18 || Cielo grigio

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apro gli occhi infastidita dalla luce del sole di Milano alle dieci e mezza di un sabato mattina di ottobre. sento il profumo di pioggia nell'aria che entra dalla finestra semiaperta e sorrido notando il cielo rannuvolato che lascia solo uno squarcio di blu dove splende il sole.

penso di essere meteoropatica al contrario, ogni volta che il cielo si rabbuia e le nuvole creano un muro bianco che sembra morbido e confortevole mi sento meglio. forse perché sono come il cielo grigio d'autunno, il mio umore, io, i miei sentimenti sono così.

provo a fare una doccia calda che solitamente mi rilassa e mette di buon umore, ma qualunque cosa cerchi di fare non riesco a togliermi un peso dal petto e l'immagine di Michele che corre via da me rimane impressa nella mia mente, indelebile.

senza che me ne accorga tra studio e un'oretta passata ad asciugare i lunghi capelli che ormai raggiungono quasi il mio fondoschiena, arriva l'ora di pranzo e io non avendo fatto colazione sono ben felice della pasta al pomodoro e olive preparata da mio papà. appena mi siedo al tavolo, i miei mi sommergono di domande sul perché non ho mangiato e su come mi sento.

"bene credo, ho solo litigato con una persona, ma non ne voglio parlare" provo a evitare domande e loro accettano la mia decisione. se c'è una qualità da riconoscere ai miei genitori è che mi lasciano sempre la libertà di cui ho bisogno quando gliela chiedo. "a voi andrebbe bene se io tagliassi i capelli?" entrambi sgranano gli occhi e mi guardano come se avessi appena ammesso che nella notte squarto persone e le brucio in cantina.

"calma, non pensavo di dargli fuoco, vorrei solo accorciarli e cambiare un po', insomma è da anni che ho sempre i capelli ai gomiti e sono un po' stufa ecco" provo a spiegarmi e loro acconsentono a pagarmi il parrucchiere seppur un po' riluttanti. penso a chi posso chiedere di accompagnarmi e la prima persona che mi passa per la testa è, ovviamente, la mia migliore amica.

provo a chiamarla, ma lei risponde con un messaggio e si scusa dicendo che è in montagna con Matteo, il suo quasi ragazzo che ha una casa in Trentino. rimango vagamente infastidita, perché non me l'ha detto? poi arrivano i sensi di colpa, perché io ero troppo impegnata a lamentarmi di me e Michele.

mi fermo a riflettere e realizzo che non ho nessun'altra amica a cui chiedere. dover curare di più i miei rapporti con il mondo, fin da quando ero alle medie mi sono sempre solo affidata a Virginia. e se avessi bisogno di qualcun altro?

"cosa vuoi?" la voce che mi risponde è calda e roca, probabilmente il demente si è appena svegliato.
"non volevo chiedere a te ma" prendo un respiro e sento che lui ride "mi accompagneresti in un posto?" so che se gli dicessi dove mi riderebbe ulteriormente in faccia e farebbe qualche battuta stupida che non voglio sentire.

"dove? a comprare smalto e trucchi o a farti i capelli?" ecco, per l'appunto.
"se non vuoi chiedo a...qualcun altro" sbuffo, non ho di certo voglia di stare al gioco oggi. non ho un buon rapporto con la razza maschile da quando ho litigato con Michele ore fa.
"solo perché non ho nulla da fare" bugia "alle tre posso passare a casa tua?" annuisco per poi realizzare che non puoi vedermi. forse lui non è l'unico demente.
"certo, poi andremo in Duomo e lì vedrai" una risatina accompagna il saluto che arriva dal microfono del cellulare.

poche ore dopo dono quasi presentabile e mi trovo fuori dal portone di casa con il cellulare fra le mani mentre cerco l'indirizzo del parrucchiere che ho trovato su internet e che ho chiamato per il taglio. avevo pensato anche a qualcosa di più drastico come una tinta, magari una decolorazione, ma sapevo che me sarei pentita. Cameron si presenta vestito come al solito bene e mi accompagna senza troppe battute, anzi facendo discorsi sensati e quasi interessanti.

quando gli svelo la destinazione inscena un teatrino, ma alla fine entra nel salone con me e resta lì per l'ora che ci vuole a lavare, tagliare, asciugare e lisciare i miei, ormai non più così lunghi, capelli. pago ed esco con gli occhi dell'americano puntati au di me.
"cosa ne pensi? ti fanno così schifo che non puoi non guardarli?" cerco di prevenire le sue battute, ma so che troverà comunque qualcosa di stupido da dire.
"sei bella dai" sgrano gli occhi, ha davvero detto qualcosa di sincero a me? un complimento poi? rido e lui mi avverte "non abituartici però!"

"ah spiegami come fai a non conoscere Michele ma a conoscere Lorenzo, che è fidanzato con la sua migliore amica! poi tu sei arrivato da poco, come hai fatto amicizia con lui?" dico tutto ad una velocità tale che lo destabilizzo e lui, ovviamente fa quello che gli riesce meglio: ride.
"ci siamo conosciuti online, abbiamo entrambi la passione della musica e quindi abbiamo parlato per mesi sui social, poi ci siamo visti e subito abbiamo capito che eravamo fatti per essere migliori amici" annuisco e ascolto la storia com attenzione.

poi, qualcosa nel mio campo visivo cattura la mia attenzione: un ragazzo che sta tenendo per mano una ragazza. lei è seduta sulle sue gambe e parla di qualcosa con foga. chi sono? Michele
è riconoscibile lontano chilometri e la ragazza non so chi sia.
"dimmi che non è vero" sospiro e mi fermo accanto al biondo portando le mani nei capelli perfettamente ordinati.
"purtroppo è reale, ma che è successo?" si volta e io scuoto il capo, poi incontro gli occhi verdi del moro e mi immobilizzo.

Feelings||Michele Bravi (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora