09. Puente Viejo-Lisbona

520 24 5
                                    

Lentamente stava riprendendo in mano la sua vita; era tornata ad occuparsi dei suoi affari e Andrès le dava la gioia e la voglia di vivere che le mancavano. Lo aveva riconosciuto legalmente, ora era un Montenegro a tutti gli effetti e come tale sarebbe cresciuto.
Era stato difficile convincerlo ad andare a scuola, ma gli aveva detto che avrebbe conosciuto altri bambini e che sarebbero diventati amici e alla fine si era convinto.
Quella sera, come tutte le altre, Francisca gli aveva rimboccato le coperte e dato un bacio sulla fronte per augurargli la buona notte.
-ho mal di pancia- le disse lui
-sicuro? Non è che è una scusa per non andare domani al tuo primo giorno di scuola?- gli chiese Francisca, sapendo già la risposta
-forse, non lo so- rispose il bambino, incrociando le braccia
-se ti accompagno io ci andrai?- gli propose la Montenegro.
Andrès assentì con la testa, così Francisca lo salutó e andó a dormire.
Il mattino seguente, come promesso, lo accompagnó fino all'entrata dell'edificio.
-non voglio andare- gli disse ancora una volta Andrès
-me l'hai promesso e le promesse si devono mantenere. Io la mia l'ho mantenuta, adesso tocca a te- gli diede un bacio sulla guancia e lo guardó entrare nella scuola, per niente convinto.
Francisca tornó alla Villa per occuparsi dei suoi affari, quando Fe entró nello studio
-signora!- quasi urló, facendo sobbalzare la sua signora
-c'è una visita per voi- concluse la domestica
-e chi è?- chiese Francisca
-è un uomo più o meno della vostra età, con i capelli grigi e un po' di barba, alto, con gli occhi scuri-
-Fe, il mondo è pieno di uomini come questo. Non ti ha detto come si chiama?- Francisca era sempre più spazientita
-ah, sì, ha detto che si chiama Josè Pramo-
-Primo, Fe, si chiama Josè Primo- la corresse Francisca.
Sperava che l'uomo non avesse preso sul serio la sua proposta di discutere di affari, ma ormai non poteva mandarlo via, perció decise di riceverlo nel salone.

•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

Aprì lentamente gli occhi; gli faceva male ogni parte del suo corpo, come se qualcuno si fosse divertito a prenderlo a pugni. Da giorni poteva sentire quello che gli succedeva intorno, ma non riusciva a muoversi, come se fosse intrappolato nel suo stesso corpo.
Un'infermiera gli si avvicinó, gli parló in una lingua che non capì; non riusciva a ricordare dove si trovava, nemmeno che cosa ci facesse lì. Più si sforzava di ricordare, più si accorgeva di avere sempre meno risposte alle sue domande. Si rese conto di non ricordare neppure il suo nome.
Era troppo stanco per pensare, per parlare e perfino per tenere gli occhi aperti; la stanchezza lo assalì e lui si riaddormentó.

Non dimenticarmi - Francisca&RaimundoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora