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THOMAS

«Ti devi dare una calmata, Tommy. Mi stai innervosendo.»

«Zack tu non capisci! Questa è l'unica vera occasione che ho di sfondare. Se riesco a scrivere un bel pezzo, il mio capo mi darà una promozione e una rubrica tutta mia.»

«Rubrica? Parliamo di trecentocinquanta battute, Thomas.»

Il ragazzo sospirò e si morse la guancia, le spalle piegate sotto un peso invisibile. «Sì. Hai ragione. Trecentocinquanta battute sono poche, ma almeno è un inizio! Fino ad ora ho fatto fotocopie e portato caffè. Non ho studiato giornalismo e scrittura creativa per restare seduto in un angolo a incassare insulti perché la mia sedia intralcia il passaggio» scosse la testa: «Non voglio essere un intralcio. Voglio essere un giornalista affermato! Voglio essere qualcuno!»

Il suo migliore amico, seduto sul davanzale della finestra della sua camera da letto, soffiò il fumo del drum che teneva tra le dita tatuate verso l'esterno, nell'aria fresca della sera. Lo guardò con i suoi occhi grandi contornati da ciglia lunghissime: «Questo è il tuo errore, Tommy. Sei già qualcuno. Tu sei tu e va benissimo così.»

Thomas gli sorrise. Avrebbe voluto essere come lui, forte e coraggioso. Per restare leale verso se stesso e la propria arte, Zack Miller aveva rinunciato al sogno di fare della sua passione un lavoro quando i galleristi gli avevano chiesto di cambiare soggetti, colori e persino stile delle sue opere.

Non aveva smesso di dipingere così come non aveva smesso di disegnare: lavorava come tatuatore nel negozio di uno dei più famosi artisti della capitale.

Thomas al contrario era disposto a tutto pur di dire la sua, venendo ascoltato e ammirato dagli stessi scrittori, critici e giornalisti che avevano contribuito alla sua formazione, ispirandolo.

... e chissà, magari un giorno arriverò a pubblicare persino un libro.

Doveva dimostrare quello che sapeva fare e quella era la sua occasione.

Simon Cowell, il suo capo considerato un tiranno nel campo dell'editoria, aveva finalmente deciso di dargli la possibilità di scrivere un pezzo e firmarlo con il suo nome. Thomas Reed. Faticava a crederci! Dopo l'incontro durante il quale gli era stato affidato l'incarico, si era chiuso in bagno e aveva soffocato nelle mani un pianto frustrato per la tensione accumulata nel sopportare insulti e denigrazione da parte di chi si riteneva superiore a lui e per questo autorizzato a maltrattarlo e farlo sentire una nullità.

È il mio momento e non voglio sprecarlo.

Si era trasferito in città da Doncaster a diciotto anni per studiare all'University of Greenwhich e si era laureato con il massimo di voti in letteratura inglese. Avrebbe voluto continuare con scrittura creativa, ma per non pesare ulteriormente sulla sua famiglia si era visto costretto a cercare lavoro, mendicando un'opportunità che non era arrivata. Alla fine, sull'orlo della disperazione, aveva chiesto aiuto a Noah.

Non ne andava fiero. Avrebbe preferito essere notato per il talento, la passione, i sacrifici e le notti insonni passate a studiare piuttosto che per la sua amicizia con il figlio di Robert Hall, proprietario e direttore di una delle case editrici più famose al mondo con sede centrale a Londra.

La vita l'aveva messo davanti ad un bivio: tornare a nord e lavorare come commesso nel negozio di giocattoli della città, oppure restare nella capitale e lottare per il suo sogno anche a costo di chiedere aiuto.

Aveva conosciuto Zack e Noah poco dopo il suo trasferimento a Londra ed erano i suoi unici amici, i migliori compagni di vita che potesse desiderare. Erano tre anime con storie completamente diverse eppure si compensavano, erano una squadra, una famiglia e funzionavano come un motore i cui pezzi lavoravano in perfetta sinergia.

You Make Me Ache I Crave YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora