1. PROLOGO

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JACKSON

Era mattina presto?

Così sembrava.

Sentiva le palpebre pesanti, come se due macigni gli gravassero sopra.

Cercò di aprire gli occhi, sforzandosi di raccogliere le forze che gli restavano.

Se li stropicciò con le lunghe dita piene di anelli argento che tintinnarono nello scontrarsi.

Persino quel suono gentile era un frastuono.

I raggi del sole oltrepassavano la tenda leggera, inondando la stanza.

Ma dove cazzo sono?

Doveva smetterla di bere così tanto.

Sì, come no...

Cercò di alzarsi dal letto ma quel movimento gli parve impossibile.

Le tempie non smettevano di pulsare e il sapore in bocca era sempre lo stesso: alcool e sigarette. Orribile.

Doveva darci un taglio.

Prima o poi...

Dopo vari tentativi falliti riuscì finalmente a sedersi sul materasso. Si guardò intorno: il letto sfatto, i vestiti sparsi sul pavimento di parquet bianco irrimediabilmente scrostato, la chitarra abbandonata sul piccolo divano di pelle rossa dagli angoli consumati e bottiglie di birra sul bancone della cucina.

Okay, sono nell'appartamento di Aiden...

Ogni mattina, sempre la stessa scena. Così come ogni sera, gesto dopo gesto, attimo dopo attimo, situazione dopo situazione, le cose si ripetevano e non cambiavano.

Verso le sette entrava in doccia con la sua musica preferita in sottofondo. Si radeva il viso con una sigaretta stretta tra le labbra e l'altra a consumarsi nel posacenere nero sul lavandino, perché era meglio averne due a portata di mano. Indossava una camicia eccentrica lasciandola sbottonata fino allo stomaco per mettere in mostra i tatuaggi sul petto, un paio di skinny jeans neri, i suoi stivaletti preferiti, qualche spruzzo di Tobacco Vanille alla base del collo e sui capelli castani indomabili e usciva.

Il posto era sempre lo stesso.

Il locale che preferiva in tutta Londra: il The Whisper.

Era stato inaugurato due anni prima da Aiden Sparks che aveva comprato e ristrutturato un vecchio edificio in disuso affacciato direttamente sul canale, nel quartiere di Camden: sempre affollatissimo, spesso era impossibile riuscire a varcarne la soglia.

Per la maggior parte delle persone sì, ma non per me. Non per Jackson James Turner.

Si sedeva al bancone, aspettava il suo drink, ascoltava qualche gruppo sconosciuto che si struggeva per la notorietà accontentandosi di una paga misera ed un pubblico distratto, e parlava con chi lo interessava o attirava la sua attenzione.

Lui era un fotografo.

Amava ritrarre, conoscere, sognare e guardare il mondo, e la metropoli inglese aveva sempre rispettato i suoi ritmi, il suo trascorrere ore a osservare i particolari di ciò che lo circondava senza violentarlo, senza forzarlo. Adorava i dettagli, le piccole cose, quelle che definiscono chi siamo e cosa facciamo, quelle che più dei grandi gesti e degli inutili discorsi raccontano della vera natura umana.

Avrebbe dovuto aiutare Aiden con il lavoro, ma le condizioni del loro accordo erano cambiate e lui lo lasciava in pace, pretendendo solo il sesso in quell'appartamento che odorava di tabacco e incenso.

Conosceva Aiden da quando si era trasferito a Londra, quattro anni prima. Era diventato amico di Aiden da circa un paio d'anni, mese più mese meno. Scopava con Aiden da un anno. Mese più, mese meno.

You Make Me Ache I Crave YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora