24 prima parte

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LOGAN

4.13 AM

Stava ancora nevicando ma il vento era cambiato.

Si era calmato e i fiocchi cadevano lentissimi come non avessero fretta di posarsi gli uni sugli altri e diventare una lastra calpestata, come desiderassero prolungare fino all'ultimo istante la loro libertà individuale di essere unici.

Prima di toccare suolo e sporcarsi di fango.

Immacolati.

Come lo era stato Jackson quando, arrivato da Holmes Chapel, lo aveva conosciuto.

Dio, quanto tempo era passato?! Quattro anni. Poco più, poco meno.

Logan si accese una sigaretta, restando fuori dall'entrata del pronto soccorso: non aveva freddo, il caldo del reparto di terapia intensiva era soffocante. Aspirò avidamente il fumo, posando lo sguardo sulle spalle larghe di Jackson che camminava avanti e indietro a pochi metri da lui, digitando freneticamente qualcosa sullo schermo del telefono.

Lo aveva seguito.

Vedere Zack rivolgergli una breve, fredda occhiata gli aveva gelato il sangue nelle vene, ma non si era aspettato che uscisse dalla stanza di Thomas. Non per lui e non per la loro storia.

«Devo rimettere insieme i pezzi della mia famiglia e della mia vita. Non so se ci sarà ancora spazio per te.»

Aveva bisogno di tempo e di spazio. La sua famiglia aveva bisogno di lui, e Zack meritava di avere una famiglia. Se c'era anche una minima possibilità di salvare ciò che ne restava, Logan non lo avrebbe fermato. Era difficile controllarsi dall'agire come aveva sempre fatto. Ma Zack in quel momento si meritava Logan. Non Posh.

Non lo avrebbe perso.

Confidava che Zack avrebbe trovato spazio per lui. E confidava in sé stesso, nel Posh che andava a trecento all'ora e non rinnegava la sua ossessiva possessione.

Lo amava e, alla fine, avrebbero trovato un modo.

Si sfilò la sigaretta dalla bocca. Cinque anni prima. Fine novembre. Ecco quanto tempo era passato dalla sera in cui aveva conosciuto Jackson James Turner.

Grimmy aveva la malsana abitudine di raccogliere ragazzi appena arrivati in città, irretendoli con il profumo della mondanità solo per poi portarseli a letto e sniffare cocaina dalle loro parti intime. Già...

Nevicava anche quella notte. Non così tanto, ma abbastanza da vestire la città di un'atmosfera magica. Solo che a lui, a quei tempi, della magia non importava niente. Perché sognare ad occhi aperti e perdere tempo quando c'erano i soldi a comprare la felicità? Cinque anni prima per Logan Posh Evans la felicità si comprava a colpi di carta di credito. Fino a che non era arrivato un giovane bello da togliere il respiro con la pelle di porcellana, i capelli ricci, grandi occhi verdi e labbra dello stesso colore del ghiacciolo all'amarena, a mostrargli uno scorcio sulla vera felicità.

Quella fatta di sorrisi, risate e baci.

La lussuosa villa bianca di Grimmy era affacciata su Belgrave Square Garden e lui ci era andato per una delle sue esclusive feste notturne all'insegna della perdizione e degli eccessi. E lì aveva posato lo sguardo su Jackson, un fiocco di neve sospeso a mezz'aria sopra un terreno fatto di fango e marciume del quale lui stesso faceva parte.

«Chi è?» aveva chiesto a Nick, indicando la figura spaventata nascosta all'ombra del grande camino del soggiorno.

«Se provi a chiederglielo, lui si presenta con il nome completo» era scoppiato a ridere forte: «Credo che voglia darsi importanza. Ingenuo, proprio come piace a me. Anche se pare non si sia tirato indietro dal fare un lavoretto a Richard.»

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