9. Tu li conosci i FIOCCHI DI VON KOCH?

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"Fuori piove e tu sei la persona con cui voglio guardare fuori quando fuori piove."

("Tutto torna" - Giulia Carcasi)

L' odore di casa è inconfondibile, è unico. È sempre lo stesso, non cambia mai. Quell' odore è tuo, perché lo senti soltanto te. Quell' odore fa parte di te. Del tuo naso. Dei tuoi ricordi. Del tuo cuore. È l' odore che desideri sentire ogni volta che non c' è. Più della torta appena sfornata. Più dello zucchero filato. L' odore di casa mia è un miscuglio di dolcezza: è il camino appena acceso e la bomboletta bianca che papà ha spruzzato sull' albero di Natale perché mamma rompe dicendo che l' albero bianco è più chic; è papà che realizza tutti i desideri di mamma come se fosse il genio uscito dalla lampada di Aladino; è il camice bianco da chirurgo di mamma, che, dopo una giornata in ospedale, ha gettato sul divano e che, sin da quando avevo 4 anni, continuo ad indossare girando continuamente davanti lo specchio con le mani in tasca; è la valigetta di pelle di papà con cui mio fratello amava passeggiare credendosi il piccolo avvocato di casa Martini, proprio come papà; è la nonna che la mattina della Vigilia arriva a casa alle 6.30 perché vuole, a tutti i costi, preparare la colazione trasformandola in un pranzo; è la neve che sembra posarsi sul nostro giardino come se fosse zucchero; sono i pastelli colorati con cui mia sorella Clara cerca di disegnare qualcosa in modo tale che tu dopo possa riempirla di complimenti e lei ricambi con i tipici sorrisi di una bambina di 10 anni; è Ciack. Ciack è il mio migliore amico, il più fedele; che, invece di riempirmi di belle parole e consolazioni, si limita a poggiare il muso sulle mie gambe lasciandosi accarezzare dolcemente e abbaiando solo quando ritiene necessario.

Non sento Alessio da due giorni, precisamente dalla notte di Natale. Abbiamo litigato ma l' orgoglio, come al solito, ci sta logorando. Mi ha chiesto di passare il Capodanno da lui, a Tarquinia, ed io, dopo la mia storia con Andrea, ho deciso di tenere un po' le distanze dal suo mondo, almeno all' inizio. In fondo stiamo insieme soltanto da un mese e mezzo e conoscere i genitori piombando nel suo mondo mi sembra prematuro. Mi ha risposto con un semplice "Va bene", che sembrava non dire nulla ma, in realtà, diceva tutto.

Clara mi porge la cioccolata con la panna preparata dalla nonna e si siede sulle mie gambe. Il camino scoppietta. Clara mi abbraccia, dandomi un bacino sulla guancia.

"Vittoria, guarda, nevica!"

Ci avviciniamo alla finestra, è uno spettacolo! Clara vuole andare fuori e mi guarda con degli occhi a cui non so resistere. Le metto il cappottino e il cappellino blu, io indosso il mio cappotto rosso. Ci copriamo per bene dopo le raccomandazioni di mamma e spalanchiamo la porta. Il nostro giardino sembra ricoperto di zucchero filato. Prendo Clara per mano e passeggiamo lungo il viale alberato. La neve si poggia sui nostri cappotti, dolcemente, leggermente. Mia sorella, proprio come me, ama la neve. Proprio come me, ama la matematica.

"Vittoria, cosa sono?", mi chiede entusiasta.

"Fiocchi di neve!"

"Tipo quello che ho nel cappello?"

Le sorrido:" Una specie."

Mi guarda desiderosa di spiegazioni e, ancora una volta, non le so resistere.

"Sai, Clara, i fiocchi di neve sono un po' come la matematica. Sono regolati dalla matematica. Si chiamano FIOCCHI DI VON KOCH." Abbozzo un disegno sulla neve. Lei mi ascolta, con attenzione, senza mancare nemmeno una parola. Alcune volte penso sia un genio!

"Allora, Clara. Prendiamo un triangolo equilatero, che ha tutti e tre i lati uguali. Dividiamo ogni lato in tre parti uguali e nella parte centrale disegniamo un altro triangolo con i lati uguali. Procediamo così, senza fermarci mai. All' infinito."

Clara guarda prima il mio abbozzo sulla neve, poi mi osserva. So che ha perfettamente capito. Riprendiamo a camminare.

"Vittoria.."

"Si, Clara.."

"Ma Alessio li conosce i fiocchi di Von Koch?"

La guardo. Mi fermo un attimo:" Non so.."

"Tu glieli hai mai spiegati?"

"No.."

"E perché? Chiama ora e spiegaglieli!"

"No, Clara.. Alessio è impegnato!"

"Dai!"

"No, Clara, non posso.. Io e Alessio abbiamo litigato e non posso chiamarlo di certo per spiegargli i fiocchi di von Koch."

Clara mi guarda e si ferma. Mi prende tutte e due le mani e mi fa cenno di abbassarmi:" Mentre nevica io vorrei che tu prendessi per mano e mi spiegassi la magia dei fiocchi di von Koch, anche se abbiamo litigato.."

Non posso darle torto.

Prenoto il primo aereo disponibile. Oggi è il 31. Ho visto le previsioni e non sono previste nevicate, per cui gli aerei partiranno regolarmente. Infilo tutto in valigia e, dopo aver spiegato tutto a mamma, la quale mi ha risposto:" Corri!", saluto tutta la famiglia non pronta alla mia partenza anticipata per Roma. Papà mi accompagna all' aeroporto, cerco di chiamare Alessio. Niente, staccato. Chiamo Pierozzi, lui saprà sicuramente cosa fare.

Il viaggio vola in un secondo. Dopo aver recuperato il bagaglio, lo vedo. Con un sorriso smagliante, mi fa un cenno con la mano. Gli corro in braccio, quanto mi è mancato! Pierozzi mi abbraccia e prende i miei bagagli.

"Di Alessio hai notizie?"

"Diciamo che è testardo come un mulo. Appena ti vede sarà felicissimo. Io non gli ho detto nulla. Stasera vieni con noi, per festeggiare il Capodanno. Noi andiamo in una villa di amici, ci sono anche Lorenzo, Alessandro e Riccardo. Sono venuti a trovarci. Io e la mia ragazza ti passeremo a prendere per le 21.30 in albergo. Stai serena. È un party, ci sono moltissime persone. Più elegante che puoi, mi raccomando. Noi saremo in giacca e cravatta. Alessio in papillon, sai com' è fatto!", ride.

Mi distendo sul letto, prima di una lunga doccia. Ho portato con me il vestito che papà mi ha regalato per Natale. Quell' uomo non ne sbaglia una! Si tratta di un abito lungo nero, spezzato in vita, ricoperto di Swarovski nella parte superiore, la schiena nuda. Tacchi neri. Lascio cadere i capelli, liberi, leggermente mossi.

Sono le 21.30. Francesco è giù. Prendo la pochettes, il cappotto bianco e scendo giù. Pierozzi e la sua ragazza sono elegantissimi, bellissimi. Lei la conosco già, me l' ha presentata una volta a Roma.

Entriamo nella villa. Vedo tutti tranne Alessio. Lorenzo mi corre incontro:"Sei bellissima!", gli sorrido. Dopo le tipiche domande come stai, come hai trascorso le vacanze, cerco Alessio. Devo assolutamente trovarlo.

È li, su un divano bianco. Bello più che mai. Con Riccardo e altri tipi che non conosco. Alza lo sguardo. Gli vado incontro. Tutti mi guardano ma io me ne frego altamente. Lui si alza e viene verso di me. Gli porgo la mano e lo porto fuori, in terrazza.

"Senti, ti devo spiegare una cosa. So che non sono il massimo come fidanzata ma la matematica, giuro, è il mio forte."

Comincio a parlare frettolosamente, spiegandogli i famosi fiocchi di Von Koch. Parlo velocemente, senza fermarmi. Mi guarda e comincia a ridere. Poi mi blocca il polso con cui stavo gesticolando. Mi poggia l' altra mano sulle labbra e poi mi bacia, cingendo i miei fianchi.

Si stacca da me, ride:" Sei strana! Per questo ti ho scelta!"

Rido anch'io.

Alessio mi presenta tutti i suoi amici. Non mi molla un attimo e di questo ne sono pienamente felice. È quasi mezzanotte. 10, 9, 8...3,2,1!

Alessio mi bacia, io lo bacio.

"Auguri amore..", mi dice guardandomi negli occhi. Noto che ha gli occhioni da cerbiatto un po' lucidi e so di averlo reso il ragazzo più felice del mondo stasera. Lui mi voleva li con lui. Io sono li con lui. E non scappo via.

Mi guarda ancora:"Ti amo."

Lo guardo, sorpresa. E stavolta lo sento. Gli sistemo il ciuffo attentamente. Il colletto della camicia.

"Anch'io."

"Entri dentro le persone"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora