Nella centrale di Scotland Yard Nicolas passeggiava avanti e indietro nervosamente, sobbalzando ad ogni minimo rumore o scatto di porta. Lanciava ripetuti sguardi all'ingresso del commissariato e, ad ogni falso allarme, controllava l'ora. Era scosso, molto agitato e benché la sola cosa che desiderasse era andarsene a letto, cercava di farsi forza per dare tutto il sostegno necessario a sua madre. Guardò ancora una volta l'orologio, poi camminò verso le sedie della saletta d'attesa. Si adagiò, esausto, tamburellando ripetutamente le dita sul bracciolo della sedia. Estrasse una sigaretta e la infilò in bocca. "Non si può fumare" disse un agente di passaggio al distributore vicino.
Nicolas uscì, sbattendo i pugni contro le porte a soffietto della stazione. "Finalmente!" esclamò il ragazzo. Sapphire, sua madre, stava scendendo da un taxi. Con il viso basso e passo deciso entrò a Scotland Yard: «Dov'è?» domandò la donna.
Il corpo di Philippe Valois era all'obitorio, al buio, avvolto in un sacco di plastica nero, in una profonda cella frigorifera, come un pezzo di carne surgelato, disteso su di una branda estraibile di ferro, con la targhetta all'alluce, come un qualsiasi morto. È incredibile quanto la morte renda tutti uguali, cancellando la personalità di un uomo, i suoi sentimenti, il suo vissuto, la sua storia; quello che si è e quello che si potrebbe essere, ma non quello che si è stato, non il suo passato o le sue azioni.
Ci si aspetta di morire, è una certezza che si ha sin dalla nascita, secondo i cristiani si ritorna cenere, dalla terra che ci ha generati, in India è credenza popolare che l'anima trasmigri in un'altra vita, in un altro corpo, gli egiziani, invece, credevano che la vita continuasse dopo la morte e che l'anima del defunto andasse verso il sole, Philippe Valois credeva nella materia, dopo la morte dunque ci sarebbe stata solo una veloce ed inesorabile decomposizione, era per questo che cercava di godersi la vita più che poteva, andando ai party, facendo crociere, comprando auto di lusso; non poteva immaginare che il suo viaggio, in questo Mondo, sarebbe arrivato al capolinea una notte in una stanza d'albergo, guardando negli occhi il suo assassino.
"Da questa parte, Signora Valois" disse un uomo facendo strada. L'identificazione era già stata fatta da Nicolas, ma Sapphire aveva insistito affinché vedesse il corpo di suo marito.
Entrata nel morgue, la donna vide lampeggiare i neon che si accendevano sulla sua testa, illuminando l'ambiente. C'era un odore di disinfettante, tutto era alluminio e marmo, con qualche utensile sparso e la doccia poggiata sopra il grande banco al centro.
"Devo avvertirla, non è un bel vedere". L'uomo estrasse il corpo, ed aprì la zip del sacco di plastica.
Il volto ceruleo di Philippe Valois, era storpiato in una smorfia di dolore, un buco in fronte, in mezzo agli occhi, la bocca tirata.
"Oh, mio Dio!". Sapphire provò spavento. Nicolas si avvicinò.
L'uomo fece un cenno col capo. "Sì, è lui" sentenziò Sapphire. La zip venne richiusa, il sacco in cellofan frusciò, il tonfo sordo della cella frigorifera sigillò il corpo del Conte Valois.
I tre uscirono dall'obitorio. Il cellulare della donna squillò. "Sì?" rispose. "Non è il momento adatto. Richiamerò io appena posso".
Sapphire raggiunse Nicolas e l'uomo, che l'avevano preceduta lungo il corridoio. Si fermarono sotto la luce bianca di un neon.
«Andiamo nel mio ufficio».
Vinto un iniziale imbarazzo, mentre la vista del corpo di Philippe sfumava nella sua mente, Sapphire si fermò e chiese all'uomo: «Cosa è successo?»
Il vento soffiava forte su Londra, nubi scure si addensavano nel cielo, avvicinandosi le une alle altre, come pecore spaventate in un gregge al latrare di un cane; il tempo stava cambiando sulla capitale inglese, presto la pioggia avrebbe nuovamente bagnato la città.
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Travolti dal destino
General FictionSapphire e Edward si erano amati, ma il loro era un amore interrotto. Una sera qualsiasi si incontrano per caso ad un party di beneficenza, sconosciuti ormai nella notte, ritrovando però quell'antica fiamma e passione che li aveva sorpresi vent'anni...