LARLA - parte 5

42 4 14
                                    

Tavimi't cominciò la salita di ritorno del ripido viadotto quando ormai le lanterne magiche avevano automaticamente cominciato a diminuire la loro artificiale luminosità, segno che in superficie l'altra parte di Belaist, il suo doppio emerso si stava inabissando ormai oltre il tramonto e le cupole degli edifici, dei templi e delle casbe, sia in superficie per il sole che si nascondeva, sia nel sottosuolo, per la luminosità che calava, si tinsero delle tonalità del rosso e del giallo, sfumando nell'oscurità del loro colore primigenio.
Quella giornata era stata estenuante, una battaglia difficilissima da vincere, un nemico duro da sottomettere, un generale che biascicava sentenze incomprensibili nella sua lingua barbarica e per finire una specie di infima ed ingiusta punizione come galoppino: era decisamente troppo, per chiunque, anche per chi si addestrava da anni a giornate come quelle.

Le promozioni erano facili nei sowarn, dopotutto facevano quasi il lavoro più duro di tutta Belaist, quindi di uffciali morti da rimpiazzare, come di soldati semplici da sostituire con nuovi, ve ne era sempre in abbondanza, Tavimi't però manteneva un profilo basso, meglio maneggiare sempre e comunque spada e balestra, salvare la sola propria vita ogni giorno, che avere la responsabilità di altre vite sulle proprie spalle, per non parlare delle scartoffie da riempire. Non era un cattivo soldato però, era solo uno di quelli che preferiva agire piuttosto che pensare, il che a volte lo aveva salvato da non poche situazioni impossibili, l'istinto è una risorsa preziosa... ma non sempre.

Quindi invece che ragionare su quale potesse essere il motivo per cui si dovesse comunque presentare dal suo capitano al ritorno dalla città-fortezza, si immerse in una serie di ingiurie, bestemmie e improperi silenziosi che non fecero altro che aumentare il suo umore nero mentre si inerpicava. Era soprattutto arrabbiato per il fatto che gli fosse stato ordinato di scendere e salire al quartier generale a piedi e non su Leir, cosa che non solo gli aveva fatto perdere un sacco di tempo, stremandogli le gambe già stanche, ma aveva peggiorato se fosse stato possibile il suo umore già infernale.

Per tutti questi motivi il suo bussare alla porta non fu di certo dolce, e si sorprese nell'ascoltare il rimbombo che fecero i suoi colpi nel corridoio, le sue azioni erano andate oltre le sue intenzioni, ma non fece in tempo a spaventarsi o a rammaricarsi, la porta si aprì sotto l'influsso di un guizzo di magia: Larla lo attendeva seduta alla scrivania del suo ufficio-appartamento intenta a scrivere, "Chissà poi cosa si scrive", pensava il soldato, "i rapporti li ho già portati tutti!", evidentemente anche la sua immaginazione era limitata.

La donna gli fece cenno d'entrare, poi con un altro piccolo gesto della mano, senza mai spostare gli occhi dal foglio richiuse il battente.

Tavimi't attendeva paziente un ordine, ma questo non arrivava, ed intanto i minuti passavano silenziosi e carichi di nervosismo, nonché di stanchezza, i suoi occhi cominciarono a vagare per il mobilio in cerca d'una sedia su cui potersi accomodare, anche se così avrebbe trasgredito all'educazione militare che gli imponeva d'attendere il permesso, ma era esausto: di sedie non ce n'erano però, come se accuratamente per impedire agli ospiti di sedersi e rilassarsi non fossero mai state portate nell'ufficio. Il soldato si rassegnò al suo supplizio.

Finalmente, appena prima che i nervi di Tavimi't dessero i primi cenni di cedimento Larla si interessò a lui, iniziò a guardarlo con insistenza e forza: lo sguardo di una maga è sempre pericoloso, qualunque rapporto essa abbia con te ed il soldato abbassò prontamente gli occhi per non mettere in risalto i suoi pensieri.

Lentamente la guerriera si alzò dalla sedia, discostandosi dalla scrivania, un passo dopo l'altro si avvicinò al suo visitatore, con leggerezza e armoniosità.

Gli occhi dell'obscuro rimanevano fissi a terra, ma la curiosità è curiosità e si azzardò, si arrischiò ad alzarli per vedere la distanza che li separava: l'obscura lo guardava di traverso, come se il suo volto si fosse potuto mettere in una posiziona sbilenca senza spostarsi. Che scherzi che tira il cercare di guardare di sottecchi pensava il soldato, non sapendo che la maga in realtà ne stava sondando le reazioni una ad una, da quelle mentali ma visibili nei movimenti del corpo a quelle fisiologiche avvertibili da un approfondimento magico, l'unica controindicazione in quel sortilegio era l'apparenza dello sdoppiamento.

I MILLE SOGNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora