02. 16.45-16.59

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16.45: era arrivato in stazione un quarto d'ora prima della partenza del treno, così da poter fare il biglietto con calma.
Era lì, in piedi di fronte alla banchina, a fissare un punto qualsiasi davanti a lui.
Stava per dire addio alla sua terra, ai suoi ricordi, ai momenti di gioia che aveva condiviso con gli abitanti di Puente Viejo, a tutte le disgrazie che avevano segnato gli ultimi anni e soprattutto a lei, all'unica donna che avesse mai amato, che continuava ad amare più della sua vita nonostante il destino si fosse impegnato a separarli ancora una volta.

16.50: aveva ordinato all'autista di andare il più veloce possibile, non poteva permettersi di arrivare tardi, non poteva lasciarlo partire. La sua mente voló inevitabilmente a qualche anno prima; anche in quell'occasione lui aveva deciso di andarsene, perchè non riusciva ad accettare il fatto di averla usata come merce di scambio per cercare di salvare suo figlio

"-Che cosa ci fai qui?-Le chiese Raimundo, guardandola negli occhi.
-non lo so nemmeno io. Forse sono venuta a salvare uno dei pochi ricordi di gioventù per i quali è valsa la pena vivere- rispose lei, rigirando fra le mani il fiore di carta giallo che le aveva regalato Raimundo prima di partire.
Era convinto che fosse lì per insultarlo, per recriminargli tutto il male che le aveva fatto, ma lei lo sorprese
-non sono qui per insultarti, sono qui per dirti di non salire su quel treno-
Lo aveva colto alla sprovvista; non si sarebbe mai immaginato di trovarsela davanti chiedendogli di restare.
-se pensi che andandotene riuscirai a dimenticare quello che senti per me, tutto quello che abbiamo vissuto, allora vattene, ma non tornare, perchè io non vorró saperne più niente di te- continuó Francisa, cercando di convincerlo.
Se ne stava andando, quando sentì che qualcuno la afferrava per un braccio.
-e ora cosa succede, Francisca Montenegro?-
-come te, non lo so Raimundo ulloa, non lo so-"

16.55: ci si poteva già sistemare nelle carrozze, così salì i due gradini che separavano la banchina dal portellone e salì.
Cercó il suo posto e si sedette ad aspettare. Sperava solo che il treno partisse il prima possibile, non avrebbe sopportato ancora a lungo di stare lì, così vicino a lei, ma allo stesso più lontani che mai. Avrebbero iniziato entrambi una nuova vita e cercare di dimenticarsi l'uno dell'altra era la cosa migliore. Aveva fatto di tutto per non farle venire a sapere della sua partenza; sapeva che se lei lo avesse supplicato di restare avrebbe ceduto.

16.59: la macchina non si era ancora fermata del tutto, quando Francisca aprì la portiera e si precipitó nella stazione. Si diresse verso i binari chiedendo quale fosse il treno diretto a Lisbona.
Finalmente trovó quello giusto e lo vide, seduto al suo posto vicino al finestrino, con lo sguardo perso nelle pagine di un libro. Si avvicinó più in fretta che potè, ma quando era ormai a pochi metri dal treno, il controllore la fermó
-dovete prendere il treno?- le chiese
-no, devo parlare con uno dei passeggeri- non fece in tempo a terminare la frase che vide il treno muoversi lentamente.
Disperata, si liberó del controllore e si mise a correre lungo la banchina nella speranza che lui la vedesse.
-Raimundoooo!- gridó il suo nome più forte che potè per farsi sentire, ma il rumore del treno in movimento era troppo assordante.
Lo rincorse fino alla fine della banchina, poi dovette arrendersi.
Lo vide sparire oltre la stazione e, con gli occhi pieni di lacrime, si inginocchió a terra, sfogando il suo dolore in un pianto straziante.

Non dimenticarmi - Francisca&RaimundoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora