LARLA - parte 2

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Gli obscuri sono una nazione bastarda.
E sono fieri di definirsi così.
Gli obscuri sono stati perseguitati: un popolo scacciato.
Un popolo fuggito.
Un popolo odiato.
Tanti popoli in realtà: tre nazioni elfiche sconfitte.
Elfi scuri, neri e oscuri vinti e battuti e scacciati e quasi sterminati nella seconda guerra panelfica, e a stento sopravvissuti alla terza...
Questo loro modo di essere li ha forgiati, li ha uniti, li ha impregnati d'odio e vendetta.

Gli obscuri nacquero dopo: da quei tre rancori fusi!

Elfi neri e elfi scuri, fuggirono dai guerrafondai.
Erano i pacifisti, erano quelli che cercavano la risoluzione diplomatica.
Erano quelli che gli altri consideravano i deboli.
Non erano deboli però: solo lungimiranti.
Sapevano e si rendevano conto che una guerra li avrebbe distrutti tutti...
Infatti vennero quasi sterminati!
Il fuoco dei draghi e la loro magia, assieme a quella dei loro cugini aveva quasi portato l'estinzione tra gli elfi!
Ebbero ragione: nel modo più cruento.
Mutilati, vinti e stanchi, soldati che si erano rifiutati di combattere e elfi comuni che erano fuggiti dalle loro città durante il conflitto, erano finiti senza una meta a cercare i loro cugini dei monti Bela: gli oscuri, la nazione più forte e prospera e tecnologica.
Credevano, erroneamente, che elfi silvani e draghi non avrebbero potuto vincere lì.

Trovarono solo macerie.
Bela la grandiosa ormai ridotta ad una città distrutta e in fiamme.
Mille fuochi di mille colori diversi danzavano dalle macerie.
Mille fuochi avevano fuso e polverizzato roccia e mattoni e legno e lini e sete e bronzi...
La forza dello scontro era stata così grande che la montagna su cui sorgeva Bela era stata distrutta: non c'era niente, solo morte e colline finché la ferita nella terra non veniva circondata di nuovo dal resto della catena montuosa intatta.
La battaglia era stata così violenta e furiosa che al centro della montagna distrutta si era creata una voragine e mezza Bela vi era caduta dentro in rovina.
Elfi neri e elfi scuri piangevano lacrime cupe per la morte dei cugini.
Lacrime nere di odio per i cugini che invece avevano ucciso, con l'aiuto dei draghi, il proprio sangue.
Erano poche migliaia, poche migliaia di profughi che credevano di trovare aiuto e avevano trovato distruzione: distruzione e disperazione.
I feriti e i deboli morirono presto: nei primissimi giorni.
Alcuni invece si spensero nel silenzio del tormento, nel mutismo dello shock, rifiutandosi d'accettare la realtà dei fatti: la follia dei propri simili.
Erano come facce vuote che guardavano nel nulla.
Il baluardo della ragione era distrutto: Bela era la più grande e prospera città oscura e non era più. Se qualcuno fosse sopravvissuto nei villaggi e nelle cittadine o aveva già incontrato lo stesso fato o avrebbe incontrato invece il loro: il destino dei profughi e dei reietti.

Elfi scuri dei cunicoli e elfi neri delle foreste rimasero lì in quel luogo di morte, senza sapere dove andare, non v'era più altro luogo dove andare, così rimasero lì tra le rovine di Bela a cercare i sopravvissuti se ve ne fossero mai stati.
Un compito ingrato.
Un compito immane.
Un compito svolto con odio, un compito svolto con rabbia.
La morte aveva tolto la voglia di pace ai pacifisti, l'orrore aveva tolto la tranquillità agli esseri pacati. Lo sterminio aveva tolto la razionalità ai logici.
Con le lacrime sulle guance, con l'odio nel cuore, con le mani sanguinanti per le schegge appuntite delle rovine, elfi scuri e elfi neri scavavano, trovavano i cadaveri dei propri simili, dei loro cugini che si erano eretti a baluardo della pace e li seppellivano.
Quando trovavano qualcosa...
La maggior parte era morta volatilizzata da fuoco e incantesimi.
La magia aveva vinto la tecnologia.
Più scavavano, più scendevano nel sottosuolo.
Giù nell'antro immenso in cui era caduta Bela.
Altre macerie si ergevano come cumuli tombali.
Altre rovine si perdevano tra i cunicoli, tra le bestie sotterranee affamate di carogne.
Aumentarono i cadaveri e il puzzo e il tanfo e l'odore di morte e disperazione.
Gli scuri dei cunicoli con la loro scarsa vista notturna aiutavano i neri delle foreste dalla debole magia a trovare i morti e seppellirli. Scavare tra il sangue e la polvere e l'odore in decomposizione dei propri simili, non solo era rivoltante e ributtante era soprattutto inutile, inutile e deprimente.
Rimuovere i marmi anneriti, i metalli fusi e contorti, i brandelli di corpi rinsecchiti: una incombenza disperante.
Furono pochi gli obscuri vivi tra quei rottami che fu un tempo una città: un soldato da una caserma, un orafo da una casa, gente come tante in una guerra, gente senza più niente, esseri che avevano perso già tutto, soprattutto i cari ancor prima della voglia di vivere. Uno sparuto gruppetto di persone che si sommò ai propri soccorritori, cambiando di poco il numero totale dei disperati.
Oltretutto per uno strano scherzo del destino, di quelli che tira uno scrittore se avesse mai potuto immaginare una storia così stramba e tragica, non sembravano nemmeno elfi, nazioni diverse della stessa matrice: erano solo dei disperati, dalla pelle nera, ora translucida, ora di porcellana, ora di ossidiana; capelli di ogni profondità del giallo e del bianco resi in una unica sporca tinta di fango nero, occhi dalle iridi variopinte accomunati dallo sguardo rosso di stanchezza e pianto e odio e dolore.
Erano una macilenta rappresentazione della Fine e della morte.

Un boato immenso squarciò il silenzio di quelle menti rattrappite, dalle profondità di Bela distrutta le rovine di un tempio andarono in mille pezzi, una scossa magica si propagò dal sottosuolo fin nelle colline della superficie: un nodo magico era appena stato stappato! Ma nessuno poteva avere la forza e la potenza per contenere una tale dirompente energia... almeno così credevano!
Cento sacerdotesse della Madre fuoriuscirono, con un migliaio di elfi oscuri ancora vivi e combattivi: soldati, balestrieri, gegneri, i deboli maghi oscuri, reclute e altri ancora, dal tempio in rovina pronti a battersi, a vendere cara la pelle e si trovarono di fronte la desolazione di due nazioni senza futuro che li guardarono stupiti e sfranti, spezzati, come loro: guardavano uno specchio fatto di lacrime e prostrazione.

Fu la forza delle sacerdotesse Materne a creare il primo soffio degli obscuri quel giorno: la loro sete di vendetta si propagò come un virus da elfo ad elfo.
Forzarono le unioni miste: un solo corpo da tre nazioni profetizzavano.
Questo accrebbe la magia di quegli elfi.
Questo ne accrebbe le menti.
Diede il fiorire alle arti e alle meccaniche.
Diede vita, ad una sparuta minoranza, una vera visione del nero, non solo della notte o del buio: ma di tutte le sfumature dell'oscurità più totale, e da quelli nacquero i Sowarn.

A tutto questo pensò Larla mentre caricava la falange bargagna con i suoi Sowarn al seguito: la nascita di Belaist, l'importanza dell'élite Sowarn nelle gerarchie obscure e nella sua protezione.
Non tutti gli obscuri vedono nei cunicoli più neri: i Sowarn espandono e controllano le frontiere, poi i soldati comuni arrivano e le tengono al sicuro al riparo della luce indispensabile.
In un attimo un pensiero le attraversò la mente: qualcuno che sapeva, che sapeva che avrebbero portato la bioluminescenza in quella caverna, per piantare nelle volte le alghe-luce che avrebbero portato Belaist fino a quella nuova zona cuscinetto; così che altri soldati avrebbero potuto sorvegliarla e i Sowarn passare da un'altra zona nevralgica.
Quel qualcuno che sapeva, sapeva che quella sarebbe stata la missione del giorno, li aveva traditi, e venduti: non sapeva ancora perché o chi fosse, ma lo avrebbe trovato: e lo avrebbe ucciso in mille modi orribili.
"Richah", urlò, cioè sfondamento e si lanciò nel pertugio delle sarisse con i suoi uomini alle spalle: c'era una battaglia da vincere prima!

Un'andatura fatta di salti e balzi, si trasformò in galoppo vero e proprio verso il passaggio sempre più esiguo che si chiudeva davanti ai loro occhi.
La falange nemica si stava chiudendo a tenaglia intorno a loro, inesorabilmente.
D'impeto Ashston e i suoi compagni si gettarono tra i barbari di Bargagn e protetti dagli scudi di coloro che a Belaist li accudivano e li strigliavano, li coccolavano e li nutrivano, spezzarono i colli, ruppero le ossa, travolsero i corpi e spaccarono le sarisse con l'acciaio degli scudi e la forza dei muscoli.

Quel giorno Larla aveva portato i suoi uomini lì non per morire, non per indietreggiare soltanto o per salvarsi tornando verso Belaist, li aveva portati lì per un fine più grande di loro, erano lì per Belaist, per la loro patria, per la loro stessa vita: Belaist valeva più di tutti loro, ma senza di loro poteva essere perduta.
Non c'erano altre vie per i Sowarn, o difendere Belaist o morire: perché loro erano i Sowarn, non dei semplici obscuri.
Così Larla fece l'unica cosa logica che le venne in mente, ora che avevano superato il blocco, quasi senza perdite, doveva scegliere: combattere o ripiegare ancora; Ashston s'impennò al tocco dei suoi talloni ululando e ruggendo di rabbia per il sangue dei nemici che aveva solo assaggiato e di cui voleva saziarsi e si girò mente lei gridava il dietrofront, "Turnabout". Increduli i suoi uomini la seguirono senza fiatare, troppo scossi dalla morte appena scampata, uno solo ebbe l'ardire di dirle mentre indietreggiavano, "Gur Bibi", mia Signora, ma lei lo ignorò: gli ordini sono ordini e non si discutono pensò lei.

I bargagnani non sono stupidi, ma nemmeno gli esseri più intelligenti di Trinacria, ed anche se la loro disciplina non era ferrea e decisa come quella di un obscuro, non erano così folli da tentare attacchi isolati e sparsi contro un gruppo appena riorganizzato come quello, soprattutto in quel giorno in cui la vittoria e la carneficina e la carne dalle pelle nera era così vicina; quindi anche se non proprio docilmente e ordinatamente, sotto gli ordini perentori e le sferzate delle fruste e degli scudisci dei loro capi ricompattarono la falange, posizionando le lance ognuna al suo posto pronti a subire, smorzare e ad attenuare lo scontro frontale che sapevano sarebbe arrivato.

E che non arrivò!
I Sowarn li lasciarono lì a guardarli increduli che fuggivano davanti ai loro occhi.
La preda sgusciava via dai loro artigli!

Il sangue era corso copioso quel giorno, quello nero e caldo dei loro compagni e quello rosso e cupo dei loro nemici e loro ne volevano ancora, bargagn ne reclamava ancora: bramavano quell'odore che significava vittoria, carne e quindi ricchezza, onori e quindi potere... potere e quindi femmine.
E loro ormai avevano pochi altri pensieri al di fuori della loro fame e della loro vittoria!

I MILLE SOGNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora