontrano per caso ad un party di beneficenza, sconosciuti ormai nella notte, ritrovando però quell'antica fiamma e passione che li aveva sorpresi vent'anni...