18. "Tu?"

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Onesimo aveva ancora la respirazione affannata dopo aver corso dall'emporio fino in chiesa.
Tutti gli invitati erano in attesa di una spiegazione, che non tardó ad arrivare.
-mi ha chiamato mio cugino Hipolito, ha detto che porta notizie molto importanti e chiede di rimandare le nozze-.
Francisca era confusa, mentre Josè era furibondo.
-e noi dovremmo rimandare il nostro matrimonio solo perchè ce lo chiede vostro cugino?- alzó talmente tanto la voce, che don Anselmo fu costretto a ricordargli che si trovavano in un luogo sacro.
-vi prego di ascoltarmi, ha detto che appena arriverà vi metterà al corrente della novità e poi, se vorrete, potrete procedere con la cerimonia-.
Alla fine, anche se non era per niente convinto, il signor Primo accettó di posticipare il matrimonio.
Si scusarono con gli invitati e se ne andarono; Josè nella sua stanza alla locanda, Francisca e Andrès alla Villa.
Emilia, rassegnata, rimase ad ascoltare Dolores e le sue teorie sulla novità che avrebbe rivelato suo figlio.

-perchè torniamo a casa da soli?- chiese Andrès
-perchè c'è stato un imprevisto e dobbiamo aspettare che si risolva- rispose Francisca
-ma quindi non sei ancora sposata con il signor Prumo?- insistette il bambino.
-si chiama Primo, non Prumo, e no, non ancora- Francisca notó il sorrisino compiaciuto di Andrès e non potè fare a meno di ammettere a se stessa che anche lei era contenta di non essersi sposata.

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Dopo un paio d'ore, Hipolito Mirañar si presentó all'emporio, dove venne assalito di domande da sua madre e da Gracia.
-calma, calma! Ora vi racconto tutto- disse loro.
Dopo aver terminato il suo racconto, aggiunse
-e quindi appena siamo scesi dal treno ho chiamato qui per cercare di fermare la cerimonia e, fortunatamente, vedo che ce l'ho fatta- concluse.
-che storia figlio mio! Ma adesso dov'è don Raimundo?- chiese Dolores
-credo sia andato alla Villa- disse Hipolito.

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Stava ancora aspettando che qualcuno le desse spiegazioni, passeggiava per il salone da ore senza riuscire a calmarsi; finalmente, qualcuno bussó alla porta.
Fe andó ad aprire
-Vergine santa e tutti i santi!- esclamó
-non puó essere..- disse con un filo di voce.
-che succede, Fe?- chiese Francisca, andando al centro della stanza per vedere chi era entrato, e lo vide.
Fe corse in cucina, ancora incredula, lasciandoli soli.
Francisca rimase paralizzata, con lo sguardo fisso nel suo, convinta che stesse sognando; non poteva essere lui, era impossibile. Eppure lo vedeva, vedeva come, sempre guardandola negli occhi, lui avanzava di qualche passo andando verso di lui, senza dire una parola.
Quando furono a pochi centimetri di distanza, Francisca finalmente riuscì a muovere la bocca per parlare
-Raimundo..-
gli accarezzó il volto, come se volesse essere sicura che non fosse un'allucinazione, sorridendogli, mentre le lacrime cominciavano a scendere una dopo l'altra.
-sei proprio tu- gli disse, con la voce rotta dall'emozione.
Raimundo non aveva ancora detto una parola; era rimasto ipnotizzato dai suoi occhi, dal suo sorriso e si era reso conto che, per quanto cercasse di allontanarsi da lei, non sarebbe mai riuscito a dimenticarla.
-ti amo- le disse, prima di cancellare la poca distanza che li separava e baciarla.
All'inizio fu un bacio lento, desiderato da entrambi, ma presto si trasformó in un bacio appassionato, disperato; Francisca gli aveva messo le braccia intorno al collo, mentre Raimundo la teneva stressa a sè, come se avesse paura che potesse scappargli un'altra volta.
Gli tolse la giacca e stava cominciando a sbottonargli la camicia, quando sentirono qualcuno che scendeva le scale.
Si separarono appena in tempo perchè Andrès non li vedesse. Raimundo si affrettó a riabbottonarsi la camicia, mentre il bambino lo guardava incuriosito
-ciao- gli disse
-ciao- rispose Raimundo, cercando di ricomporsi
-come ti chiami?-
-Raimundo Ulloa e tu?- Raimundo non aveva idea di chi fosse quel piccoletto, ma da come era vestito capì subito che non era il figlio di una delle cameriere.
-Andrès- gli rispose.
-hai caldo?- continuó
Raimundo lo guardó stupito, senza capire come mai gli avesse fatto quella domanda
-ti sei tolto la giacca e l'hai buttata per terra- Andrès gli indicó la giacca che era rimasta per terra.
Francisca arrossì immediatamente, mentre Raimundo la raccoglieva e si rivestiva
-no, no, è solo che..l'avevo messa sul divano ma deve essermi caduta- Andrès lo trovava molto strano, ma gli stava simpatico.
-c'eri anche tu in chiesa prima?-
-va bene adesso basta con l'interrogatorio- lo interruppe Francisca, prima che potesse dire altro.
-avevi bisogno di qualcosa?- gli chiese.
-no, cioè, sì. Volevo che tu mi leggessi una storia- le disse.
-te la leggeró dopo cena, come ogni giorno- gli rispose.
Andrès sbuffó, contrariato, ma si arrese e tornó in camera sua a giocare.
-chi è quel bambino?- chiese Raimundo
-è una lunga storia, ma non voglio parlare di lui ora, anzi..- disse, avvicinandosi -..non voglio parlare affatto- e lo bació con la stessa intensità di qualche minuto prima.
Sapeva che avrebbe dovuto spiegargli molte cose e lui a lei, ma ci sarebbe stato tempo, ora voleva solo sentirsi di nuovo felice tra le sue braccia.
Senza separarsi, lo condusse nella sua stanza, dove si amarono, come sempre, come mai.

Non dimenticarmi - Francisca&RaimundoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora