Akbar sorbiva lento la sua birra scura, 'Quei piccoli bastardi la sanno fare però la birra.
Saranno anche brutti, tozzi e dei macchinosi barbuti, però in fatto di birra non si ha mai da ridire con loro', pensò rivolto al nano che possedeva la taverna.
Un altro sorso seguì il precedente, mentre il bicchiere si svuotava lasciando piccole scie di schiuma lungo le pareti di vetro; una schiava umana gli passò accanto con un vassoio vuoto sotto il braccio ed un collare d'argento al collo. La chiamò con due dita alzate e la ragazza, timida, gli si avvicinò: lui la guardò titubante, non amava particolarmente gli umani, e nemmeno il loro odore, anche se bisognava ammettere che in fatto di schiavi non c'era di meglio.
Gli umani erano i più remissivi, tra le razze che servivano gli obscuri, un buon compromesso alla loro scarsa forza, anche se in fatto di resistenza non erano da sottovalutare.
Una cameriera umana era uno spreco, sarebbe stata molto più utile in superficie, tra i campi a lavorare: probabilmente era lì per qualche cliente che amava le avventure esotiche.
Akbar la guardò con i suoi occhi scuri e poi ordinò un'altra birra in modo brusco, la ragazza però mostrava una palese fatica nell'intendere le sue parole e se le ripeteva incespicando a voce bassa, per non scordarle, mentre si allontanava: effettivamente gli umani non gli piacevano.
I suoi pensieri erano stati comunque di nuovo distratti dal loro percorso principale.
'C'è qualcosa che non torna', rifletteva, 'C'è un particolare ovvio e forse insignificante, un qualcosa di evidente e palese che non si vede a prima vista, e questo qualcosa che mi sfugge, che mi si nasconde, è la spiegazione di questo mistero: la chiave di volta...
Un attacco magico che in realtà non si dimostra come tale: che enigma! Eppure cinquecento uomini che si allenano da anni, tra magie, il filo delle spade, il sangue che scorre, pericoli continui e maghi e stregoni che si lanciano sortilegi e contro incantesimi, non possono scambiare un attacco non magico per uno magico, è come dire che il fuoco di un bivacco è uguale ad una palla di fuoco che ti arriva addosso, c'è una bella differenza: e quelli non sono degli sprovveduti!
Devo colmare queste mie lacune in fatto di magia, all'accademia non la sopportavo proprio come materia teorica, (come ogni altro che non possiede il dono della "Chiave"), e non me ne sono mai interessato! Ma perché lo avrei dovuto fare poi maledizione!, non esistono omicidi magici a Belaist, chi ne commetterebbe uno quando un qualunque mago forense può dire quale incantesimo è stato scagliato e da chi!
Non mi starò sbagliando? Posso fidarmi della parola di cinquecento soldati quasi ignoranti in materia come me, quando un'autorità di mago forense come il magister magicante Simari dice che non è stata la magia ad uccidere il capitano Cromis Kabaryn.
Devo andare alla Grande Biblioteca e fare una "piccola ricerca", devo cominciare anche a pensare a dei possibili sospettati, a dei moventi, ma finché non trovo il modo in cui è stata uccisa nessuno mi darà retta: eppure c'è un assassino dietro a tutto questo, ne sono sicuro, anzi è un duplice omicida, il capitano era incinta!'
Akbar si alzò svogliato, lasciò dieci pezzi di rame sul tavolo e guardò truce l'umana mentre usciva, 'Non c'è niente da fare, queste umane così sode e piene di curve non mi piacciono proprio, meglio lasciarle al lavoro nei campi'.La Grande Biblioteca si stagliava tra le pietre scure della parete della zona sud di Belaist-bassa come un mastodonte addormentato, addossato alla parete di roccia nella quale, nascosti alla vista si celavano i corridoi per salire nelle sale bibliotecarie alte, situate nella città superficiale.
L'edificio era un qualcosa di magnifico e immenso, con le sue cupole maestose e le centinaia di guglie altissime, tanto alte che alcune arrivavano alla volta rocciosa, trasformandosi anche loro in altri particolari ed esclusivi passaggi per la superficie, finendo in sale zeppe di libri o in corridoi bui o piccole oasi di verde; non era un edificio quello era un essere colossale e tentacolare: un complesso immenso pieno di esedre, portici interni ed esterni, scale, scalinate, sale e stanze, giardini pensili e laghetti, nonché ancora di camere di sola lettura o ambienti privati per trattare affari personali, ma anche terme, piscine, palestre e un teatro sotterraneo interrato, il tutto situato a vari piani ed altezze su entrambi i livelli di Belaist.
Lì si svolgeva la vita pubblica nella città-fortezza, era il luogo più importante, sia per la superficie pulita e levigata, che per il sottosuolo nero e duro.
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I MILLE SOGNI
FantasyTre sacerdotesse custodiscono il tempo e lo Osservano: vedono una sgangherata accozzaglia di mercenari e soldati che dovrebbe salvare il Presente. Ma non sono riuscite a capire se questi alla fine riusciranno ad incontrarsi e se la loro missione sar...