THOMAS
L'unico suono a spezzare quel silenzio era il ronzio del frigorifero.
Nessuno di loro sembrava respirare e Thomas si rese conto di stare trattenendo ossigeno solo quando il petto iniziò a bruciare, così socchiuse la bocca e tremò.
Posh?!
Jackson aveva davvero chiamato Logan, il ragazzo di Zack, Posh?!
Come il Posh che gli aveva fatto del male?! Il tossicomane del quale si era innamorato, per il quale aveva annullato se stesso, per il quale aveva scelto la strada della perdizione piuttosto che rinunciarvi?!
Posh...
Perché nessuno parlava?!
«Jackson?» mormorò a fior di labbra, chiamandolo.
«Lui è il tuo Jackson?» gli chiese Logan incredulo.
Thomas annuì: e cercò lo sguardo del suo ragazzo, che arretrò e finì contro l'isola al centro della cucina. Il petto gli si alzava e abbassava troppo velocemente e nello sguardo svuotato sembrava non esserci rimasta traccia di lui. Era un fantoccio che cercava di sopravvivere all'impatto di quella rivelazione. Nient'altro.
Logan Evans era Posh? Sì.
«Non capisco...» gemette Jackson. Nel vederli avvicinarsi a lui istintivamente sollevò le mani come a innalzare una barriera, ma non sarebbe bastato un muro per proteggerlo.
«Calmati», intervenne Logan. Doveva aver capito che era sulla soglia del precipizio, in fondo lo conosceva da molto prima. E questa consapevolezza spezzò Thomas in due come un albero colpito da un fulmine.
Jackson sembrava avere davanti agli occhi un fantasma e senza attendere un secondo di più fuggì in corridoio. Evans non tentò di fermarlo, non si mosse, chiuse gli occhi e lo lasciò andare.
«JJ?» lo inseguì Thomas. Era davanti alla porta e tentava disperatamente di aprirla, ma era chiusa e le chiavi erano nella sua giacca appesa lì accanto. «Ti prego, ascoltami.»
«Lasciami andare.»
«Resta. Sistemiamo le cose insieme proprio come hai detto tu prima.»«Questo è diverso.»
«Non lo è. Siamo tu e io!»
«No, non è così. Non capisci... io non respiro! Devi lasciarmi uscire, ti prego.»
«Vengo con te. Andiamo dove vuoi, ma...»
«No no no... devo solo respirare», implorò con voce spezzata. Sembrò aggrapparsi alla maniglia e batté forte il palmo contro la superficie di legno. Una, due, cinque volte. «Non respiro. Non qui con lui.»Perché doveva fare tutto sempre così male?
Perché il dolore doveva essere una costante e non una rarissima variabile?
«Ti scongiuro, non lasciarmi, JJ.»
«Non lo faccio, ma tu adesso devi lasciarmi libero.»
Si sentì un carceriere e lui al loro amore non voleva mettere sbarre. Per questo violentò la sua volontà, recuperò il mazzo di chiavi e fece scattare il meccanismo della serratura. «Tu con me sei libero. Ma ricorda che sono io a non respirare senza di te. Perciò vai, ma torna da me.»«Cado io, cadi tu, giornalista», disse Jackson e le lacrime gli riempirono gli occhi.
Avrebbe voluto abbracciarlo, invece si scansò. «Cadiamo insieme, JJ.»
La frazione di secondo dopo Thomas era solo sulla soglia della porta ad ascoltare passo dopo passo Jackson allontanarsi da lui, scendere le scale due, tre gradini alla volta fino a richiudere il portone d'ingresso dietro di sé.
Se ne è andato. L'ho lasciato libero. Ora lui può respirare... ma io? Io respiro? No. Certo che no.
Richiuse la porta, sospingendola delicatamente. Si prese un po' di tempo prima di voltarsi perché sapeva che lui era alle sue spalle. Lui, Logan. Era al centro del corridoio con le spalle curve, lo sguardo spento.

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You Make Me Ache I Crave You
RomanceQuesta è la storia di Thomas Reed il giornalista che vive di sogni e di Jackson James Turner, il fotografo che nei sogni non ci crede più. Questa è la storia di Zack Miller, l'artista che non ha paura dei suoi demoni rossi, e di Logan Evans, quello...