È il terzo giorno e mi sento addosso tutta la pesantezza del dover tornare nella città che ho sempre chiamato casa. Ho sempre sottovalutato il potere di un viaggio, del partire e staccarsi dai problemi, ma ho sempre sottovalutato anche il ritorno. Scappare dalle difficoltà è facile e spesso diventa piacevole, ma prima o poi tutto va affrontato.
Appena sveglia chiamo i miei come gli altri giorni, nonostante i miei diciassette anni mi sento ancora in dovere di telefonare tutti i giorni, e li sento sempre più strani. Sembra che mi nascondano qualcosa, ma non lo farebbero mai, ed è solo una percezione. Si comportano come gli altri giorni, ma tra un sospiro e l'altro si sente qualcosa di diverso.
"Buongiorno principessa" la voce ironica di Lorenzo mi accoglie facendomi sorridere anche di prima mattina.
"Ehi" prima che possa continuare chiedendogli come ha dormito, una voce ormai nota si fa sempre più vicina.
"Oh ma guarda chi si è svegliata" Emil si presenta dal corridoio con un sorriso stampato sul viso.
"Ciao" mi alzo dalla sedia e appoggio il pane che stavo tagliando "come mai qui?" Lo abbraccio e lui contraccambia donandomi un pizzico della sua allegria.
"Un piccolo saluto, domani parti vero? Quindi non volevo perdermi un attimo" sorride nuovamente e io contraccambio.
"Che carino" uso un tono volutamente ironico e tutti e due i ragazzi ridono.Ci sediamo insieme e facciamo colazione parlando di un film che io e Lorenzo abbiamo guardato la sera prima, di cui io ricordo poco. Passiamo da un tema all'altro e senza che io me ne accorga il sole arriva dritto sul puntò più alto del cielo e arriva l'ora di pranzo, quando noi siamo ancora seduti con pane e nutella davanti.
"Penso che sia arrivato il momento di sparecchiare" mi alzo e inizio a sciacquare i piatti e sistemarli nella lavastoviglie. "Io vado a prepararmi, usciamo pomeriggio? Vorrei fare un po' di shopping se non vi dispiace" loro sono stranamente d'accordo. Non pensavo fossero amanti di negozi, soprattuto se con me, eppure mi sbagliavo. In bagno mi rendo presentabile con un po' di trucco e dei vestiti puliti, tra gli ultimi rimasti nella mia valigia.
Mentre piego accuratamente il pigiama, sento improvvisamente la malinconia che si prova quando si sta per lasciare il luogo della felicità, o come minimo della pace. Sospiro e mi perdo nei miei pensieri mentre osservo il muro bianco davanti a me. "Sei caduta nel cesso?" Emil mi raggiunge e non trovano la porta del bagno aperta entra e mi vede immobile seduta sulla vasca accanto alla valigia.
"Che ci fai con una valigia in bagno?" Si avvicina un po' preoccupato e la prende per riportarla in salotto, dove dovrebbe stare.
"Era per scegliere i vestiti, mi ero persa nei miei pensieri" sospiro e infilo la giacca che giace sull'appendiabiti. Mi mancheranno queste uscite casuali con due persone che mi mancheranno più di tutte. Con Lorenzo so che resterò in contatto, anche grazie a Sofia, ma so che Emil sparirà prima di quanto me ne potrò rendere conto e questo mi fa stare male. Lo conosco da pochissimo, eppure non so per quale motivo vedo in lui la leggerezza che tanto cerco.Mi costringo a liberare la mente man mano che scendiamo gli scalini e una volta raggiunto il pesante portone rosso scuro mi sento quasi più calma. Usciamo e lo richiudiamo alle nostre spalle, il tonfo sordo mi permette di immaginare tutti i miei problemi chiusi dietro quella barriera di legno e ferro.
"Dove andiamo di bello?" Domanda il biondo prendendomi a braccetto per fare il verso alle amiche."A comprare trucco" gli reggo il gioco, lasciandogli intendere che sarà veramente così.
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Feelings||Michele Bravi (in revisione)
FanfictionHo sempre amato il caos, mi sono sempre presa ciò che mi spettava e ho sempre vissuto il momento. Come diceva Orazio? Carpe diem no? Quella frase ormai mainstream in cui tutti fingono di vedere qualcosa, ecco, io credo di vederci me stessa. Tutto m...