"Lui tornerà ad essere un estraneo dopo che avrete fuso le vostre vite in una sola, vi sarete confidati i segreti più nascosti e avrete abbattuto il muro di qualunque pudore.
Sarete due estranei anche se conoscete il ritmo del vostro sonno, i vostri odori, le vostre abitudini.
Due estranei che si conoscono meglio di chiunque altro e le cui vite non si incroceranno mai più se non per caso."
Alessandro Baricco"Mamma, dai muoviti! Facciamo tardi!"
Trovo finalmente le chiavi dell' auto.
"Amore, eccomi! Tua sorella?"
Alice mi indica il divano.
"Chiara?!"
Lei alza gli occhi.
"Dai, smettila con quel cellulare! Il Liceo non aspetta mica te!"Finalmente riusciamo a partire. Lasciamo Alice alle elementari e proseguiamo per il liceo Classico di Roma dove Chiara frequenta il primo anno.
"Quando mi dirai con chi messaggi tutto il giorno?"
"Con un tipo.."
"Un tipo figo?"
"Abbastanza!"
"Non vuoi dirmi come si chiama?"
"Ric!"
"Ric?"
"Riccardo mamma!"
Sorrido e annuisco.
"Niente cognome?"
"Niente cognome mamma!"
Rido. E ride anche lei.
"Ci vediamo all' uscita!"
"Ok capo!"
Mi dà un bacio e scende dall' auto.Dopo un mattinata piena di lavoro a Teatro, di cui ormai sono ballerina e direttrice, arrivo, fortunatamente, in anticipo davanti scuola di Chiara. Avendo un quarto d' ora di tempo, raggiungo il bar di fronte per un caffè di cui ho pienamente bisogno ma non perfettamente ideale prima di pranzo. Invio un sms a Chiara, raccomandandole di raggiungermi lì. Mi dirigo velocemente al bancone.
"La signora ordina un macchiato con una leggera spolverata di cacao superiormente!"
Mi volto di scatto, sentendo una voce accanto a me. Ed io non posso credere ai miei occhi.
Ne riconosco la voce, il profumo, ogni singolo tatuaggio, il ciuffo e persino il sorriso.
"Ciao..", stento a dire ma abbastanza felice.
Lui sorride, leggermente imbarazzato.
"Ciao Vittoria.."
"Ricordi ancora il mio caffè!"
"Te lo preparavo ogni mattina.."
Ci guardiamo negli occhi, ricordando entrambi ogni singolo risveglio insieme. Un brivido mi pervade la schiena.
Si schiarisce la voce.
"Ti va se ci sediamo? Naturalmente il caffè è offerto da me!"
Lo ringrazio e, ancora confusa, mi accomodo al suo tavolo. È solo.
"Allora, come stai Bernabei?"
"Bene, ne sono passati di anni!"
"Sei sempre lo stesso!"
"Tu sei sempre così bella!"
Abbasso lo sguardo un po' imbarazzata, per un complimenti che vent' anni fa mi sembrava addirittura normale. Che paradosso la vita!
"Tu che mi racconti?", mi chiede sorseggiando il suo caffè.
"Non so da dove iniziare.", rido pensando a quanto sia cambiata la mia vita dall' ultima volta che ci siamo visti. Quella maledetta sera di vent' anni fa.
"Sei ritornata a Roma!"
"Pensavo lo sapessi!"
Annuisce e sorride.
"Pierozzi.", diciamo in coro.
"Sono tornata a Roma qualche anno dopo, ho ripreso a lavorare in teatro e adesso ne sono anche direttrice."
"Wow Vittoria, è fantastico!"
Annuisco.
"Era il tuo sogno!"
"Non immagini quanto io ne sia felice!"
"Si vede dai tuoi occhi, mi parlano ancora!"
"E tu?"
"Io sono ancora qui, tra famiglia e Dear Jack. Quei ragazzi non li mollerò mai!"
"Mi ricordo!"
Sorride.
"Siamo ritornati qualche volta su quella terrazza ma la "nonnina delle crêpes" non c'è più. Lorenzo grida ogni volta."
Rido.
"Eravamo giovani e spensierati!"
"Non sei più giovane e spensierata?"
"Spensierata?! Con due figlie, un marito, un cane e un pappagallo credo proprio di no!"
"Sembri mia moglie!"
Questo sì che è un momento alquanto imbarazzante: ti ritrovi dopo 20 anni a parlare con il tuo primo amore di quanto sia incasinata la tua vita familiare!
"Da quanto sei sposato?"
"Ho sposato Cristiana 16 anni fa, dopo due anni di fidanzamento; abbiamo avuto subito un bambino e, dopo 6 anni, è nata Beatrice. E tu, invece?"
Mi schiarisco la voce.
"Ho conosciuto Andrea in vacanza tramite Laura, lui gioca a pallavolo e fa il medico. Adesso abbiamo due figlie."
Segue un momento di silenzio.
"È un po' tutto così imbarazzante vero?"
Annuisco.
"Ale, se c' è una cosa che non ti ho mai detto è Grazie. Perché è vero, "nessuno si salva da solo". E tu, credimi. Hai salvato me."
Mi stringe institivamente la mano.
"Quando ti ho detto che una parte di me ti amerà per sempre, dicevo sul serio."
Ci guardiamo negli occhi, commossi, nostalgici, felici di aver vissuto parte della nostra vita insieme.
"Andrea ti rende felice?", mi chiede con voce strozzata.
"Molto!"
Ed è vero. Amo Andrea più di qualsiasi altra cosa al mondo.
"Mamma!"
Chiara distrae i miei pensieri. La vedo avvicinarsi con un ragazzo. Ha anche lui il ciuffo sparato in testa, è bello da
morire e sembra avere più o meno la sua età. Alessio lo saluta ed io stento a capire.
"Ecco mamma, lui è Riccardo. Riccardo Bernabei!"
Sgrano gli occhi e guardo Alessio, il quale è stupito come me.
"Ma che vi prende? E soprattutto, che ci fate insieme?", chiede Chiara.
Riccardo si accomoda vicino ad Alessio.
"Ha gli stessi occhi di sua madre, lo stesso sguardo, lo stesso sorriso. Lo stesso modo di gesticolare, di parlare. Si attorciglia continuamente i capelli biondi che le scivolano sulle spalle e si morde il labbro quando è particolarmente nervosa. E ti dico una cosa, figlio mio. Se ha lo stesso cuore di sua madre, allora sei fregato. Ma sei fregato bene. E allora non lasciarla andare mai, nemmeno quando con le valigie pronte apre il portone di casa. Amala sempre. Perché è impossibile smettere di amarla."Fine
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"Entri dentro le persone"
Fanfic"Sei una tipa coi tuoi spazi, guardi fisso e ti imbarazzi, bevi latte a colazione, entri dentro le persone." Si sentiva così maledettamente figo. E in fondo lo era. Non era nè il ciuffo, nè i tatuaggi, nè gli occhi. Era lui. Così maledettamente ant...