Appena finito di bere la nostra cioccolata, scambiando solo poche parole di cortesia con la barista amica di Michele, usciamo da piccolo locale e io mi fermo nel bel mezzo del marciapiede. Mi sento in dovere di spronarlo a parlare, perchè per quanto mi piaccia stare con lui, non ho tutto il tempo del mondo.
"Che c'è?" Chiede come se avessimo appena fatto la cosa più normale del mondo.
"C'è che mi hai trascinata fuori dalla classe per parlare, mi porti in un bar e non proferisci parola, poi sei improvvisamente gentile e mi offri da bere. Che hai?" Provo ad assumere un'aria severa, ancora più calcata dal mio tono di voce 'intimidatorio'.
"Vieni con me?" Rimango spiazzata dalla sua domanda, ma annuisco titubante senza sapere a cosa sto andando incontro.
"Dove?" provo a indagare mentre camminiamo per le strade affollate di Milano alle una di pomeriggio."Il mio posto preferito. Lì posso riflettere e possiamo parlare in pace" sorride senza neanche guardarmi. Sembra così assorto, distratto e gioioso mentre probabilmente ricorda i bei momenti passati in quel luogo, che non si accorge di un palo davanti a lui.
"Attento" urlo istintivamente tirandolo per un braccio e facendolo finire quasi sopra di me contro il muro di un edificio."Scusa, ero distratto" bisbiglia con il viso a pochi centimetri dal mio, mentre cerchiamo entrambi di stabilizzare il battito cardiaco.
"Mi sono spaventata" porto la mano al cuore e cerco di respirare con tutta la calma possibile. Il mio battito accelerato peggiora soltanto, quando Michele decide di avvicinarsi ulteriormente per controllare che non mi sia fatta male. Ci conosciamo così poco eppure riesce a mettermi ansia meglio di chiunque altro.Il moro fa qualche passo indietro e io lo guardo a lungo, poi entrambi scoppiamo a ridere.
"Sono un coglione" ride e indica la strada ricominciando a camminare.
"Abbastanza" sorrido mentre attraversiamo la strada. Continuiamo a vagare apparentemente senza una meta fino a che non scorgiamo un parco in lontananza, mi fermo e osservo ciò che mi circonda senza capire dove mi trovi."Dove siamo?" Continuo a cercare dei riferimenti, ma non riesco a localizzarmi.
"Parco di Trenno, davvero non lo conosci?" Sgrana gli occhi facendomi ridere per l'espressione.
"No, non mi piacciono i parchi" ammetto e lui emette uno strano verso a metà tra una risata e uno sbuffo di disapprovazione.
"Comunque tutti i milanesi lo conoscono"
"Ne dubito, in ogni dubbio io non rientro nella categoria" mi difendo scrollando le spalle. Nel frattempo entriamo nella grande distesa verde animata da persone che leggono, vanno in bici, corrono e portano a passeggio il cane."Davvero?" Sembra sorpreso, come se chiunque abita a Milano dovesse esserci nata e cresciuta. Ci sediamo uno di fronte all'altro all'ombra di alcuni alberi, appoggiandoci ai nostri zaini.
"No per finta" sorrido cercando di non rompere le poche cose che tengo nello zaino con il mio dolce peso.
Michele finge una risata ironica "dove vivevi?"
"A Lucca, dove sono nata. I miei si sono trasferiti qui per lavoro" controllo l'ora sullo schermo del telefono e lui coglie l'occasione per prendermelo dalle mani e controllare lo sfondo."Chi è questa bellezza?" scherza riferendosi alla foto che ritrae me e Virginia mentre ridiamo "quanti anni avevi?"
"La smetterai mai con le domande? Comunque avevamo dieci anni" è stata la mia migliore amica dalla quinta elementare: non ci siamo mai separate, nonostante tutte le litigate ci siamo sempre state l'una per l'altra. Quando mi ero trasferita lei era l'unica a parlarmi nella classe in cui ero finita, nessuno voleva come amica 'quella nuova'."Parliamo di quell'energumeno del tuo fidanzato" sbuffo una risata e guardo Michele negli occhi qualche secondo. Nella sua voce c'è una nota di disapprovazione, che sia gelosia?
"Quando ci siamo visti mi ha fatto una scenata da maniaco, così per farlo sentire in colpa gli ho detto del bacio e l'ho lasciato in sospeso" gli occhi verdi del moro si sgranano."Non è stata la più arguta delle idee" c'era ancora quel qualcosa nella sua voce che non mi convinceva. "Comunque devi dirgli che mi lasci in pace, io ci ho provato, ma siamo quasi finiti per fare a pugni" scrollo le spalle subito.
"Non mi darà mai ascolto ora che quasi non parla con me, e poi te l'ho gia detto non spetta a me" rifletto un attimo su qual è la scelta migliore per tutti "posso provare a farlo ragionare quando ci parlerò, ma non ti prometto niente".
Restiamo seduti uno accanto all'altro a parlare di scuola, musica, cani e quanto entrambi non sopportassimo l'impossibilità di vedere le stelle dalla città."Cazzo" sbotto appena abbasso lo sguardo sul cellulare per controllare l'ora "io devo incontrare Cameron" mi alzo di scatto.
"Chi è Cameron?" Domanda il riccio confuso, iniziando a raccogliere le sue cose con la lentezza che lo contraddistingue.
"Te lo spiego per strada, muoviti!" Appena usciti dal parco iniziamo una pseudo corsa verso la scuola, mentre io cerco di reperire Cameron su Instagram per scrivergli e avvisarlo del ritardo, ma ottengo scarsi risultati.
STAI LEGGENDO
Feelings||Michele Bravi (in revisione)
FanfictionHo sempre amato il caos, mi sono sempre presa ciò che mi spettava e ho sempre vissuto il momento. Come diceva Orazio? Carpe diem no? Quella frase ormai mainstream in cui tutti fingono di vedere qualcosa, ecco, io credo di vederci me stessa. Tutto m...