11. "Non ti ricordi di me?"

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Era nel suo studio, intenta a sistemare i conti della tenuta, quando sentì bussare alla porta. Si accorse subito che erano le mani di un bambino, ma decise di reggergli il gioco
-chi è?- chiese, fingendo di essere sorpresa
Andrès aprì la porta, allargando le braccia e tenendosi alle maniglie e, mostrandole un gran sorriso, esclamó
-sono io!-
Francisca ricambió il sorriso, mentre il bambino si avvicinava alla scrivania con una mano dietro la schiena, cercando di nascondere un foglio di carta.
-che cosa nascondi lì dietro?- gli domandó Francisca non appena lui si sedette sulle sue gambe.
-niente- rispose, cercando di nascondere ancora di più ció che aveva in mano.
Francisca allora glielo prese e lo guardó.
-questi siamo io e te?- Andrès aveva chiesto a Mauricio di disegnare lui e Francisca
-questo sono io e questa sei tu- spiegó
-e i nomi sopra li ho scritti io- concluse soddisfatto.
Francisca gli sorrise e gli diede un sonoro bacio sulla guancia. Lo adorava ogni giorno di più e Andrès non perdeva occasione per ricordarle che aveva fatto la scelta giusta a tenerlo lì con sè.
Stava finendo di fare i conti, sempre con Andrès seduto sulle sue gambe, quando Fe entró nello studio per avvisarla che il signor Primo era di nuovo lì a farle visita.
Non lo sopportava, ma almeno quel giorno avrebbe concluso l'affare e non l'avrebbe più visto. Al solo pensiero di dover passare altro tempo con lui, non riuscì a non sbuffare sonoramente, tanto che Andrès scoppio a ridere e Fe dovette trattenersi.
-buon pomeriggio, don Josè- lo salutó
-ho già preparato il contratto per la vendita, se volete passare nello studio possiamo firmarlo- gli disse, cercando di rendere la visita il più breve possibile.
-temo che ci sia stato un cambio di programma- la freddezza con cui pronunció quelle parole e il ghigno con cui le accompagnó la fecero rabbrividire.

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All'ospedale c'era un gran via vai e i posti per i malati erano sempre di meno, quindi quelli che erano già lì venivano mandati via appena potevano. A lui toccó la stessa sorte; si ritrovó in mezzo alla strada, senza soldi e senza nemmeno sapere chi fosse.
Fortunatamente, per una volta la fortuna era dalla sua parte.
-Raimundo!- sentì dietro di lui che qualcuno gridava un nome che gli suonó famigliare.
-Raimundo fermati!- incuriosito, si giró e vide che quell'uomo stava parlando con lui.
-buongiorno, scusatemi, ho avuto un incidente- si scusó Raimundo
-lo vedo- rispose
-non mi riconosci? Sono Melquiades, il tuo migliore amico dai tempi dell'università. Vent'anni fa ci siamo rivisti a Puente Viejo-
Raimundo non aveva la minima idea di chi fosse; temeva che fosse un uomo che voleva approfittarsi della sua amnesia, ma d'altronde non aveva altra scelta che credergli.
-Melquiades, ho perso la memoria, ho bisogno del tuo aiuto per tornare a casa mia- gli disse
-certo, tutto quello che vuoi amico mio. Ti avverto che non sarà facile, perchè la città e i dintorni sono ancora piuttosto agitati, ma ti assicuro che prima o poi ti riporteró in Spagna-

Non dimenticarmi - Francisca&RaimundoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora