25. Guai in vista

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Bussó, mentre l'ansia cresceva sempre di più. La paura di quello che avrebbe potuto scoprire lo paralizzava.
Sentiva l'impulso di andarsene, ma la porta si aprì prima che potesse fare un solo passo.
Ad aprire era stata Francisca in persona, sapendo che poteva essere lui.
-Raimundo!- esclamó, qualche attimo prima di lanciarsi tra le sue braccia.
Restarono abbracciati fino a quando Andrès non li raggiunse.
-finalmente sei arrivato!- gridó, lanciandosi anche lui ad abbracciarlo.
-resti qui per sempre?- gli chiese.
Raimundo non rispose, guardó Francisca, sperando che lei avesse la risposta.
-ma certo che sì- disse la donna, riuscendo a dipingere un sorriso sul volto del bambino e uno ancora più grande, di sollievo, su quello di Raimundo.
-e il signor Prumo? Non viene più, vero?- indagó il bambino.
-credo di sì, ma non ti preoccupare, non ci darà più fastidio- rispose la Montenegro.
Raimundo la guardó confuso; sapeva bene che avrebbe dovuto spiegargli tutto, ma quella sera avrebbero avuto tutto il tempo.
Andrès aveva insistito per giocare tutti insieme a un gioco da tavolo e, anche se Raimundo era stanco, non seppe dirgli di no.
-non è giusto, tu imbrogli!- si lamentó il bambino, dopo che Raimundo vinse per la quarta volta di fila.
-non è che imbroglio, è che sono forte- scherzó Raimundo.
-oooooh- disse Andrès, gesticolando vistosamente.
Raimundo si alzó e si mise a rincorrerlo, ma il bambino era più agile di lui, cosa che fece molto ridere Francisca.
Quando finalmente riuscì a prenderlo, cominció a fargli il solletico.
-aiutami- disse tra una risata e l'altra Andrès a Francisca, che li raggiunse e cominció a fare il solletico a Raimundo per distrarlo.
Lui lasció andare il bambino e immobilizzó Francisca sul divano.
-dai Andrès, falle il solletico-.
-no, no, Andrès, per favore- lo supplicó Francisca, cercando di riprendere fiato dopo le risate causate da Raimundo.
-va bene, ti lascio stare, peró tu e Raimundo dovete raccontarmi la storia della buona notte insieme-.
-va bene campione, quello che vuoi- disse Raimundo.
Finalmente, dopo quasi un'ora di racconto, il piccolo si addormentó. Dovevano parlare, così, tornarono in salone. Non voleva dirgli dell'aggressione, sapeva che avrebbe potuto commettere una stupidaggine, ma doveva trovare il modo di rendere credibile la sua storia anche omettendo quel dettaglio.
Erano seduti sul divano, quando Francisca cominció a raccontare;
-vedi, ho promesso di resistuirgli ció che gli devo a causa di Salvador e, dato che ho messo in chiaro che non mi sarei mai sposata con lui, ha accettato-.
Raimundo la guardó, perplesso.
-sei sicura che non sia successo nient'altro?- chiese, prendendo le mani di Francisca tra le sue.
-sono sicura- rispose, togliendo lo sguardo dal suo.
-ti ha fatto qualcosa?- Raimundo alzó il tono di voce.
-no, assolutamente no, è andata come ti ho detto- cercó di convincerlo lei.
-senti, non voglio parlare di lui, non voglio parlare affatto- aggiunse, avvicinandosi a lui e baciandolo con passione.
Raimundo non le aveva creduto, ma era troppo stanco per discutere con lei.
Si fece condurre nella sua stanza e, dopo tanto tempo, si amarono senza fretta, sfruttando ogni istante che passarono insieme.
La mattina seguente, stavano facendo colazione tutti e tre insieme, quando vennero interrotti dall'arrivo della guardia civile.
-che cosa desiderate, sergente?- chiese Francisca, desiderosa di mandarli via.
Raimundo e Andrès erano rimasti seduti al tavolo, posizione da cui non riuscivano a sentire quello che si stavano dicendo.
Quando Francisca tornó da loro, Raimundo  notó immediatamente la preoccupazione sul suo viso.
-Francisca, che cosa succede?- le chiese.

Non dimenticarmi - Francisca&RaimundoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora