11 || Sofia

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Arrivo al campo da calcio e impiego qualche minuto a orientarmi e capire dove si trovi Lorenzo. Quando lo noto in uno dei gradini più alti, attraverso gli spalti semi vuoti per raggiungerlo. «Ciao Lorenzo» saluto e lui si volta sorridente, avvicinandosi e baciandomi la guancia.
«Tutto bene? Pronta per matematica?»
«Tutto okay tu? Come sei messo? Penso ci vorrà tanto impegno per recuperare il mio 4+» Strabuzza appena gli occhi, scoprendo i denti e assumendo un'espressione preoccupata volutamente esagerata.
«Vedremo cosa posso fare...» estraggo un quaderno lilla un po' smangiucchiato ai bordi. Negli ultimi mesi è l'unica cosa che ho portato a scuola per "prendere appunti", quindi se c'è anche solo qualcosa riguardante matematica, è qui. «Perché ci sono delle pagine sul purgatorio?» Domanda Lorenzo guardandomi storto.
«Diciamo che non sono la persona più ordinata del mondo» taglio corto iniziando a sentire delle urla provenire dal campo. L'arbitro sta facendo mettere in posizione tutti i giocatori e probabilmente gli allenatori li incitano a giocare la miglior partita di sempre. Cosa che immagino dicano ogni singola volta che si scende in campo.

«Quando hai smesso di interessarti alla scuola?» Mi volto verso Lorenzo, da cui proviene la domanda totalmente inaspettata.
«Quando hai iniziato a farmi domande esistenziali?» Ribatto e lui sorride appena.
«Touché, volevo solo capire cosa ti avesse spinta ad arrenderti» lo guardo un momento, cercando di capire se pensa che qualche tecnica inversa delle elementari possa funzionare con me.
«Non mi sono arresa e no, non funzionerà la tua tattica del farmi arrabbiare e incanalare il tutto in qualcosa di produttivo tipo studiare.»
«Che tecnica?» Sembra quasi sincero, che sia solo bravo a recitare? «Te lo chiedo perché io ho fatto la stessa cosa. A diciotto anni ho
mollato la scuola per iniziare a fare foto e andare in skate. Diciamo che negli ultimi mesi di liceo scientifico non ero al massimo delle mie prestazioni ecco» si gratta la nuca e io mi fermo ad ascoltare incantata.
«E i tuoi? Nessuno ha cercato di fermarti?»
«Certo, ma ormai avevo diciotto anni e stavo per trovare un lavoro per mantenermi, almeno in parte, quindi nessuno poteva farci niente» gli occhi di Lorenzo sono scuri e la pupilla è sempre più stretta, illuminata dal sole di questo pomeriggio primaverile.

«Hai poi fatto la maturità?» Scuote il capo e io mi sento improvvisamente compresa. Mi rendo conto che davanti a me non ho qualcuno come Virginia, Michele, Cameron o perfino Luca che nonostante tutto riescono sempre a uscire dalle difficoltà. Sto parlando con una persona che dalla ribellione non ci è ancora uscita e nonostante ciò cerca di riportarmi sulla buona strada, o quella che tutti pensano sia tale.
«È la cosa che mi dispiace di più, oggi non sei nessuno senza diploma, però sai...» il discorso che stava iniziando a diventare paternale, viene interrotto dall'arrivo di qualcuno alle mie spalle che fa sorridere il castano come non l'ho mai visto fare prima.
«Ciao» sorride e si alza, così io faccio lo stesso e davanti a me trovo due figure. La prima è una ragazza alta e con un fisico che sembra disegnato da un pittore francese, i capelli biondi fluenti e gli occhi che sembrano riflettere tutte le sfumature del cielo azzurro.
«Ehi» saluto un po' insicura, sentendomi improvvisamente la persona più sgraziata e a disagio del mondo.
«Piacere Sofia» mi porge la mano rivelando un sorriso impeccabile «tu devi essere Ariana no? Lorenzo mi ha detto che ci saresti stata!» Sembra entusiasta di avermi conosciuta anche se non sa minimamente che tipo di persona io sia.

La lascio passare così che passi a salutare il
suo ragazzo e mi dedico all'altra persona, che segue Sofia a ruota. Purtroppo però quando torno a voltarmi verso di essa, trovo un viso che ha qualcosa di familiare.
«Michele» mi lascio sfuggire, una sola parola che tradisce la mia sorpresa e tutte le emozioni contrastanti che si nascondo dietro questo incontro.
«Non sapevo fossi tu la ragazza di cui parlavano...» dice come se dovesse difendersi, o mettere in chiaro che a lui non interessava vedermi «è stato un caso.»
«Okay, non ti avrei mangiato in ogni caso» la butto sul ridere e mi sposto accanto a Lorenzo, sul lato vuoto, aiutandolo a cercare le giuste pagine del mio quaderno.
«Matematica? Lorenzo è la persona giusta allora! Fa finta di essere caduto dalle nuvole ma in realtà era il migliore della sua classe» mi fa l'occhiolino la bionda. È perfettamente inserita, è stata qui con noi tre minuti e sembra già conoscermi da anni e avere con me un rapporto di totale confidenza. Perché io non ho questo talento?

Feelings||Michele Bravi (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora