«Non durerà» sussurrò Sapphire dopo l'amore, osservando gli stucchi alle pareti della sua camera da letto. Tutto era finemente decorato, fotografato da una raffinata eleganza che la donna aveva ricercato negli anni arredando la sua casa. Era bello poter costruire qualcosa da zero. Dopo la partenza di Edward per ritornare in America, non le restò altro da fare: costruire un mondo tutto suo, un luogo dove sentirsi protetta, amata, libera. Ma più passava il tempo e più si accorgeva di costruirsi una cella con le sue mani, dalla quale usciva sempre meno, sempre lì, nel suo palazzo, su quel promontorio che dominava Le Havre, sempre sola, tutto il giorno, tutti i giorni.
Dalla finestra socchiusa un soffio di vento animava i veli del baldacchino. Un brivido percosse la donna, che si strinse ad Edward, riscaldandosi col suo corpo.
«Perché dici questo?» domandò l'uomo, ricambiando l'abbraccio.
«Perché è così. Finisce bene solo nei film»
Anche Edward era perplesso, come se anch'egli presagisse che era tutto troppo irreale per essere vero, temeva la reazione di Sapphire quando sarebbe rientrato a Londra, aveva paura di farle rivivere il ricordo della separazione; d'altra parte non poteva evitare di partire, né gestire i suoi affari in videoconferenza da un'altra città. C'era bisogno di lui, aveva bisogno di nuove idee per il rilancio del suo progetto alberghiero, e poi non voleva deluderla, non voleva che la donna pensasse che fosse stato uno sprovveduto ad aver investito così incautamente tutto in un progetto sbagliato. Non voleva ritornare ad essere quel ragazzetto spaurito che racimolava il denaro per la sua partenza con un lavoretto estivo. Temeva la miseria come la peste, ma non voleva sciupare quella sera con i suoi pensieri tristi.
La strinse ancora forte a sé, respirando il profumo dei suoi capelli dorati, convincendosi dell'eternità del loro amore.
Tra il bianco e il nero di un buio senza colore, Edward camminò taciturno, indossando un accappatoio. Sul letto Sapphire, nuda e sensuale, si copriva pudicamente, lasciando intravedere le maliziose curve del suo corpo.
Sentiva i pensieri scoppiargli in testa, bombe atomiche che si susseguivano velocemente, radiando dal suo cervello ogni riflessione positiva, lasciando il campo nero radioattivo del pessimismo. Ma non voleva turbarla, non in quel momento, non voleva sciupare la bellezza di quell'attimo infinito. Ma le immagini dell'omicidio di Tucker si proiettavano impetuosamente nei funghi atomici delle sue paure ed incertezze che continuavano ad esplodergli in testa. Se avesse voluto costruire un rapporto vero, basato sulla fiducia, senza alcuna bugia che facesse ombra alla loro felicità, avrebbe dovuto confessarle quello che aveva fatto. Riguardava il suo passato, era vero, ma non poteva continuare a tacere. Il fantasma di Tucker lo stava tormentando già da troppo tempo e se perderla sarebbe stato lo scotto da pagare per la sua sincerità, allora sarebbe stata quella la giusta pena, sicuramente più atroce di un qualsiasi ergastolo, che avrebbe dovuto scontare. Ma non quella notte, quella notte era di loro due, quella notte l'aveva attesa per tanti e tanti giorni. Seduto nel buio azzurrino della stanza, su di una poltrona in tessuto, come le pareti, Edward osservava Sapphire muoversi flessuosa tra le lenzuola bianche. Era notte fonda, dalla porta-finestra che dava sul terrazzo la notte entrava meno violenta, schiarita appena dalle primissime luci dell'aurora, Edward si alzò, la sua attenzione fu destata da un vecchio grammofono in legno: il suo primo regalo per Sapphire. La donna l'aveva conservato in tutti questi anni e adesso egli lo ritrovava come se il tempo non fosse mai passato. La tromba era lucidissima, e benché presentasse qualche graffio nel legno, risentiva certamente di un'opera di restauro che la donna aveva commissionato per preservarlo dall'usura del tempo. Glielo aveva regalato con la sua prima paga, l'aveva acquistato da un antiquario in un mercatino delle pulci per poche sterline. Non funzionava, ma Edward caparbiamente riuscì a ripararlo, voleva che fosse il regalo di compleanno perfetto. Sapphire ne aveva sentito suonare uno simile dal terrazzino dell'anziana signora Elena Ludovici, un'oriunda italiana che nei pomeriggi d'estate ascoltava musica, diffondendo le soavi note di Modugno sulle colline di Cotswold. La donna abitava in un'antica magione, circondata da pochi acri di terra; si diceva che Elena ascoltasse proprio Modugno quando Lorenzo, suo fidanzato, l'aveva lasciata, sposando una giovane fiorentina di umili origini. Elena si rifugiò presso una zia, a Londra, entrando in quella casa come dama di compagnia, ma ogni volta che la giovane Elena ascoltava Modugno, si narrava che piangesse il suo Lorenzo e che le struggenti note di "Dio come ti amo!" fossero le note della sua indimenticabile e indimenticata storia d'amore.
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Travolti dal destino
General FictionSapphire e Edward si erano amati, ma il loro era un amore interrotto. Una sera qualsiasi si incontrano per caso ad un party di beneficenza, sconosciuti ormai nella notte, ritrovando però quell'antica fiamma e passione che li aveva sorpresi vent'anni...