JACKSON
Si portò nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Voleva che la serata fosse perfetta per Thomas, doveva esserlo. Per quel motivo aveva deciso di accompagnarlo, affrontando Logan, i Evans e Sophia senza essersi fatto nemmeno una dose.Voleva essere una persona migliore per lui, ma in quello stato d'astinenza non riusciva a esserlo e Thomas aveva intuito che qualcosa non andava, perché non aveva lasciato un istante la sua mano da quando erano saliti in macchina.
«Se continua a nevicare in questo modo, sarà difficile tornare a casa.»«Possiamo sempre dormire in macchina, giornalista», mormorò. «Sarebbe bello.»
Thomas rise ma non rispose, e lui avrebbe tanto voluto sapere che cosa stesse pensando, se gli sarebbe piaciuto o no. Ma non glielo disse e Jackson non chiese. Quella era una delle tante cose che non riuscivano più a dirsi, perché, nonostante all'apparenza tutto andasse per il meglio, tacevano su troppi argomenti.
E a furia di ingoiare parole e verità, rischiavano di strozzarsi.
Puoi farcela. Puoi rivedere Logan, guardarlo negli occhi e ignorare quello che è successo. Puoi farlo.
Poteva davvero?
Thomas gli fece notare quanti fossero i fotografi ammassati ai lati della scalinata davanti all'Holland House, intenti ad immortalare gli ospiti che scendevano dalle auto lussuose e percorrevano la passatoia nera.
Jackson gli prese la mano: «Andrà tutto bene. Siamo insieme. Tu ed io ci bastiamo, ricordi?»
Thomas annuì. «Ci bastiamo.»
Quando arrivò il loro turno, un valletto si affiancò alla portiera e attese con un sorriso che Thomas scendesse, porgendogli le chiavi della BMW e ricevendo di rimando una piccola fish con il numero dello spot dove avrebbe parcheggiato l'auto.
Jackson l'osservò aggirare l'auto e fermarsi al suo fianco: «Pronto?»
Thomas gli prese la mano: «Non lasciarmi.»
«Mai.»
Tenendosi stretti si avviarono lungo la passerella.
I flash turbinarono intorno a loro, come le stelle nel cielo sopra di loro quella prima notte a Primrose Park. I bagliori cancellarono ogni traccia dei fotografi dietro l'obiettivo e mentre camminavano, improvvisamente, furono solo loro due.
La neve cadeva inarrestabile attutendo i suoni, persino il vociare concitato dei paparazzi o il rumore dei pneumatici delle auto sulla ghiaia.
Jackson sentì Thomas stringergli ancora più forte la mano e ricambiò, ignorando il dolore degli anelli che gli affondavano nelle dita intrecciate a quelle dell'amore della sua vita.
In molti si sarebbero chiesti chi fosse il giovane dai lunghi capelli castani che aveva fatto il suo ingresso all'evento della famiglia Evans stringendo la mano al giornalista dell'Hall Publishers United.
Le loro fotografie non sarebbero passate inosservate.
Erano belli. Si tenevano per mano affrontando a mento alto una società che era ancora cieca e bigotta, nonostante i progressi fatti. Loro si amavano. Erano innamorati. E lo sguardo complice che si scambiarono mentre camminavano rimase intrappolato nei complessi sistemi di specchi concavi e convessi degli obiettivi.
Erano luce.
Pura luce.
E amore.
Quello senza etichette.
Quello senza rigide regole ne paletti.
Dopo il vortice di flash, all'accoglienza spuntarono il nome di Thomas dalla lista della stampa e lasciarono i soprabiti.
STAI LEGGENDO
You Make Me Ache I Crave You
RomanceQuesta è la storia di Thomas Reed il giornalista che vive di sogni e di Jackson James Turner, il fotografo che nei sogni non ci crede più. Questa è la storia di Zack Miller, l'artista che non ha paura dei suoi demoni rossi, e di Logan Evans, quello...