7.

1.5K 73 5
                                    

Codardo


Sentii qualcuno strattonarmi per un braccio e i miei piedi quasi inciamparono sulla superficie piena di schegge del legno. Nonostante ancora non fosse inverno inoltrato sentivo il freddo impossessarsi facilmente del mio corpo. Da quando mi avevano legato, continuano a muovere i polsi, ma le manette di ferro non sembravano cedere e le mie mani erano troppo grandi per riuscire a liberarsi. La benda che legava la mia bocca per farmi stare zitta mi era stata messa poco dopo il saluto di Justin. In quel momento mi ero sentita tradita e credevo di non avere nessun motivo per opporre resistenza o scappare. L'uomo che mi aveva afferrato per un braccio e trascinato lungo il pavimento, in quel momento mi spinse in avanti. Inciampai in quello che doveva essere un gradino e cominciai a salire. Non avevo idea di quanto scalini fossero. Se si trattasse di una vera e propria scalinata o solo un piccolo rialzo. La risposta mi giunse quando, dopo il terzo gradino, alzai il piede per salire sul quarto, ma non trovai nessun appoggio e rischiai di cadere in avanti.

-Ecco il pezzo forte della serata, soci.

Una voce di un ragazzo mi fece sussultare. Non potevo sapere chi fosse perché una benda mi copriva gli occhi, ma conoscevo già quel timbro vocale. Pensai intensamente a dove potessi averla già sentita e un ragazzo dai capelli rossi e le lentiggini si fece avanti nella mia testa. Paul. I miei dubbi furono risolti quando sentii delle mani che, con delicatezza, si appoggiarono sulla mia nuca per slegare la benda e permettermi di vedere. Quando aprii gli occhi non mi sarei mai immaginata di essere in una grande sala, sopra un piccolo palco. In lontananza vedevo dei banchi con accanto merce. C'era chi vendeva mobili, chi armi, chi rifornimento di cibo e, a quanto pareva, chi persone. Sopra ogni banco c'era la bandiera del rispettivi paese. Riconobbi quella italiana, cinese, francese, tedesca e brasiliana, ma ce n'erano in tutto circa una ventina. Vedevo i soci a passeggiare per i banchi per stabilire cosa comprare e cosa no. Mi voltai per guardare alle mie spalle , quando incontrai gli occhi scuri del ragazzo che mi aveva tolto la benda. Luke. Mi sentii grata di vedere un viso amico accanto a me. L'ultima volta che lo avevo visto era stato quando l'FBI aveva scoperto la società e io ero a seguire le lezioni con lui. Cercai di appoggiare la mia testa alla sua spalla e, se non avessi avuto le manette lo avrei abbracciato. Lui si ritrasse e sussurrò con tono serio:

-Cerca di usare il tuo dono.

Si allontanò e raggiunse il microfono, sistemandosi accanto a Paul. Mi sentii persa e abbandonata senza la sua presenza accanto a me.

-Questa ragazza vale diecimila dollari. Qualcuno è interessato?

Mi concentrai e seguii le istruzioni di Luke. Mi soffermai sulla voce di Paul. Era persuasiva, come se facesse di tutto per vendermi. Mi voltai verso il pubblico. La maggior parte erano uomini. A quelle parole in molti si voltarono e si accalcarono accanto alla piccola piattaforma sulla quale mi trovavo. Improvvisamente mi sentii osservata e indietreggiai per quanto potei. Scappare non avrebbe avuto senso. Ero circondata, da che parte sarei dovuta andare?

-Io la voglio.

Un uomo dall'accento marcato alzò la mano.

-Anche io! E sono disposto a pagare 15 mila.

Urlò un altro dal fondo della folla.

-Bene bene bene... Si è trasformata in un'asta!

Disse Paul con tono soddisfatto.

-Qualcuno offre di più?

-Ventimila!

Urlò prontamente un altro uomo.

MadhouseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora