10. Una generosa offerta

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-buongiorno don Josè, è un piacere rivedervi- disse Francisca, mentre il signor Primo le baciava la mano in segno di saluto. Non c'era nulla di vero nelle sue parole, ma non aveva dimenticato le buone maniere.
-il piacere è mio- rispose l'uomo.
Ordinó a Fe di servire il the e le paste in salone; si sedette sulla poltrona e fece cenno a don Josè di sedersi sul divano di fronte a lei.
-ebbene, a cosa devo la vostra visita?- gli chiese
-siete stata voi a invitarmi, ricordate? Mi avevate detto che se avessi voluto farvi un'offerta per una delle vostre proprietà sarei dovuto venire qui-
Francisca gli rispose con un lieve sorriso.
-bene, dite pure. Vi prego solo di essere rapido: fra non molto il mio figlioccio esce da scuola e devo andarlo a prendere- disse la Montenegro.
Josè era visibilmente contrariato, ma riuscì a dissimulare molto bene.
-come volete, saró breve: vorrei comprare il negozio che avete sfitto, vicino alla piazza del paese, sono anche disposto a pagarvi bene-.
Francisca si mostró interessata, ma si stava facendo tardi, quindi gli disse di tornare il giorno seguente per concludere l'affare.

Arrivó giusto in tempo per vedere Andrès uscire dal portone della scuola. Appena si accorse che era lì, il piccolo le corse incontro abbracciandola. Non si aspettava di vederla anche al pomeriggio, non era abituato a ricevere così tante attenzioni.
-allora, com'è andata?- gli chiese Francisca, ancora scossa da quel gesto d'affetto.
-bene, i miei compagni sono simpatici- rispose soddisfatto.
-te l'avevo detto che ti sarebbe piaciuto- gli disse, mentre si incamminavano mano nella mano alla macchina
-sì, ma devo fare i co..i comp..i computi- ad Andrès quel particolare non era piaciuto per niente, voleva tornare alla Villa e giocare con i regali che gli aveva fatto Francisca qualche giorno prima.
-ah ah, a volte mi ricordi Fe. Si dice compiti- lo corresse la Montenegro.

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Finalmente riuscì a riaprire gli occhi e a guardarsi intorno. Si trovava in un ospedale, senza dubbio.
Ancora le si avvicinó l'infermiera, e ancora non capì una parola di quello che gli stava dicendo.
-dove..sono?- riuscì a dire Raimundo.
L'infermiera evidentemente lo capì, perchè rispose
-Lisboa-
Lisbona? Che diavolo ci faceva a Lisbona? Non ricordava quasi nulla, ma lui parlava spagnolo ed è da lì che sarebbe ripartito per capire chi fosse: la Spagna.
Sapeva che sarebbe dovuto restare lì ancora per qualche giorno, forse un paio di settimane, perchè era troppo debole anche solo per parlare.
Nonostante tutto era fiducioso: più passava il tempo e più ricordava..

Non dimenticarmi - Francisca&RaimundoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora