3.

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Diversa


-Hey bellezza, di nuovo da queste parti?

Era la voce del ragazzo del giorno precedente. Lo ignorai come avevo già fatto e continuai a camminare. Immaginavo che mi avrebbe tirato da un gomito come lo scorso giorno, così ero pronta, nel caso dovesse succedere, a sferrargli un pugno dritto in viso. Ciò che accadde dopo, però, fu inaspettato.

Continuai a camminare finché da dietro due bidoni della spazzatura spuntarono due figure. Non feci in tempo a rendermene conto che mi afferrarono per le braccia. Non li avevo visti prima perché ero concentrata sul ragazzo alle mie spalle e mi colsero di sorpresa. Cercai di liberarmi dalla loro forte presa quando uno dei due mi caricò sulle spalle e l'altro mi tappò la bocca, pensando che volessi urlare. Non l'avrei mai fatto. Non avrei chiesto aiuto, perché chi mi poteva salvare meglio di me stessa? Il ragazzo più robusto mi posò a terra davanti ai piedi del primo che aveva attirato la mia attenzione, subito dopo mi costrinse a mettermi con le spalle al muro.

-Ciao dolcezza.

Sussurrò il primo ragazzo a un palmo dal mio naso. Il suo alito puzzava di alcol miscelato con fumo. Voltai la testa per trovare dell'aria pulita. Mi mise una mano sulla guancia per costringermi a guardarlo in faccia.

-Non ti hanno insegnato che è pericoloso girare in questi posti da sola?

Chiese il ragazzo che mi aveva portata in braccio, avvicinandosi alla sinistra di quello che mi aveva stretta al muro. Ero quasi circondata.

-Vabbé, meglio per noi.

Disse il terzo camminando verso la mia sinistra. No. Quello era il mio unico varco verso la salvezza, non dovevo permettergli di avvicinarsi, altrimenti sarei stata circondata da tutti e tre.

-Allora piccola, dove andavi?

Chiese il giovane che mi teneva ancora al muro. Abbassò la testa e cominciò a baciarmi poco sopra il seno. Chiusi gli occhi, mi concentrai su ciò che dovevo fare, mentre il terzo ragazzo dsi avvicinava sempre di più. Diedi un ultima occhiata alla situazione e feci un profondo sospiro, poi tutto accadde velocemente.

-Via.

Risposi facendomi cadere a terra, sentii le ginocchia strisciare sull'asfalto, ma fu proprio la mia caduta improvvisa a confondere i tre. Il ragazzo più vicino si abbassò per alzarmi, ma io rotolai alla sua destra. Come immaginavo mi ritrovai il terzo ragazzo, che ormai ci aveva raggiunto, davanti. Lo scansai e corsi dalla parte opposta della strada. Una volta lontana dai miei assalitori, mi abbassai per prendere il mio coltello. Misi una mano alla caviglia, ma non lo trovai. Per un momento rimasi confusa. Dove era il coltello? Che lo avessero preso loro? Optai per scappare. Mi sollevai, ma quell'attimo di riflessione era stato fatale per me. Qualcuno mi strattonò per un gomito, facendomi perdere l'equilibrio. Caddi di schiena. Era il ragazzo che mi aveva stretto al muro. Si mise a cavalcioni su di me e mi diede uno schiaffo. In quel momento sentendo il suo peso contro di me, con la mia pelle che strisciava sull'asfalto duro, guardando i suoi occhi carichi di odio e nervosismo, ricordai dove era il coltello e mi maledissi. "La gente attorno a te ti potrebbe allontanare" aveva detto lo psicologo per convincermi a lasciare l'arma e io, come una stupida, avevo deciso di cambiare, di essere una brava persona, di mettere da parte Justin per un po' e concentrarmi su Criss e la mia famiglia. Quindi dove era il coltello? In cucina. Mi venne voglia di strangolarmi. Non potevo scegliere giorno migliore per decidere di fare la brava ragazza.

Il ragazzo si piegò su di me.

-Non farlo mai più.

Sussurrò. Posò le mani accanto alla mia testa e, muovendo il suo corpo su di me, poggiò le sue labbra sul mio collo, cominciando a torturarlo, portando il sangue in superficie.

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