QUELLA NOTTE. CINQUE GIORNI DOPO L'AGGRESSIONE DI ZACK
JACKSON
Aveva bevuto.
Aveva tirato tre dosi di polvere di stelle dalla narice destra che adesso gli bruciava dopo aver sanguinato per cinque minuti senza fermarsi.
Aveva pianto. Davanti allo specchio, insultando gli occhi verdi iniettati del sangue dei capillari rotti che lo guardavano.
Il senso di colpa per aver baciato Logan, la notte prima, era insopportabile.
Fai schifo Jackson James Turner! Che cosa sei diventato?! Guardati! Traditore! Drogato!
C'era un modo per alleviare il dolore al petto, per dare un senso alla propria esistenza, per convincersi di non essere nato per rovinare la vita a Thomas, ma per proteggerlo.
Aveva chiamato Posh.
«Che succede?» gli aveva chiesto, rispondendo al primo squillo.
«Devi aiutarmi a fare una cosa. Sei solo?»
«Sì.»
«Devo andare da Dorian, rendergli ciò che gli spetta e assicurarmi che non toccherà Thomas. Lo chiedo a te perché ti conosco e sono certo che vuoi vendicarti per quello che ha fatto a Zack.»Non gli aveva risposto.
Era rimasto in silenzio e per lui era stata una risposta più che esaustiva.
«Ti aspetto al Camden Lock, Posh.»
«Dammi quaranta minuti.»
«Ne hai trenta.»Aveva recuperato velocemente i soldi che doveva al russo dalla cassaforte installata sotto il pavimento della camera oscura, li aveva messi in uno zaino e si era vestito di scuro, con il cappuccio della felpa tirato sopra il berretto di lana. Poi era uscito correndo.
Londra era fredda e umida, e i lampioni spandevano la loro luce liquida sull'asfalto dal quale si sollevava un lieve vapore. Evitò volutamente di passare davanti al The Whisper perché, anche se gli mancava sentirsi al sicuro tra quelle pareti mentre si perdeva nell'osservare le persone e diluiva i pensieri in un gin tonic, non gli mancava Aiden né la sua vita prima di Thomas.
Per questo doveva assicurarsi che Dorian non lo mettesse in pericolo.
Mai più.
Si voltò di scatto nell'udire gli pneumatici della Mercedes sportiva di Posh sull'asfalto. L'auto scivolò fuori dal buio e, quando gli si accostò, Jackson lanciò la sigaretta che non aveva ancora finito di fumare tra le fessure di un tombino e si chinò ad aprire la portiera. «Sei in ritardo.»
«Tre minuti non sono ritardo», sbuffò Logan. «Sali.»
Si tolse lo zaino ed entrò nell'abitacolo che profumava di vaniglia. Rimasero in silenzio a fissare il vuoto buio oltre il parabrezza, poi disse con il respiro spezzato: «Non voglio parlare di quello che è successo ieri».
«Non ti sto chiedendo di farlo, Jackson.» Ingranò la marcia e, accelerando lungo la strada deserta, gli chiese: «Sei fatto?»
Si accese un'altra sigaretta, anche se sapeva che a Posh dava fastidio. «Sì.»
«Quanto?»
«Abbastanza.»
«Lo immaginavo.»
«Da cosa?»
«La spavalderia, Jackson. Non ti veste nei momenti in cui sei tu. Se non fossi ubriaco e imbottito di cocaina, non mi avresti mai chiamato.»Strinse i pugni e gli soffiò sprezzante il fumo addosso. «Tu non sai niente di me.»
«Hai ragione. Per esempio, non so perché Dorian è tanto incazzato con te da voler ammazzare di botte il tuo ragazzo finendo per confonderlo con il mio», sibilò velenoso. «Quel bastardo non si scomoda facilmente. Se fossero stati i soldi il problema, avrebbe mandato i suoi cugini a massacrare direttamente te. Quindi, se vuoi che ti aiuti, mi devi una spiegazione.»
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You Make Me Ache I Crave You
RomanceQuesta è la storia di Thomas Reed il giornalista che vive di sogni e di Jackson James Turner, il fotografo che nei sogni non ci crede più. Questa è la storia di Zack Miller, l'artista che non ha paura dei suoi demoni rossi, e di Logan Evans, quello...