12. Un vile ricatto

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-cosa avete detto?-
Don Anselmo era incredulo, non poteva credere alle parole che aveva appena sentito uscire dalla bocca di Francisca Montenegro.
-quello che avete sentito, padre. Voglio che organizziate le nozze il prima possibile-
Francisca cercó di risultare il più naturale possibile, ma le risultó molto difficile.
-ma, com'è possibile, donna Francisca? Lo avete appena conosciuto!-
-da quando i preti si immischiano in queste faccende?- rispose lei
-ho deciso di sposarmi e lo faró. Se voi non vi sentite di officiare la cerimonia, chiederó a qualcun'altro-.
Don Anselmo se ne andó, dandole la sua parola che lui si sarebbe occupato di tutto.
Appena rimasta sola, Francisca ripensó a quanto era successo il giorno prima:

"-Temo di non capirvi, don Josè- gli disse, tentando di fargli cambiare idea
-io credo di sì invece. Non è difficile da comprendere: questo foglio porta la firma del vostro defunto marito, Salvador Castro, in cui afferma che non potendo pagare il debito che ha verso di me, mi cede la Villa e tutte le proprietà annesse-.
Aveva quel documento da anni, ma non era mai uscito allo scoperto; aveva deciso che avrebbe aspettato il momento più opportuno e quello lo era.
-avete due giorni di tempo per lasciare questa casa e cedermi tutte le proprietà..a meno che non accettiate la mia proposta-.
Francisca fu costretta ad accettare: se gli avesse lasciato quello che voleva, lei sarebbe caduta in rovina e non l'avrebbe permesso, soprattutto ora che doveva pensare ad Andrès."

-perchè non lo facciamo sparire?- le chiese Mauricio.
-ci ho pensato, ma non possiamo. Ha giá messo al corrente i suoi avvocati e se gli succedesse qualcosa non esiterebbero ad incolpare me- gli rispose Francisca.
Non c'era altra soluzione; avrebbe dovuto sposarsi e ancora una volta con un uomo che odiava.
"Ormai non mi importa più nulla" si disse. Ed era vero; dopo la morte di Raimundo, non le interessava quello che le sarebbe potuto succedere, non aveva più le forze per lottare.

-tra un mese? Ma, don Anselmo, è un'eternità!-
Josè Primo non vedeva l'ora di sposarsi e diventare il proprietario della fortuna di Francisca, ma il prete non era riuscito ad anticipare le nozze.
-è la prima data disponibile- spiegó il sacerdote -e poi, andiamo, non mi sembra che dobbiate aspettare tanto-.
Aveva intuito che qualcosa non andava, ma Francisca non gli aveva rivelato nulla e lui non sapeva cosa fare perchè si confidasse con lui.

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Grazie all'aiuto di Melquiades, Raimundo era su un treno che lo avrebbe portato a Madrid, da dove ne avrebbe preso un altro per Munia e da lì a Puente Viejo la distanza era poca.
Il suo amico gli aveva anche raccontato tutto quello che sapeva sulla sua vita; gli aveva parlato dell'università che avevano frequentato insieme, della locanda, di Emilia, di Sebastian, perfino di Tristan, ma non aveva voluto raccontargli niente di Francisca; quello che univa quei due era qualcosa che lui non era in grado di spiegare, gli disse solo che c'era una donna che sicuramente lo stava aspettando a braccia aperte.
Era immerso nei suoi pensieri, quando sentì che il treno si era fermato.
Erano arrivati al confine tra Spagna e Portogallo e i controllori dovevano assicurarsi che tra loro non ci fosse nessun terrorista.
-documenti prego- gli disse uno di loro.
Raimundo si sentì gelare; nella fretta di tornare a casa non si era minimamente preoccupato di quel particolare.
-non ce li ho- rispose.
-ma posso spiegarvi. Vedete, ero a Lisbona e non so come sono finito in coma per diverse settimane, quando mi sono svegliato non ricordavo più il nome. Per fortuna ho incontrato un mio vecchio amico che mi ha detto come mi chiamo e dove vivo ed è lì che sto andando-.
-e voi pensate che io debba credere a una storia del genere?!- gli disse il controllore.
-vi giuro che è la verità-
-mi dispiace, ma devo portarvi in caserma per accertarmi che stiate dicendo la verità-
Così, lo fece alzare e gli chiese di seguirlo; Raimundo non aveva altra scelta.

Non dimenticarmi - Francisca&RaimundoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora