Epilogo

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C'era un gran via vai nella sala congressi del Dorchester: il ritrovamento di Kyoto, le copertine sui maggiori magazine, ed i titoli sulle testate nazionali, avevano risvegliato l'interesse per la beneficenza, mentre Annabelle Miller, sull'onda del successo, l'aveva resa glamour e chic, un must assoluto per l'Alta Società sempre in cerca di nuove tendenze e réclame.

Annabelle si era affidata ad una società di pubbliche relazioni che aveva organizzato l'evento come se fosse stato il party promozionale per il lancio del nuovo disco di Jennifer Lopez. L'ingresso principale dell'albergo era stato invaso da un foltissimo parterre di urlanti reporter d'assalto, che chiamavano a gran voce vip e starlette del mondo dello spettacolo e della finanza che via via sfilavano sul tappeto rosso. Uno scintillare di flash e lustrini faceva sembrare quella notte la premiazione degli Academy Awards: Armani, Versace, Dolce & Gabbana, Valentino non avevano mai avuto sfilata migliore, tutta la collezione primavera estate indossata da modelli d'eccezione, che ricercavano un gusto esclusivo.

I teneri occhi a mandorla della piccola Kyoto, ed il suo dolce visino innocente, facevano sfoggio di sé sul cartellone illuminato che copriva l'intera facciata del Dorchester, testimonial di una campagna promozionale che coinvolgeva i più importanti fotografi e registi dello scenario contemporaneo. Cinque, uno per ogni Continente, che avrebbe mostrato al mondo il Sud-Est Asiatico.

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Aiutaci ad aiutare, diceva lo slogan in bella mostra sul cartellone e le brochure distribuite all'ingresso.

Dalla sala su udiva l'elegante suono dell'r'n'b mixato da un dj emergente.

«Era proprio indispensabile il Dj?» domandò Sapphire Johnson con la solita aria di perbenismo francese. «Credevo fosse beneficenza. Mi dici che figura ci faccio? Una vedova che va ad una festa pubblica. Ti sei presa gioco di me. Di nuovo.».

«È bulgaro, o slavo, non ricordo. Diventerà molto famoso con questo Galà»

«Galà?! Mi sembra un festino di Paris Hilton!»

«Il tuo gesto sarà comunque nobile ed apprezzato» diceva Annabelle Miller, nella sua mise semplice ed austera. Nessuno stilista di grido, nessuna acconciatura voluminosa, ma un elegante abito nero ed un filo di perle.

Anche la sala era nera, volutamente buia nell'arredo: le pareti erano ricoperte da spesse tende scure, che lasciavano intravedere solo i bagni e le uscite d'emergenza, mimetizzando i passaggi di servizio, l'orchestra ed il dj con la sua postazione. Tavoli bianchi, come fluttuanti isole luminose, erano sparsi strategicamente intorno al palco centrale, mentre un raffinato profumo di fresie inebriava la sala.

Gli invitati, avvolti in abiti firmati e pellicce, prendevano posto, facendo bene attenzione alla lettura dei cartellini che riservavano loro il posto ai tavoli.

C'era un gran vociare, tutti sembravano conoscersi e contenti d'incontrarsi lì, non perdendo occasione di parlare di un progetto personale, da abbinare eventualmente a quella missione benefica che gran clamore aveva suscitato, sventando quel mercato di bambini.

Tutti avevano preteso l'invito all'evento esclusivo dell'anno. Annabelle aveva redatto un'accurata lista dei nomi più importanti della città e non solo. Per una volta era lei a tenere in pugno quell'elenco e decidere chi era in e chi letteralmente out, ma non voleva sfruttare quel momento per una rivalsa personale nei confronti di coloro che l'avevano sempre denigrata, benché fosse molto tentata dal farlo.

Camminava disinvolta nella sala, in mezzo a gente che qualche giorno prima non l'avrebbe degnata d'uno sguardo, e adesso tutti erano penzolavano dalle sue labbra. Era questa la sua rivincita, e escludersi volontariamente da quella elite che finalmente l'accoglieva, dopo tanta freddezza, sarebbe stato l'ascesa ad una casta ancor più elevata ed privilegiata.

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