17.

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Sei mesi


Per tutto il viaggio avevo pensato e ripensato Justin così intensamente che ad un certo punto mi ero chiesta se non avessi detto qualcosa ad alta voce tanto da far insospettire Daniel. Adesso ero convinta che Justin mi avrebbe salvata, ma avevo paura che si sarebbe messo in pericolo, continuavo a pensare al prezzo alto da pagare e mi chiedevo di cosa stesse parlando. Comunque fino al suo arrivo avrei cercato un modo per portare con me Annie e Fhara. Daniel non sembrava insospettito di avermi trovato nel salone, anzi, si mostrava particolarmente contento. Rimase in silenzio per tutto il viaggio e, solo una volta nella società, mi rivolse la parola.
-Devi essere triste di essere ritornata qua.
Disse Daniel camminando al mio fianco mentre raggiungevamo la mia solita camera. Rimasi in silenzio perché la risposta mi sembrava abbastanza ovvia e allungai il passo. Pensavo che muovendomi nei corridoi più velocemente, lui avrebbe smesso di parlare.
-Eppure sono certo che Stati Uniti ci raggiungerà in meno di una settimana.
Non riuscivo a vederlo perché era alle mie spalle, mentre io, invano, cercavo di camminare il più veloce possibile, quasi come per seminarlo. Quella conversazione mi metteva a disagio e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era il fatto che lui stava parlando di Justin, forse perché aveva intuito qualcosa di troppo, che io non dovevo lasciarmi sfuggire.
-Gli dò una settimana. Neanche un giorno di più.
A quel punto ero consapevole che, una volta svoltato l'angolo, mi sarei liberata di Daniel per entrare nella mia camera e tornare ad abbracciare Annie e Fhara.
-Non sei preoccupata?
Senza rispondere, girai a destra e, sentendomi il suo fiato sul collo, mi misi quasi a correre. Daniel, però, fu più abile di me. Mi superò senza sforzo e, proprio accanto alla porta grigia che avevo tanto desiderato di attraversare, mi bloccò al muro.
-Stati Uniti non verrà da te.
Dissi guardandolo negli occhi e facendomi coraggio. Sentivo il bisogno di difendere quel ragazzo che si era aperto completamente con me e mi aveva mostrato tutta la sua sofferenza e debolezza.
-Sai qual è la cosa più assurda?
Disse Daniel socchiudendo gli occhi in segno di sfida e ignorando le mie parole. Rimasi un po' spiazzata e aspettai che continuasse.
-La cosa più assurda è che tu hai percorso questo corridoio solo due volte, da cosciente e, nonostante ciò, tu ti ci sappia muovere perfettamente.
Probabilmente impallidii. Lui credeva che io lo avessi percorso due volte, in realtà, ci ero stata parecchie volte: dopo aver scoperto come raggiungere l'uscita, quando volevo salvare Annie da quel ragazzo... Come avevo potuto essere così scema da cadere nella sua trappola? Mi aveva fatto tutte quelle domande perché sapeva che avrei corso fino alla stanza , mostrando di sapermi orientare. Ero stata così spaventata e intenta a scappare da non pensare a un particolare così importante.
-Quando mi avete portato fuori per andare in Russia ho memorizzato tutto, mi potrebbe tornare utile per fuggire.
Cercai di tirare fuori una bugia che lo facesse preoccupare più di quanto non lo fosse già. Così avrei avuto, magari, la fortuna che si preoccupasse di un'ipotetica fuga futura e non di un tentativo già passato e fallito a causa di Paul.
-Tanto ti troverò dovunque andrai.
Disse Daniel allontanandosi con il viso da me, in modo da lasciarmi entrare nella stanza. Senza far notare la mia preoccupazione aprì la porta e feci per entrare. Prima di chiudermela alle spalle Daniel aggiunse una precisazione.
-O dovunque andrete.
Senza degnarlo di una risposta o di uno sguardo richiusi la porta. Avrei voluto lasciarlo senza parole con una trovata ad effetto, ma sul momento non mi venne in mente nulla. Ero solo raggelata. Immaginavo Justin che mi liberava e, continuamente, Daniel riusciva a trovarci e mi riportava con sé in India. Mi sentivo proprio stupida ad essere sembrata così debole, ma l'incontro con Justin mi aveva annebbiato la mente. Sentivo che ormai non serviva più essere sempre in allerta, rispondere a tono, o farmi vedere forte, perché ormai la salvezza era quasi arrivata e io ero stanca di combattere.
Ancora quasi in trans, raggiunsi il mio posto a sedere meccanicamente e sussultai quando delle braccia sottili mi avvolsero la vita. Guardai in basso, Annie mi teneva stretta e non voleva che saperne di lasciarmi.
-Ha parlato di te tutto questo tempo.
Spiegò una voce alla mia destra. Mi voltai, Fhara sorrideva e indicava Annie. Con una bracciata mi attirò a sé in un caldo abbraccio. Non potei fare altro che sorridere.
-Allora, è successo qualcosa di bello qui?
Chiesi ricomponendomi. Annie si alzò in piedi per avere la mia stessa altezza.
-No.
Disse ridendo.
Guardai Fhara per avere dei dettagli.
-Nulla di nuovo.
Confermò Fhara scrollando le spalle.
-Raccontaci di te più che altro.
Mi guardai intorno per accertarmi che non ci fossero occhi o orecchie indiscrete, tutte sembravano occuparsi dei propri affari.
-Beh, non ho visto molto. Solo tante carte e tante facce nuove.
La buttai lì sperando che non volessero sapere altro.
-C'era anche lui, giusto?
Fhara alzò un sopracciglio.
-Beh, si.
Dissi, probabilmente arrossendo. Sapevo che lei era la mia migliore amica, ma era anche la ragazza di un socio di Daniel, non volevo che venisse a conoscenza di cosa fosse successo o dei piani di Justin.
-Allora? Non dici nulla?
-Preferisco non parlarne.
-Ma vi siete scambiati una piccola parola almeno?
Non potevo rischiare.
-No.
Mentii.
-Non ti preoccupare, è lui ad averci perso. Tu sei fantastica.
Mi abbracciò nuovamente e io affondai il volto tra i suoi capelli. Quante volte, quando avevo litigato con Criss, avrei voluto farlo con una sorella.
-Lui chi?
Chiese Annie picchiettandomi su una spalla. Risi per la sua innocenza e mi allontanai da Fhara. Forse a causa dei sensi di colpa per le parole celate, sentii di dovermi scusare in qualche modo.
-Fhara, grazie per tutto ciò che fai. Davvero, non so come sarei potuta sopravvivere qui senza il tuo aiuto. Mi hai sempre tirato su con i tuoi sorrisi, grazie.
Fhara sembrò soddisfatta e fece per rispondere quando Annie ci interruppe.
-Anche io ti faccio sorridere, vero? Mi vuoi bene anche a me?
Chiese Annie contrariata perché la avevo ignorata. Risi e le presi una mano.
-Più che sorridere mi fai ridere, ma va bene ugualmente.
-Meglio! Perché ridere è più bello che sorridere.

E aveva ragione. Quella frase mi fece ragionare sul fatto che era davvero da tanto che non mi sentivo così felice. Tutti avrebbero dovuto sorridere o ridere almeno una volta al giorno. Sarebbee dovuto essere un diritto umano e, in quel posto, non avevo mai visto nessuno farlo , fuorché Annie e Fhara. Avrei scommesso che molte lì avevano anche dimenticato come si faceva. Ma quel giorno era diverso. Tutti quei sorrisi, quelle risa, quell'euforia nell'aria erano dovute all'incontro con Justin. Speravo davvero che il mio ragazzo mi venisse a salvare, lo speravo davvero tanto.

**

Trascorsero circa quattro giorni senza che Justin si facesse vivo. Anche i bigliettini avevano smesso di arrivare. La mia euforia piano piano andava a scemare e con essa anche le mie speranze. Al contrario la delusione e la preoccupazione aumentavano sempre di più. Avevo paura che gli fosse successo qualcosa o che si fosse dimenticato di me. Fhara aveva capito che c'era qualcosa che non andava in me, ma non faceva domande perché sapeva che non le avrei risposto. Non era stupida, sapeva che riguardava la Russia, di tanto in tanto, però, mi abbracciava senza alcun motivo o mi accarezzava i capelli per confortarmi. L'unica cosa positiva fu che Daniel mi permise di togliere il vestito rosso corto e stretto per riutilizzare il mio straccio largo e più lungo. Non sopportavo più la scomodità dell'altro.
-Quinn.
Fhara mi chiamò di punto in bianco. Aveva gli occhi persi nel vuoto e sembrava più malinconica del solito, atteggiamento che non aveva mai assunto da quando mi aveva raccontato la storia di sua sorella.
-Fhara, cosa hai oggi?
Fhara si voltò verso di me con sguardo perso.
-Oggi Nawal ha dimenticato il nostro anniversario.
Disse malinconica.
-Voi festeggiate gli anniversari qui?
Chiesi incredula. Sapevo che non l'avrei aiutata per niente in quel modo, ma mi sembrava assurdo che i ragazzi volessero festeggiare con delle persone che consideravano quasi come oggetti. Fhara annuì, rispondendo alla mia domanda.
-No, solo io e Nawal. Noi ci amiamo davvero.
Mi dispiaceva tanto per lei. Le avevo detto che nessuno lì era una brava persona, ma non mi aveva voluta ascoltare e così era rimasta delusa. Un "te lo avevo detto" avrebbe peggiorato la situazione, così mi limitai a prenderle una mano per consolarla. Cercare di farla ragionare non avrebbe funzionato, ci avevo provato già troppe volte.
-Non capisco. Ogni anno mi ha fatto un regalo.
-Sicura?

Chiesi aggrottando le sopracciglia.
-Anche se non ci credi, si.
Rispose infastidita. Ipotizzai che lo facesse solo per illuderla, in modo che lei si sarebbe comportata meglio con lui.
-Ogni anno questo giorno viene in questa stanza e augura un buon anniversario. Succede da sei anni.
Non ci volle molto a fare due più due. Lei era arrivata qui a 12 anni e adesso ne aveva 18. Sei anni.
-Tu stai con lui da quando sei arrivata qui?
-Si, perché ci amiamo.
Ribatté esasperata. A quel punto non avevo granché da dire, perché se Nawal non la avesse amata sarebbe comunque rimasta con lei per sei anni? Avrebbe potuto sceglierne un'altra.
-Non mi stai aiutando, Quinn. Oggi sei davvero odiosa.
Mi lasciò la mano e mise il broncio, incrociando le braccia al petto.
-Magari non è oggi, ti stai confondendo. Infondo tutti i giorni sono uguali qui.
-Per te. Per me no, ogni giorno è un giorno con Nawal. E poi sono sicura che è oggi. Quattro giorni da quando il capo torna dalla Russia.
-Magari quest'anno siamo partiti prima.

Dissi sperando di farla sentire meglio.
-No. Ogni sei mesi partono per la Russia e quindi una volta si, una volta no è il mio anniversario.
Quindi erano già passati sei mesi e tre giorni da quando avevo distrutto la società statunitense? Mi sentii mancare.
-Non è possibile.
Sussurrai tra me e me. Sei mesi e tre giorni senza che Justin mi salvasse. Sei mesi senza aver visto la luce del sole. Sei mesi e tre giorni che me ne stavo seduta accanto ad Annie e Fhara su un pavimento freddo e duro. Avevo provato a contare i giorni incidendoli sul muro alle mie spalle, ma lì la vita era così monotona che non ero sicura sempre di averli segnati e così a volte non incidevo nessuna sbarretta o ne incidevo di più..
-Si, è possibile.
Rispose Fhara secca. Sapevo che non la stavo aiutando e mi sentii in colpa per essere una "sorella" così egoista e inutile.
-Magari è ancora presto, sta aspettando la sera. Dagli del tempo.
Dissi sperando di calmarla almeno un po'. Era difficile stare accanto a una Fhara con i nervi a fior di pelle. Bastava un minimo tocco per innescare l'esplosione della bomba. Quando non sorrideva era davvero un incubo.
-Lo farò.
Rispose Fhara rassegnata.
In quel momento la porta si spalancò. Fhara era stata così brava a farmi credere alla sua bizzarra teoria, cioè che Nawal la amava veramente, che rimasi sorpresa nel vedere che il nuovo arrivato non era il suo ragazzo, ma Akash e Chirag. Ciò che mi sconvolse di più e mi mise in agitazione fu vedere Daniel dietro i due.
Fhara si drizzò immediatamente. Anche Annie si strinse a me.
-C'è solo un'occasione in cui il capo si presenta qui.
La voce di Fhara tremava. Non vedevo Daniel da quando mi aveva teso una trappola dopo il nostro ritorno. Mi aveva fatto camminare davanti per vedere se conoscevo la strada e io ci ero cascata in pieno, mostrandomi davvero brava ad orientarmi. Già allora aveva capito che conoscevo il modo per scappare e, probabilmente, aveva cercato tutti i video della sorveglianza per incastrarmi. Ma perché non farlo prima e aspettare così tanto, sei mesi e tre giorni? Forse perché non mi poteva uccidere, io gli servivo per attirare Justin e così aveva fatto finta di non sapere nulla. Ma adesso era lì per farmela pagare.
Nelle altre occasioni le ragazze venivano punite fisicamente, ma se qualcuno conosceva la strada per scappare presentava un pericolo da sopprimere e basta.
Non potevo fare nulla per salvarmi e, senza pensarci troppo, guardai Fhara. Mi ero girata verso la mia migliore amica meccanicamente. Il mio cuore sapeva, infatti, che lei era l'unica persona che poteva offrirmi un rifugio morale. Ma ero disperata. Tante volte avevo desiderato morire. Ma non in quel momento. Non dopo aver rivisto Justin. Le mie gambe si muovevano a scatti, comandandomi di scappare via. Ma scappare dove? Ero accerchiata. Probabilmente ero pallida e il mio volto era inondato dal terrore perché Fhara si avvicinò a me e mi posò una mano sulle spalle.
Ero finita.
Cercai di prendere aria, nonostante non ci riuscissi per la paura e guardai in alto, quando la figura di Daniel mi sovrastò, cercando di mostrarmi sicura di me.
-Qualcuno qui non ha rispettato le regole.
Tutti dicevano di vedermi forte, ma io non mi sentivo sempre così, la maggior parte delle volte avevo finto, e dovevo farlo anche quest'ultima volta. Pensavo che vedendomi sicura di me Fhara e Annie si sarebbero riprese dalla mia morte e, magari, avrei spinto le altre ragazze a un atto di ribellione. Daniel impugnò una pistola e me la puntò contro. Le altre ragazze sussultarono, mentre io mi sforzavo per non distogliere gli occhi dal capo. Sentii Annie allontanarsi e con la coda dell'occhio la vidi raggomitolarsi a terra, nell'angolino accanto al mobile sulla sinistra. Probabilmente non capiva cosa stava succedendo, ma vedeva le altre spaventarsi e si sentiva confusa.
Chiusi gli occhi e salutai Justin, i miei genitori, Criss, pensai addirittura alle mie compagne di scuola e allo psicologo. Infondo non era tanto tragica come situazione. Da morta avrei smesso di soffrire, non dovevo più aspettare l'amore della mia vita invano, non avrei più sofferto o dovuto mostrarmi forte. Era meglio di tutto ciò che potessi chiedere.
Sbrigati. Pensai. Fallo adesso. Prima che ceda. Prima che ci ripensi e cominci a piangere e a implorarti di non farlo. Sbrigati.
-Sta di fatto che non posso punire la diretta interessata.
Quelle parole di Daniel mi sorpresero. Aprii gli occhi aggrottando le sopracciglia, sentii il peso della paura liberarmi il cuore e il respiro migliorò il suo andamento.
-Perché ancora mi serve.
Continuò Daniel, dando la pistola ad Akash.
-Ma qualcuno dovrà pure essere punito.
La sua affermazione mi mandò in confusione. Chi sarebbe stato punito a causa mia? Mi guardai in torno, ma non c'era neanche bisogno di farlo. Fhara o Annie. Fu in quel momento che sentii la forza invadermi il corpo. Mi alzai velocemente e mi piazzai di fronte Akash.
-Si, io.
Risposi direzionando la sua mano che teneva l'arma verso di me.
-Ti assicuro che non vorrei altro se non ucciderti, ma non sei tu. E' la tua amica.
In quel momento capii. Daniel sapeva che io ero quasi riuscita a scappare già prima di partire in Russia, ma aveva ignorato la faccenda perché non poteva punire né me né Fhara. Io gli servivo per far ingelosire Justin e Fhara era un ricatto. Io avrei assecondato i suoi desideri e lui non le avrebbe fatto del male. In realtà sapeva che una volta tornati l'avrebbe fatta fuori comunque.Tutto quel tempo l'avevo passata liscia, ma adesso me la voleva far pagare. Forse innervosito anche dal fatto che Justin ancora non si era presentato, dopo sei mesi e tre giorni.
Mi piazzai davanti a Fhara per farle da scudo, ma Akash mi scansò con una mano e io barcollai lontano da lei.
Poi accadde tutto troppo velocemente. Sentii la porta aprirsi alle mie spalle e mi venne la tentazione di guardare, ero convinta che Akash, l'avrebbe fatto, invece ignorò il suono alle sue spalle e premette il grilletto.
Sentii la ma voce urlare lontana e il mio cuore frantumarsi. Guardai Fhara. Non sorrideva più, dalla fronte le scendeva un rivolo di sangue e gli occhi neri come il carbone erano sbarrati. Così come lei aveva perso sua sorella per mano di Akash, io avevo perso la mia. Un momento prima parlavamo del suo ragazzo e litigavamo, quello dopo lei era accasciata a terra.
Non avevo tempo e voglia di piangere. Sentivo la rabbia scorrere nelle mie vene.
-Così si è ricongiunta con la sorella.
Disse Akash porgendo la pistola a Daniel. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Io fui più veloce del capo, corsi verso i due, afferrai l'arma e la puntai contro Akash.
Lo vidi impallidire e indietreggiare, ma non mi impietosì. Anzi, vederlo così indifeso mi fece provare una scarica di adrenalina. Soddisfatta di poter vendicare Fhara premetti il grilletto.
Akash si accasciò ai miei piedi guadandomi con un'espressione lontana e spaventata, mentre il suo sangue bagnava la maglia all'altezza del cuore.
Rimasi affascinata da quello spettacolo per qualche secondo, poi mi accorsi che gli occhi di tutti erano voltati verso di me e nella stanza regnava il silenzio. Alle mie spalle sentivo solo un pianto soffocato. Stavo per girarmi quando qualcuno mi afferrò per le spalle.
-Le manette.
Disse semplicemente Daniel ancora guardandomi sconcertato. Aveva la bocca aperta e mi fissava immobile. La persona alle mie spalle mi costrinse a sedermi accanto al mobile, allontanando Annie, che guardava il corpo di Fhara con diffidenza. Era lei che piangeva.
Presto scoprii che a tenermi ferma era stato Chirag e adesso mi aveva legato il polso al piede del mobile con delle manette. Non controbattei perché sapevo di essermelo meritata ed era già tanto che Daniel non mi torturasse in diretta con Justin.
-Uscite.
Ordinò Daniel a Chirag e al ragazzo che era entrato dopo. Solo adesso ero riuscita a vederlo. Aveva gli occhi lucidi, credevo che fosse per la morte dell'amico, invece mi sorprese quando si inchinò davanti al corpo senza vita di Fhara.
-Tu non la passerai liscia.
Disse riprendendosi dalla sorpresa e puntandomi un dito contro.
-Pensavo che la tua fosse solo una maschera, ma a quanto pare sei più pericolosa di quanto pensassi.
Detto ciò si diresse alla porta accompagnato da Chirag. Un brivido mi percosse la schiena, non osavo pensare a quello che mi avrebbe fatto. Ero stanca di combattere. Volevo solo torare in America con Justin. Chiedevo tanto?

Sentivo di aver fatto bene a farmi valere contro Akash per Fhara. Lei non meritava di morire a causa mia. Non riuscivo a guardarla, lei che era piena di vita, sorrideva e si muoveva sempre, adesso era immobile e non respirava neanche. Cercai di trattenere le lacrime. Perché distruggevo tutto ciò che toccavo? Avevo finalmente trovato una persona che mi volesse bene come una sorella ed ero riuscita a deluderla, fino a condurla alla morte. Strinsi le gambe al petto e quando Daniel e Chirag si allontanarono, scoppiai in un pianto disperato. Non mi soffermai neanche sul mezzo sorriso che mi rivolse Chirag prima di chiudere la porta. Non mi interessava se credeva che avessi fatto bene a uccidere Akash, io volevo solo la mia Fhara indietro.

Rimasi in silenzio a singhiozzare per almeno un'ora, senza alzare il volto dalle gambe. Non mi curavo neanche di Annie e non sapevo dove si trovasse nella stanza. Solo qualche volta la mia attenzione era attirata dai singhiozzi del ragazzo chino sul corpo di Fhara.
-Tu sei Quinn.
Disse lui, dopo essersi calmato almeno un po'. Nonostante fosse passata circa un'ora la sua voce era rotta.
Mi limitai ad annuire.
-Lei parlava sempre di te.
Alzai il viso in direzione del ragazzo. L'idire blu dei suoi occhi era in contrasto con il contorno rosso e lucido dal quale si liberavano delle lacrime grosse. Teneva una rosa in mano così tanto fortemente che le spine gli stavano mutilando il palmo e le gocce di sangue cadevano ritmicamente a terra. Un ragazzo mai visto, la rosa, le sue lacrime. Fu allora che capii. Era Nawal.
-Davvero? A me lei parlava sempre di te.
Dissi lanciandole un'occhiata. Ciò mi procurò ancora più dolore e nascosi di nuovo il volto sulle ginocchia. Avevo affrontato molte perdite, avevo visto tanta gente venire uccisa o morire, ma questa era di gran lunga la peggiore.
-Non meritava questo. Lei era così... solare.
Disse il ragazzo con tono flebile.
-Grazie per averla resa felice.
Mi voltai nuovamente e lo vidi posare la rosa sul suo petto.
-Allora tu la amavi veramente?
Sapevo che era una domanda sciocca, ma se io le avessi creduto non avremmo litigato e non sarebbe morta odiandomi.
-Si, ogni anno le ho portato qualcosa che lei non aveva più l'occasione di vedere. Quest'anno una rosa e questo.
Tirò fuori dalla tasca un fiore conosciuto e lo posò accanto alla rosa sul corpo della ragazza.
-Quel fiore è...
-Un Iberis.

Concluse lui. Come sospettavo. Avrei voluto guardarlo perchè mi ricordava Justin, ma non avevo il coraggio di posare di nuovo lo sguardo su Fhara.
-Non credo che ci siano Iberis da queste parti.
Puntualizzai. Tutto ciò era strano.
-Infatti mentre raccoglievo la rosa, ho incontrato un ragazzo che me lo ha regalato dicendo che simboleggia la forza. Non ne avevo mai visto uno.
Mi sentivo sempre più in agitazione.
-Un ragazzo? Come era fatto?
Chiesi ansiosa della risposta.
-Capelli chiari, magro, alto, non era indiano, ma non penso che tu lo conosca.
Posò di nuovo lo sguardo su Fhara e le accarezzò il viso. Se non fosse stato per la morte di Fhara avrei sorriso e mi sarei sentita finalmente felice. Alla fine Justin era venuto e aveva dato l'Iberis allo sconosciuto perché sapeva che, una volta visto, avrei capito che lui era tornato.
-Sai? Se non mi fossi fermato con lui a parlare dell'Iberis, avrei potuto salutare Fhara da viva.
Nawal ricominciò a piangere silenziosamente.
-Lei ti aspettava.
Dissi semplicemente, credevo che lo dovesse sapere.
-Parlava di un regalo speciale.
Spiegai. Questo era il grande regalo atteso? Due semplici fiori?
-Ogni anno le portavo qualcosa che provenisse dall'esterno perché sapevo che questo era l'unico modo per farla sentire ancora libera e a contatto con la natura.
Spiegò Nawal. Una nuova lacrima gli solcò il viso, lui si alzò e guardò Fhara per un altro po'. Alla fine si diresse verso la porta. Sentivo un groppo in gola, ma sapevo che se non glielo avessi detto adesso non lo avrei mai più rivisto.
-Ci sei riuscito.
Questo attirò la sua attenzione.
-Lei era sempre felice e solare e diversa dalle altre ragazze di qui proprio perché non sentiva di far parte di questo posto. Grazie a te. Ti amava Nawal.
Non sembrò sorpreso che io conoscessi il suo nome, ma quelle parole lo abbatterono ancora di più. Posò una mano sulla maniglia della porta per andarsene.
-Non la guardare.
Disse alla fine.
-Questo non deve essere il tuo ricordo di lei. E' morta per colpa di Daniel, non tua. Ricorda il suo sorriso e non questo.
Indicò il suo corpo, senza neanche girarsi.
-Io farò lo stesso.
Detto ciò aprì la porta e se ne andò, probabilmente a piangere.
Fhara aveva ragione, lui la amava veramente. Le ultime parole di Nawal mi fecero sentire meglio, lui non credeva che fosse colpa mia e mi aveva perdonata, così avrebbe fatto anche Fhara, ne ero certa.
Nonostante ciò non riuscivo a mettermi il cuore in pace. Lei mi aveva accudita quando mi avevano frustato e io non avevo mai ricambiato per lei. Mi sentivo a pezzi, non per il pensiero della sua morte in sé, del resto lei soffriva ancora meno di me, ma perché sapevo che non le avrei più potuto parlare, non avrei avuto più nessuno che mi tirasse su di morale, non ero riuscita a fargli vedere la natura neanche un'ultima volta.

Avevo bisogno di un abbraccio, di qualcuno che mi consolasse, magari di Justin che era da qualche parte lì vicino, proabilmente.

Proprio in quel momento sentii qualcuno appoggiarsi al mio fianco. Mi voltai, era Annie, che giocava con una ciocca dei suoi capelli, ma non piangeva. Stava semplicemente in silenzio e aspettava forse che io dicessi qualcosa. Ma in quel momento sentivo di non riuscire a reggere una conversazione, soprattutto con Annie, che doveva essere rimasta traumatizzata a vita. Mi limitai a stringerla a me con il braccio libero. Mossi l'altra mano per abbracciarla, ma fui bloccata dalla manetta. Non ci avevo neanche fatto caso. Quando me la avevano messa ero troppo sconvolta. La morte di Fhara, di Akash, il volto infuriato e nello stesso tempo sbalordito di Daniel, il sorriso di Chirag erano troppe emozioni tutte insieme. Guardai il mio polso bloccato. Non sarei riuscita a liberarmi in nessun modo. Mentre studiavo il meccanismo delle manette notai che qualcosa di bianco era bloccato tra il ferro e la pelle. Lo sfilai, era un biglietto. Ripensai a Chirag che mi ammanettava senza ribellarsi e mi sorrideva. Lui era dalla nostra parte. Senza pensarci più di tanto aprii il foglio.

"Ricevuto il fiore?
Devi aspettare quattro giorni e sarò lì. Anche io conosco il nuovo piano di Daniel riguardo a te, probabilmente deciderà di attuarlo tra tre giorni. Devi prendere tempo, ritarda il suo piano di almeno un giorno.
Sto arrivando.
Justin."



Agitata nascosi il biglietto sotto il mobile, insieme agli altri. Era davvero lui che aveva incontrato Nawal. Fu un sollievo avere la conferma che Justin stava bene e stava venendo a salvarmi, ma qualcosa in quel biglietto era riuscita a mettermi in agitazione. "Anche io conosco il nuovo piano di Daniel riguardo a te" c'era solo un piccolo problema, ero io a non conoscere il piano.

Come avrei fatto a ritardarlo di un giorno se non avevo idea di che cosa si trattasse?


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