MOSTRI AI CONFINI - parte 1

301 16 49
                                    

Ciclo 3 - Quinta inondazione del Tetri*

Sedeva su di un ceppo vecchio e rugoso, che era un tempo un albero scuro come l'ebano, di quelli che crescono solo nel nord.
Solitario, era come sempre ai margini del villaggio, e affilava con meticolosa attenzione la sua ascia bipenne con la cote: un'arma di rispettose proporzioni, che nelle sue mani sembrava però la semplice accetta di un boscaiolo.
Sembrava non percepire il gelido vento che gli sferzava le spalle; era silenzioso, perso in chissà quali pensieri remoti.
Gli occhi, uno giallo come il lupo, uno celeste come i riverberi del ghiaccio sulla neve, vigili e attenti, puntati verso le lande ghiacciate: lavorava senza guardare le sue gigantesche dita.
"Mostro!"
Fu come se nessuna parola fosse giunta alle sue orecchie.
"Ehi mostro, sì, dico a te! Specie di scherzo della natura, ti vuole il Capovillaggio!"
Silenzio, nessuna risposta.
Il cacciatore che lo aveva chiamato si avvicinò per dargli un calcio e mandarlo lungo nella neve. Gli sembrava giusto che un reietto quale Varg si umiliasse ai suoi piedi, ma proprio mentre allungava la gamba per sferrargli la sonora pedata che avrebbe voluto, una mano veloce come un fulmine lo afferrò per  la caviglia. L'uomo che ne era il possessore si alzò in tutta la sua considerevole altezza, trascinandolo in alto, molto in alto, ma con la testa nella direzione sbagliata.
"Mi stavi chiamando Sall? Mi era sembrato di sentire la tua voce!"
"Mettimi giù!"
"Scusa non ho sentito parli da troppo in basso!"
"Ho detto mettimi giù, Bestia!"
"Sei stato tu a chiedermelo, Ricorda!"
Così con un tonfo, l'ora dolorante Sall, fu finalmente a terra e cercò di recuperare le sue aggrovigliate membra per darsi e un contegno e per alzarsi infuriato. Una volta in piedi sembrò però come riconsiderare le sue parole ed invece di urlare le ingiurie che aveva in bocca ripeté semplicemente il motivo per cui era venuto.
"Ti vuole il Capovillaggio muoviti.", poi aggiunse malignamente, più a se stesso che in maniera udibile, "Di questa faccenda ne parleremo al tuo ritorno, se mai ci rivedremo."
L'uomo  alto  più  di  sei  piedi  e  mezzo  l'ignorò e  senza  degnarlo nemmeno di una parola si avviò silenzioso verso il centro del villaggio, lì dove si trovava la capanna del  suo capo,. Un passo dopo l'altro s'incamminò, tranquillamente, senza fretta, rimettendo l'ascia nel suo alloggiamento dietro le spalle e nascondendo la cote al suo posto.
Anche se silenzioso i suoi pensieri galoppavano ed in quel preciso istante si chiedeva quale fosse il motivo di quella convocazione che non si spiegava.
Il Capovillaggio era una delle  poche  persone  che  lo trattava con rispetto anche  se  non si  parlavano spesso: decisamente quella chiamata era una strana faccenda.
Con ancora queste domande che gli  turbinavano in testa Varg entrò nella capanna senza bussare, non per maleducazione, semplicemente sentiva che era atteso.
"Sei arrivato, siediti."
"Preferisco rimanere in piedi."
"Come  vuoi  ma  potremmo  aspettare  ancora un  po',  ho  chiamato  anche  gli  altri cacciatori."
"Allora mi siedo."
La porta si aprì, una folata di vento ravvivò il fuoco ed altri, molti cacciatori entrarono
nella capanna, compreso l'ancora arrabbiato Sall.
"Prego sedete."
"Ora vi verrà spiegato il motivo per cui vi ho fatto chiamare, prima ho da darvi una brutta notizia, Stall, Rieteg e Numak, non sono rientrati, anzi ormai mancano da due giorni, e Rutan ha ritrovato non lontano dal villaggio le loro armi in un lago di sangue: niente corpi."
Un sommesso brusio riempì il vuoto tra le frasi del capo villaggio.
Un uomo quasi urlando domandò, "Che orme c'erano tutt'intorno? Orsi, lupi?"
"Purtroppo niente di tutto ciò.", rispose un cupo Rutan.
"La faccenda è grave!", quasi sussurrò Romaak il Capovillagio, "Le orme erano quelle di troll!"
Un altro uomo dalla parte opposta dal primo si mise a urlare, "Non è possibile, li abbiamo scacciati tutti anni fa e da allora non sono più tornati!".
"A quanto pare ora sono qui, e sono vicini oltretutto, bisogna prendere provvedimenti e subito!", tuonò il Capovillaggio.
Una voce profonda si stagliò tra le altre che litigavano tra di loro, "Quanti?".
"Due forse tre, le tracce non erano chiare, c'erano segni di lotta.", rispose un sempre più cupo Rutan.
Romaak riprese la parola, "Dobbiamo scacciarli, e se ci riesce ucciderli, se sono ancora così pochi forse è solo una coppia che cerca un nido, un luogo adatto per riprodursi, forse hanno un cucciolo, se li attacchiamo ora abbiamo più possibilità!"
"Sono troppo pochi, se ci mettiamo a cercarli con tutti i cacciatori non li scoveremo mai, quelle bestiacce si mimetizzano benissimo e sono abbastanza intelligenti da capire che venti o trenta di noi contro due o tre di loro sono troppi, non si farebbero vedere!"
"Sall ha ragione, ma allora come?", chiese un cacciatore dal fondo.
"Io direi un piccolo contingente, quattro, cinque, massimo sei, fuoco sempre a portata di mano e occhi vigili."
"Sall ci prendi in giro? Così saremmo noi in inferiorità numerica, ed il tempo non ci permetterà di tenere le torce accese per sempre..."
"Credete che sia uno stupido? Se il nostro buon capo Romaak me lo permette ho un piano!"
E così la mente maligna e bacata di Sall ebbe la sua vendetta.
"Detto ciò credo sia Varg a dover guidare la spedizione, con altri cinque di noi, sei così forte che vali ben un troll in combattimento, mentre gli altri si occuperanno del maschio che è meno pericoloso."
"Varg sei d'accordo?" chiese il capo villaggio esitante e quasi speranzoso...
Quello di Sall d'altronde non è un piano malvagio pensò Romaak e forse con un po' di fortuna ci libereremo anche di una seccatura, una seccatura a volte utile ma pur sempre un problema da risolvere in futuro.
Il gigante alzò il mento, lentamente, senza far trasparire alcuna titubanza, paura o alcun timore, "Sono d'accordo, il piano di Sall mi sembra ottimo, ho solo una condizione."
"Dilla Varg ti sarà concessa.", gli rispose prontamente Romaak.
"Io non sono una mente pensante, quindi probabilmente potrei anche sbagliarmi, ma ci vuole un uomo capace in una situazione del genere, uno che sappia quale è il piano a cui ci dobbiamo attenere, uno che sa cosa fare e ci serve una guida che ci conduca sul posto, quindi chiedo che Rutan ma soprattutto Sall, o il nostro capo, vengano con me, mi sentirei più sicuro per gli altri, il resto volontari!"
Una cappa di silenzio si spingeva fino agli angoli più bui della capanna, le parole del gigante avevano avuto l'effetto sperato, quindi il Capovillaggio si riebbe per primo e prese parola, "Il nostro Varg ha ragione, ci vuole una guida ed un cervello in questo gruppo, Rutan mi dispiace ma devi partecipare, Sall tu sarai il capo.", il sorriso svanì dalle labbra del povero Sall, il suo piano perfetto gli si era rivoltato contro: non aveva scelta.
"Be-bene, allora siamo io Varg e Rutan, chi sono gli altri tre volontari?"
Nemmeno un uomo si muoveva dal suo posto, tutti ricordavano ancora le parole dei nonni sulla pericolosità dei troll, della loro ferocia, accanimento, della loro resistenza ai colpi, lì dove un'arma falliva il fuoco faceva miracoli; tutti inoltre ricordavano il costo di vite che il villaggio aveva dovuto pagare per liberarsi di quella piaga, per scacciare quel piccolo nucleo di troll, una mezza dozzina in tutto, il villaggio aveva perso più di venti dei migliori guerrieri.
Questi erano i pensieri che assillavano gli altri cacciatori, e non erano gli unici problemi che li preoccupavano, c'erano molte incognite in quel piano, e d'altronde non erano poi così entusiasti di affidare le loro vite all'ascia di Varg, era pur sempre un reietto, un reietto gigantesco ma un reietto, poi c'era Rutan, un tempo la miglior guida del villaggio ora solo un ubriacone senza speranza, ed infine Sall, che forse era il problema più grande con il suo ego smisurato da controllare, la sua faida infinita con Varg e la sua codardia proverbiale, insomma farsi volontario era come decidere di suicidarsi all'istante, nonostante tutte le belle parole che il Capovillaggio stava spendendo per convincerli; fu così con sorpresa e una malcelata soddisfazione che percorse gli uomini quando il primo uomo decise di partecipare, era un giovane, ed un incosciente, ma era forte e testardo, Tarik era in fondo un bravo ragazzo, dopo il primo ne seguì un secondo dopo poco, un altro giovane, un amico di Tarik, Serik, per l'ultimo aspettarono ancora un po', i minuti passavano senza che nessuno parlasse, il silenzio e la tensione si potevano tagliare come un filo teso con un coltello affilato; per fortuna l'ultimo uomo aveva le giuste primavere sulle spalle, tarchiato robusto ed intelligente Anuk era l'uomo adatto per la situazione, abile con le armi tanto che con le parole, attento e astuto. Anche lui aveva le sue motivazioni e una famiglia da proteggere.
"Bene ora che siete tutti andate a prepararvi ci rivedremo qui tra un'ora."
Lentamente tutti lasciarono la capanna al centro del villaggio, solo i sei prescelti furono più veloci degli altri, ed i due giovani ancora più di loro, quasi maniacali, un'ora per quei preparativi bastava appena.
Tarik e Serik si allontanarono insieme nella stessa direzione, discutendo eccitati, Anuk e Rutan si avviarono nella direzione opposta scambiandosi qualche parola, l'accorto Anuk voleva un Rutan sobrio, sveglio, attento e vigile, cosa che non sarebbe stata facile avere se lo si lasciava da solo con i suoi pensieri e fantasmi; Sall invece scuro in volto e rabbioso come un coyote arrancava verso la sua capanna, i propositi di vendetta stampati sul volto e tremante una paura che di umano non aveva nemmeno l'odore.
Varg si allontanò solo, come c'era da aspettarsi, nessuno gli rimaneva vicino senza disagio, inoltre non era un tipo socievole, e poi la sua tenda era ai margini del villaggio, quasi vicino ai confini, si doveva preparare per almeno una settimana, quindi aveva fretta. Per prima cosa si preparò una lunga treccia con i suoi capelli scuri, si mise i vestiti imbottiti di pelle, ricontrollò l'ascia, prese un coltello da caccia, ne saggiò il peso ed il filo e lo legò alla cintola, poi prese la lancia che usava per cacciare, ovviamente non sarebbe servita a quello scopo, ma come bastone per la neve e prima arma andava bene, infine iniziò a preparare le provviste, carne secca, e pane vecchio, una borraccia con del liquore per scaldarsi la notte e le torce, fondamentali per il loro piano, quindi esca ed acciarino.
Si ritrovarono tutti di fronte l'entrata della capanna del Capovillaggio, che li aspettava pensieroso sulla soglia, era preoccupato e per molti motivi, ma nessuno concerneva l'incolumità dei suoi cacciatori che dovevano partire. Diciamo pure che era stato un opportunista e la fortuna e l'astuzia lo avevano fatto capo, cosiccome la scaltrezza e la durezza lo avevano mantenuto al suo posto.
Ora calcolava le possibilità di riuscita del piano di Sall, le probabilità che tornassero tutti o nessuno erano praticamente le stesse, e cioè nulle, se i troll li avessero attaccati qualcuno sarebbe morto di sicuro, e sicuramente non sarebbero tornati senza aver adempiuto al loro dovere.
Il suo predecessore era divenuto capo vincendo contro i troll settant'anni fa ormai, quando la maggior parte di loro era ancora giovanissima, e non era nemmeno uno dei migliori uomini, aveva solo avuto la fortuna di essere bravo con le parole oltre che a schivare le zampate e i morsi.
Quindi il problema era, chi sarebbe tornato? Varg aveva le stesse possibilità di tornare come di morire, infatti anche se il più forte era anche quello che più facilmente si esponeva ai rischi, inoltre il compito più gravoso era il suo, un troll contro lui solo forse era troppo anche per quel gigante; i ragazzi molto probabilmente non sarebbero tornati, troppo entusiasti, quindi poco attenti; Anuk ne era certo sarebbe tornato, anche se non riusciva ad immaginare in che condizioni, comunque lui era quello che lo preoccupava meno, era un uomo rispettoso delle tradizioni e della sua autorità, non lo avrebbe mai sfidato davanti a tutti, il vero problema era Sall, scaltro viscido ed attento, sicuramente se la sarebbe data a gambe levate al primo scontro, ma si sarebbe preso la gloria come gli altri; un suo ritorno era fuori discussione, anche perché poi controllarlo sarebbe stato impossibile e con quella mente ambiziosa, determinata e malata lo avrebbe soppiantato in giro ad un mese, forse due, morte improvvisa ed un nuovo capo, dal passato glorioso avrebbe pianto il vecchio ormai morto.
L'attenzione e la facciata di uomo calmo ed innocuo l'avevano sempre tenuto in vita, inoltre le sue scelte, anche se fatte per un calcolato tornaconto tenevano sempre in considerazione i vantaggi del villaggio, quindi era l'uomo adatto di cui fidarsi e su questa sicurezza aveva basato i suoi intenti.
Come risolvere il problema però? Ci aveva pensato per tutta l'ora dei preparativi e alla fine aveva avuto un'idea degna del suo cervello e forse anche più crudele: un regalo!
Aveva infatti portato un bellissimo corno intagliato nella zanna di un pachiderma dei ghiacci, una di quelle opere di cui un artigiano può andar fiero e di cui il possessore si sente orgoglioso, era di proprietà del Capovillaggio da molte generazioni, e anche se non un simbolo del suo potere faceva parte di quegli oggetti che tutti associavano alla sua autorità, darlo a Sall poteva avere molti significati, l'importante è che Sall lo suonasse: al suo interno e sui bordi aveva spalmato un veleno incolore ed insapore, ma purtroppo non inodore, lasciava infatti un leggero profumo di muschio che comunque era un odore onnipresente nella sua capanna: nessuno lo avrebbe notato.
Il veleno era molto potente, il Capovillaggio lo aveva pagato molto, parecchie pelli ad un mercante di passaggio ma lo aveva preso comunque, sicuro che sarebbe tornato utile, ed il giorno in cui sarebbe servito era arrivato.
"Ho un regalo per il capo della spedizione, questo corno appartiene alla mia autorità da molti secoli ormai, sarà suo se tornerà vittorioso, e per rivendicarne il possesso non dovrà far altro che suonarlo prima di arrivare al villaggio, dovunque egli sia lo sentiremo e sapremo che avrete avuto successo, così vi accoglieremo come è giusto che si accolgano degli eroi, tieni ecco Sall ora è nelle tue mani."
Sall prese il corno con trepidazione, quel pezzo d'avorio rappresentava le sue ambizioni, appena lo ebbe tra le mani un odore intenso di muschio lo investì, non se ne curò più di tanto ricordandosi l'odore della capanna di Romaak.
Lo sguardo sdegnato di Anuk e Varg gli si puntò addosso per quegli occhi cupidi che divoravano il corno, avere Sall come capo sarebbe stato ancora più duro; Tarik e Serik erano semplicemente sconcertati e divertiti che il capo in pratica offrisse il suo posto a Sall in caso di vittoria, e poi sorrisero anche loro maligni, prima quel codardo sarebbe dovuto tornare intero.
"Grazie capo Romaak, lei mi rende un grande onore ed una grande responsabilità!".
"Effettivamente è così Sall, rendi fieri del popolo degli Uthar te e i tuoi uomini!".
Senza altre parole ed in un silenzio strano, teso, ma pensieroso, i sei si allontanarono in fila per due, Varg e Rutan davanti a tutti, Serik e Anuk in coda a chiudere il gruppo e Tarik e Sall nel mezzo; subito dopo cominciò a nevicare, quella neve fine e gelata quasi della consistenza di una goccia di pioggia, ma molto più fastidiosa: non era uno dei migliori auspici con cui cominciare la spedizione.

"Sono due giorni che vaghiamo nel nulla Rutan! Sei sicuro di ricordare la strada?", urlò un Sall arrabbiatissimo.
"No! Non ne sono sicuro. Ricordi? Ha nevicato incessantemente per due giorni e il primo giorno è stato il peggiore, dopo i primi fiocchi leggeri abbiamo avuto quasi una tempesta, dovremo andare quasi alla cieca!", gli rispose uno stizzito Rutan.
"E non potremo usare le torce finché non li troviamo, altrimenti non si avvicinerebbero mai.", aggiunse un saggio Anuk.
"Bene allora datele a Serik e Tarik, quando li troveremo, mentre noi li teniamo occupati, loro accenderanno la nostra arma segreta.", riprese Rutan.
Varg grugnì il suo assenso, mentre in Sall montava una rabbia senza destinatario, dovuta solo alla paura di non avere lui il fuoco, i due  ragazzi invece sospirarono di sollievo, dopo il primo giorno, sbollito l'entusiasmo, avevano capito che stavano realmente rischiando la vita.
Un altro giorno era passato e tracce di troll non se ne vedevano, Varg comunque si sentiva vagamente a disagio, come se seguito, riferì le sue preoccupazioni ad Anuk che le trattò come una normale tensione per l'ignoto e per il silenzio.
Varg però sentiva che quella non era né tensione né paura, e di solito le sue sensazioni lo avevano sempre salvato.
Infatti non si era sbagliato, pochi minuti ed i loro incubi si materializzarono davanti ai loro occhi, come fantasmi della nebbia che era appena calata, bianchi come la neve che li nascondeva: a rivelarne la presenza solo ripugnanti ciuffi rossastri, che spuntavano da sotto le ascelle ed escrescenze ramate come peli sui crani piatti. Niente vesti o pelli coprivano l'ispido e folto pelo biancastro attorno al pube. Erano terribili come il pericolo che incarnavano ed altrettanto letali! Prima ancora che gli uomini potessero riaversi dalla sorpresa Tarik era a terra, il sangue che impregnava il terreno ghiacciato ed innevato, morto, solo Serik rappresentava ancora una possibilità di accendere le torce e con queste le loro Speranze, ma il terrore gli bloccava i piedi al loro posto e le mani sudate di paura non lo aiutavano con l'esca.


*Le inondazioni del fiume sotterraneo Tetri sono state sempre molto regolari, tanto da avere uno scarto di pochi cicli ogni settecento ottocento, così poco imprecise che alla fine gli studiosi, vinti dall'uso comune che ne facevano tutti, si arresero, smisero di usare le rivoluzioni terrestri, tra l'altro mai provate, accantonarono giorni e anni e si misero a scrivere gli articoli di ricerca magica datandoli con inondazioni e cicli, sebbene con molto sconforto.

Fortunatamente il Tetri non era un fiume per le coltivazioni: con così poche inondazioni con tanti cicli in mezzo non ci sarebbe stata sopravvivenza tra un ciclo e l'altro, non come il Nilo che ne faceva due, di inondazioni, fortunato bastardo, a ciclo; fortunatamente a Trinacria non potevano essere invidiosi del Nilo, nemmeno di quello Azzurro, essendone completamente all'oscuro!

I MILLE SOGNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora