13.

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ZACK

Lanciò uno sguardo alla mano sinistra di Logan, posata sul bracciolo in mezzo a loro: i contorni delle tre rose che gli aveva tatuato qualche giorno prima sul dorso erano ancora arrossati.

«Sei soddisfatto, straniero?»

«Eh?»

«Sei soddisfatto di come sono venute le rose?»

Annuì: «Tanto.»

«Non sono forse una tela perfetta?»

Zack ridacchiò. «Sei troppo pieno di te stessa, Evans.»

«Ma ti piaccio.»

«Sì, mi piaci.» Si passò le mani tra i capelli neri: erano pieni di sabbia.

Si abbandonò contro il sedile godendosi la vista della campagna che lasciava il posto alla città. Gli alberi diventavano palazzi, i campi parcheggi ed i sentieri strade.

Adorava il rombo del motore della Lamborghini.

Stavano tornando da un'avventura inaspettata che lo aveva lasciato senza fiato: prima che Logan lo invitasse a casa sua a vedere l'alba la loro relazione era semplice da definire. Facevano sesso e di tanto in tanto parlavano, ma mai di cose importanti.

Non sognava in grande. Non per loro due. Non sognava la possibilità di una relazione vera, di attimi toccanti ed indimenticabili senza i quali non sarebbe mai più stato in grado di vivere. Aveva creduto di vedere i morsi di Logan sulla propria pelle svanire alla svelta, come alla svelta erano sempre svaniti i suoi sogni e la possibilità di realizzarli, ma le cose tra di loro avevano preso una svolta inaspettata.

Una notte, mentre stava per addormentarsi e Logan tracciava i contorni dei suoi tatuaggi con le dita, gli aveva fatto una domanda. «Ti piacciono i sogni?»

«No.»

«Perché?»

«Perché alzano troppo l'asticella delle aspettative.»

«È bello avere delle aspettative, invece. Servono a spingerti al massimo nella direzione di quello che vuoi. E poi se non sogni che cosa fai di notte, straniero?»

La notte era l'unico momento in cui riusciva a concentrarsi.

La notte lo faceva sentire libero e vivo, come se le tenebre avvolgendolo lo proteggessero dal mondo che lo aveva sempre giudicato.

«Di notte tutto è migliore, Evans. Puoi sentire il tuo respiro... il tuo cuore... puoi fermarti e riflettere.»

«Io non riesco mai a fermarmi.»

«La tua testa viaggia sempre a trecento all'ora come la tua Lamborghini. ma dovresti davvero provarci... fermarti lontano dal caos della città, dalle parole, dai pensieri e riflettere. Di giorno puoi sognare, ma di notte spegni tutto, brinda con i demoni e lotta contro i sogni.»

«Non mi piacciono i demoni.»
«A me piacciono più dei sogni.»

Dopo un lungo silenzio, durante il quale si era misurato con le sue parole, Logan gli aveva chiesto: «Se potessi concederti di esaudire un sogno, uno soltanto, di notte... quale sarebbe?»

«Andare al mare», gli aveva detto d'istinto, senza pensarci.

«Quando ci sei stato l'ultima volta?»
Rispondere a quella domanda non era stato facile. Significava aprirsi con lui, permettergli di affacciarsi su quella che era stata la sua vita fino a quel momento: un pugno di mancanze e di assenze. Ma lui non era uno qualunque. Era Logan. «Io il mare non l'ho mai visto», aveva confessato sincero.

You Make Me Ache I Crave YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora