05.35 Lunedì mattina
LOGAN
Scese dalla Lamborghini, stiracchiandosi per sgranchire la schiena contratta dopo sette ore di guida.
Era scappato prima della cena di chiusura dello stancante fine settimana durante il quale aveva interpretato il figlio modello per tutto il tempo.
Quella domenica era stata la prima dopo due anni in cui lui e Zack non erano andati al mare, ma si sarebbe fatto perdonare. Recuperò il borsone e sorrise, perché nel giro di pochi istanti avrebbe riabbracciato il suo fidanzato.
In quei due giorni appena trascorsi non erano riusciti a sentirsi spesso, Zack gli aveva risposto a singhiozzi, ma era comprensibile tra gli appuntamenti al negozio di tatuaggi e la gestione del The Whisper.
Sì. Doveva essere quello il motivo del suo silenzio e della sua assenza. Allora perché tanti dubbi? Le sue erano solo paranoie, probabilmente Zack era infastidito perché l'aveva lasciato solo.
Il locale era chiuso, ma la guardia era rimasta e fumava accanto alla porta. Lo salutò con un cenno del capo e gli disse che era stato Miller a chiedergli di restare.
«Perché? È successo qualcosa mentre non c'ero?»
«Non che io sappia.»
Lo congedò, rassicurandolo che, adesso che era tornato, poteva finire il suo turno.
«Buonanotte, capo.»
«Anche a te, Bruce.»Il buio silenzioso del The Whisper era spezzato dalle luci di emergenza rosse.
Tutto era stato lasciato in ordine e c'era profumo di detersivi. Raggiunse la scala sul fondo, dove il cordone che vietava la salita era ancora agganciato, lo scavalcò e a metà rampa si fermò.
Il suo istinto non si sbagliava.
Era successo qualcosa.La porta che introduceva al loft era sbarrata e quella porta non era mai chiusa, nemmeno durante le serate più affollate.
La raggiunse correndo e con il pugno chiuso bussò forte. «Zack?»
Non gli rispose nessuno.
Lasciò cadere il borsone, che atterrò pesantemente sul pavimento. «Aprimi! Zack, mi senti? Apri immediatamente o sfondo questa dannata porta!»
Silenzio.
Poi udì finalmente il rumore della chiave girata nella serratura tre volte e il fidanzato gli aprì, mostrandosi sfinito. Un velo di barba gli ricopriva la linea decisa della mascella e le occhiaie gli marcavano gli occhi come virgole.
Qualcosa aveva minato il suo equilibrio.
Smise di respirare. «Che cos'è successo?»
«Non urlare.»Istintivamente lo abbracciò forte, stringendolo a sé. «Sono qui adesso.»
Lanciò uno sguardo dentro l'appartamento: la luce sul fondo era accesa, sul cavalletto era posata una tela per metà dipinta e c'erano un paio di coperte scomposte sul divano. «Non hai dormito nel letto?»
«Non ho dormito.»
«Stavi dipingendo?»
Gli mostrò le mani sporche di pittura. «Già.»
Gli prese il volto. «Non farmi impazzire, ti prego. Non voglio doverti cavare le parole di bocca.»«Perché? In fondo è questo il tuo unico modo per ottenere quello che vuoi. Con la forza.»
Incassò il colpo infertogli dall'insidiosa verità di quelle parole. «Che significa?»«Lo sai.»
«Parlami», lo implorò. «Devo sapere perché hai chiesto a Bruce di restare e perché hai chiuso questa porta a chiave.»
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You Make Me Ache I Crave You
RomanceQuesta è la storia di Thomas Reed il giornalista che vive di sogni e di Jackson James Turner, il fotografo che nei sogni non ci crede più. Questa è la storia di Zack Miller, l'artista che non ha paura dei suoi demoni rossi, e di Logan Evans, quello...