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Nei corridoi dell'antica costruzione settecentesca in mattoni rossi di Harvard, nel Massachusetts, regnava un'aura di silenzio, quasi fosse stato un convento domenicano, dove si udivano solenni canti gregoriani.

La luce entrava copiosa dalle ampie vetrate, dalle quali meravigliosi giardini allietavano le giornate e gli intervalli, tra un corso e l'altro, di studenti e professori. Si udivano i canti degli uccellini tra gli alberi, e le grida degli allenamenti dei ragazzi delle diverse squadre del campus.

Un clima di grande serenità, una moderna accademia in cui quotidianamente si parlava e apprendeva la storia, la filosofia, la letteratura, ma anche la medicina, l'economia e la finanza.

Nella camera del dormitorio maschile, con vista sul parco, Nicolas Valois parlava serenamente al telefono, trastullandosi tra i confort e i lussi che il suo appartamento gli offriva, godendo dei vantaggi di cui solo un Valois poteva beneficiare.

«Non ho intenzione di rivederla» diceva spensierato ad un amico al telefono «quella è solo attaccata ai quattrini!» aggiunse cinico senza il minimo rimorso.

Philippe Valois gli aveva insegnato l'arroganza e la sicurezza che deve necessariamente avere un buon affarista, ma, soprattutto, gli aveva insegnato ad onorare sempre il buon nome del suo casato e andarne sempre fiero.

Era così dunque che il piccolo Nicolas era cresciuto: con la fierezza e consapevolezza di essere il discendente di una grande dinastia e l'alterigia dell'uomo d'affari. Col tempo i Valois erano passati dai fondi terrieri ai fondi fiduciari, diventando proprietari di un'importante banca francese.

Nicolas era consapevole del prestigio e del potere economico della sua famiglia, era quella sicurezza che gli permetteva di essere il migliore nel suo corso di studi, ottenendo sempre il massimo con il minimo sforzo.

Erano ormai anni che viveva dall'altra parte dell'Atlantico, faceva ritorno a Le Havre solo durante le vacanze estive per pochi mesi l'anno, trascorrendo così gran parte della sua vita lontano da casa. Era stata dura all'inizio separarsi, ma aveva trovato in quel luogo una seconda casa ed una seconda famiglia, ed in breve tempo quell'esperienza ne avrebbe fatto un magnate della finanza, consentendogli un giorno, non troppo lontano, di prendere il posto di suo padre, continuando così la tradizione di famiglia che si perpetuava ormai da oltre un secolo.

Nicolas era alto, longilineo, aveva gli occhi chiari e dei sottili capelli biondi. Il suo incarnato era pallido, la sua fisionomia ricordava molto quella di sua madre, Sapphire, ma il ragazzo non sapeva che in quel volto traspariva anche il riflesso del suo padre naturale. In tutti quegli anni non aveva mai neanche notato che di quello che considerava suo padre, Philippe, non aveva ereditato null'altro che non fosse il conto in banca.

Aveva il corpo scolpito dello sportivo, amava cavalcare e giocare a tennis.

Gli piaceva conquistare le ragazzine con il fascino della conoscenza, dell'intellettuale, voleva che fosse lui a far colpo, e non il suo portafoglio.

Sapeva di essere un privilegiato e sapeva che, se avesse voluto dimostrare di esserne degno, avrebbe dovuto lavorare duramente, forse il doppio rispetto ad un qualsiasi altro studente di Harvard.

Si era impegnato rigorosamente per superare la prova di ammissione, rinunciando a qualsiasi tipo di aiuto che la sua famiglia potesse offrirgli per accedere all'ambita università.

"Come mai ha scelto il nostro Istituto, Signor Valois?" gli domandò una consulente con gli occhiali dalla severa aria professionale, la prima volta che consegnò la domanda d'iscrizione, con l'aria di chi, attraverso i suoi occhiali, già conosce la risposta.

Travolti dal destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora