04 || Terzo Piano

1.5K 102 0
                                    

"Bene, allora oggi resterete entrambi qui a pulire al posto loro!" Urla la preside sbattendo la porta del suo ufficio. Io mi volto verso Michele, ma lui si sta già allontanando.

30 minuti prima

Appena suona la campanella che segna l'inizio della pausa, scatto in piedi e mi precipito fuori dalla classe. Giro a destra e arrivo alla macchinetta distributrice quasi per prima: fortunatamente ci metto poco tempo e mi rimane ancora qualche minuto per cercare Michele. Da quando due giorni fa mi ha lasciata sola con Luca non mi ha più rivolto la parola, nonostante le mie chiamate.

Salgo al terzo piano dove trovo la porta della sua classe, la VA, la apro senza pensarci e quando mi affaccio trovo solo due persone nella classe: Michele e una ragazza. Li osservo per qualche secondo, poi scuoto il capo e mi riprendo.
"Dobbiamo parlare" rimango sulla porta sperando che sia lui a venire verso di me.
"Ora non posso" il suo tono è scocciato e sembra solo stufo di vedermi.
"Ma che ti prende?" sbuffo "dobbiamo parlare, è importante..." la mia voce viene interrotta dal suono perforante della campanella.

"È suonata, ne parleremo un'altra volta" torna a chiacchierare con la rossa che è seduta davanti a lui, ma io non me ne vado.
"Pensi che mi farò fermare da un cambio dell'ora?" lascio andare una risata e mi sposto sullo stipite per lasciar entrare gli studenti. Tutti mi guardano come se fossi un alieno vestito da panda.
"Smettila di..." inizia a parlare Michele, ma la professoressa che entra nell'aula risolve il problema per lui.
"Penso lei debba tornare in classe signorina" mi guarda e sorride, invitandomi ad uscire e chiudere la porta.

Non saluto neanche e sbatto la porta senza preoccuparmi delle conseguenze, come al solito. Mi sento strana e andare a lezione è l'ultima cosa che voglio fare, quindi mi rifugio sulle scale antincendio del terzo piano. Estraggo il pacchetto di sigarette e l'accendino dalla tasca dei jeans e fumo l'ultima rimasta, cercando di non perdere la calma.
Cosa passa per la testa di quel ragazzo? Possibile che i casi umani li trovi tutti io?

Quando suona la campanella successiva, decido di approfittare del cambio d'ora per trovare Michele e costringerlo a parlare con me. Mi riaffaccio alla porta della classe una volta che l'insegnante si è allontana e lui stavolta si alza e mi raggiunge.
"Vieni" sbuffa e indica la fine del corridoio, lo seguo fino alle scale dov'ero seduta fino a poco prima e si ferma.

"Senti io..." non mi lascia nemmeno spiegare perchè sono qui.
"Smettila di cercarmi" la campanella suona, ma lui sembra non prestarvi attenzione "davvero, non voglio più aiutarti, quindi trova qualcun altro" lo guardo per qualche istante; mi sento offesa e stupita da questa sua idea. È impazzito per caso? Averlo paccato una volta gli ha dato così fastidio? Mi viene quasi da ridere.
"Non puoi scaricarmi così, anche perchè non ti ho scelto io ma il mio professore quindi se proprio volessi lasciar perdere l'incarico dovresti parlare con lui e..."

"Benissimo" la voce stridula e familiare della bidella si fa spazio nella mia mente.
"Cazzo" sbotto per lo spavento, portando le mani al petto istintivamente.
"Complimenti per il linguaggio" ironizza la vecchia gallina.
"Ma cosa vuole lei?" appena finisco la frase, Michele mi guarda così male che penso potrebbe incenerirmi con quegli occhioni verdi.
"Manca anche di rispetto al personale scolastico?" porta le mani ai fianchi facendomi ridere.
"Ora si chiamano così le professioni inutili?" Alzo la voce senza pensare che non sono sola con la bidella come nei nostri altri scontri.

"Ariana smettila" mi rimprovera Michele senza neanche guardarmi.
"Troppo tardi signorino" gracchia "seguitemi in presidenza" provo a protestare, ma vengo fermata dal moro che cerca di limitate i danni. Quando entriamo la preside alza gli occhi al cielo, probabilmente stufa di vedermi. La bidella racconta concitata gli accaduti esagerando tutto e io vengo zittita ogni qualvolta cerco di difendermi.
"Penso che serva una punizione per entrambi" sbotta la bidella dopo minuti di discorso.
"Non credo sia il caso" ribatte Michele con voce pacata ma ferma. Mi piacerebbe avere la sua capacità di restare calma davanti alle situazioni che mi fanno arrabbiare. Non sono mai stata brava a controllare le emozioni.

"Avete insultato la mia professione" incrocia le braccia al petto, fiera si qualcosa che probabilmente non ha nemmeno scelto lei di fare.
"Signora non si permetta di includere anche me in questo collettivo, io al contrario di questa selvaggia non ho detto niente sulla sua posizione in questa scuola. Anche perché se dovessi criticarla, non lo farei certo per la sua scelta lavorativa, quanto per il modo indecente e maleducato in cui svolge il suo compito" sbotta, ha proprio perso la pazienza. Appena realizza quello che ha detto si tappa la bocca e si scusa un centinaio di volte. Io scoppio a ridere, guadagnandomi rimproveri da ben tre persone contemporaneamente. Selvaggia, sul serio?

"Bene, allora se mi scusate io avrei una scuola da controllare. Dato che ritenete entrambi che il personale scolastico sia tanto inutile e non qualificato, oggi resterete entrambi qui a pulire al posto loro!" Urla la preside per sovrastare le nostre voci, ordinandoci poi di lasciare il suo ufficio.
"Signora è illegale" prova a ribattere Michele, che per la prima volta da quel poco tempo che lo sconosco, sembra infuriare.
"Non importa, provi a riportarmi e vedremo quanto tempo impiegheranno a verificare se è davvero accaduto. Non prendiamoci in giro Bravi, voi lo farete legale o meno" provo a voltarmi e dire qualcosa a Michele, ma lui è gia lontano nel corridoio.

Feelings||Michele Bravi (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora