Nell'antro della sua Villa Edward si guardava intorno sottomesso, come se l'avesse tradita, come un marito adultero che ritorna a casa, sforzandosi di sorridere agli occhi ignari della moglie. Quando l'acquistò si era promesso che nessuno al mondo avrebbe potuto portargliela via. Fino a quel momento non aveva mai posseduto niente. Aveva riscattato il vecchio appartamento dei suoi e i debiti che gravavano sulla sua famiglia, ma non aveva ancora acquistato nulla che fosse veramente suo. Certo, il suo aspetto adesso appariva molto più curato, i suoi abiti erano firmati e pranzava in posti esclusivi, ma non aveva acquistato nulla che restasse nel tempo, nulla che potesse sentire realmente suo e di nessun altro, così volle che il suo primo acquisto fosse una casa: un luogo dove abitare, dove ritrovare se stesso nelle piccole abitudini quotidiane, dove dare spazio alle sue strane manie da single e magari un giorno dove invecchiare con una donna al suo fianco e avere una famiglia, sua. Viveva in affitto in un appartamento a New York, da tempo ormai abitava nella grande metropoli americana, ma quei ritmi frenetici, il caos, lo smog lo mettevano in agitazione, lo facevano sentire come se fosse in competizione con il mondo intero, come se avesse dovuto svegliarsi sempre un attimo prima e fare le cose meglio degli altri. Voleva che la sua casa fosse a Londra, era lì che voleva invecchiare e morire.
Aveva girato tutta Londra, alla ricerca del posto ideale, della casa che tanto aveva sognato. Non voleva che fosse in centro, preferiva la più tranquilla periferia, voleva sentirsi circondato dalla natura e non dai rumori e dal fumo della città.
Quando vide la sua Villa la sentì subito sua, animata, come se entrambi sapessero di appartenersi a vicenda. La villa era un'abitazione signorile. Era appartenuta ad un ambasciatore italiano, e pertanto era una sobria residenza di rappresentanza, molto curata nell'aspetto: marmi italiani, un giardino all'inglese, in un raffinato stile neoclassico. Avrebbe ammazzato pur di averla, e indirettamente lo aveva già fatto. L'aveva acquistata infatti con il denaro delle banche di Zurigo rubato a Tucker, e adesso l'aveva ipotecata: l'aveva tradita, messa in pericolo, venduta come uno schiavo, rischiando di perderla per sempre. Era venuto meno alla sua promessa, tutto quello per cui aveva lottato gli sfuggiva di mano inesorabilmente.
Passeggiava nel suo studio fumando un sigaro davanti al camino. Non poteva fare a meno di guardare il ritratto di Sapphire. Lo aveva commissionato ad un ex-alunno dell'Istituto Artistico delle Belle Arti di Londra. Gli consegnò una foto della donna. "Pensi di riuscire a lavorare su questa?" gli chiese impaziente. "Come vuole che la ritragga?". Ma Edward non commissionò un'idea precisa del ritratto, si limitò soltanto a dire "Eterea". Due settimane dopo il dipinto era pronto. Sapphire era solare, sorridente, seduta in un prato, benché l'immagine ritratta andasse poco al di sotto del busto, con un grande cappello dalla tesa molto larga. Sullo sfondo verde, si stagliava un voluttuoso abito bianco, mentre un tubino, stretto in vita, sfociava nella gonna larga che appena s'intravedeva. I due nastri del cappello erano legati sotto il mento in un delicato fiocco di raso rosa. "È ... bella" disse Edward quando lo vide, restando senza parole. "Sembra una sposa" aggiunse, incantato dal candore che quella immagine emanava. "Sono contento che le piaccia".
Non volle appenderlo nel salone, non voleva che altri la vedessero, né in camera da letto, gli avrebbe dato l'impressione di profanarne la purezza; l'appese così nel suo studio, luogo di riflessione e monito che gli avrebbe ricordato perché l'aveva perduta. "Che stupido!" pensò. L'aveva persa per la seconda volta, forse non avrebbe mai dovuto dirle di Tucker. Ma come avrebbe potuto stare accanto a lei e mentirle ogni giorno anche solo con uno sguardo? Accettò la sua pena. Dall'oltretomba Tucker si stava riprendendo ciò che gli era stato sottratto e con gli interessi. "Non avrò mai pace, vero Tucker?" domandò a voce alta Edward, avvertendo quasi lo spirito dell'amico farsi beffe di lui.
Il patto col demonio era giunto al termine, ed ora presentava il conto. Edward sapeva che avrebbe dovuto pagare con la sua anima, anche se temeva di averla già persa molti anni prima.
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Travolti dal destino
General FictionSapphire e Edward si erano amati, ma il loro era un amore interrotto. Una sera qualsiasi si incontrano per caso ad un party di beneficenza, sconosciuti ormai nella notte, ritrovando però quell'antica fiamma e passione che li aveva sorpresi vent'anni...