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THOMAS

Aiden Sparks si rivelò non essere la persona stimolante che si aspettava.

Nonostante tenesse davvero al suo locale, non c'era traccia di passione in lui. La conversazione tra di loro mantenne un tono educato e civile, ma il giovane proprietario del The Whisper era chiaramente infastidito dal fatto che l'Hall Publishers United aveva mandato lui - un giovane agli esordi della carriera – piuttosto che un critico rispettato e affermato.

Le risposte alle sue domande furono scoordinate e vuote: non sarebbe stato facile scrivere un articolo degno di quel luogo che, al contrario delle persone che lo popolavano, meritava un encomio.

Perché mi guardi JJ? Smettila...

Non fu facile concentrarsi con i suoi occhi costantemente puntati addosso. Aveva perso il conto degli attimi in cui i loro sguardi si erano scontrati e, pezzo dopo pezzo, l'anima di Thomas era rimasta incastrata nel verde profondo.

Lo scorgeva tra la folla.

Lo vedeva parlare con le persone, scambiare sorrisi maliziosi con donne e uomini indistintamente e poi, improvvisamente, alzare gli occhi e guardarlo. E lui sentiva il respiro mancargli in corpo.

Detestava la sensazione di ipnosi, ma non poteva contrastare la forza che lo attirava a lui, facendogli desiderare di attraversare la sala, afferrare Jackson per un polso e baciarlo, fregandosene di qualsiasi barriera.

Le tue labbra sono davvero morbide come sembrano? Vorrei sentirle tendersi in un sorriso contro le mie prima di morderle e ridisegnarne i contorni con la lingua...

«Posso offrirti altro da bere?»

Il viso gli s'incendiò d'imbarazzo quando Aiden lo strappò a quei pensieri provocanti. Si schiarì rumorosamente la gola, passandosi le mani tra i capelli sudati. «Sì. Qualcosa di molto, molto forte. Grazie.»

«Vodka?»

«È perfetta» mormorò, cercando con lo sguardo Noah e Zack. Si erano allontanati per una sigaretta da più di mezz'ora e non riusciva a sentirsi a suo agio senza la loro presenza confortante. Dove siete finiti?!

«Vodka liscia? Pensavo fossi qui per lavorare, Reed. Non per divertirti.»

Ogni singolo muscolo del corpo gli si tese all'inverosimile. Coraggiosamente si voltò e affrontò Jackson. «Da quando una cosa esclude l'altra?»

Aveva sciolto i capelli che gli ricadevano in morbidi ciuffi mossi intorno al volto scolpito dalla penombra e ricoperto da un velo di sudore che gli faceva brillare la pelle. «Stai diventando molto velocemente e inaspettatamente interessante» mormorò, sporgendosi verso di lui.

Thomas non si mosse, sforzandosi di controllare il respiro. Non è difficile. Respira cazzo! No. Non poteva respirare. Non con la bocca di Jackson così pericolosamente vicina.

«Non la bevi, giornalista?»

«Cosa?»

«La tua Vodka. Non la bevi?»

La mente di Thomas era talmente annebbiata che prese quella sua domanda come un ordine.

Accennò a portarsi il bicchiere alle labbra, pronto a ingoiare avidamente l'alcool e affogarvici la sensazione di smarrimento, quando la mano di Jackson glielo impedì. I loro occhi s'incontrarono ancora. «Vacci piano giornalista. Alla Vodka devi dedicare tempo e attenzioni... non è volgare e scontata come gli altri cocktail. La Vodka è pura... è perfetta... non è una puttana da quattro soldi. Non puoi scoparla e voltarle le spalle. No. La Vodka va accarezzata, sublimata, venerata come merita.»

You Make Me Ache I Crave YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora