MOSTRI AI CONFINI - parte 2

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Il primo a riaversi fu Varg che con la lancia squarciò il fianco della bestia più grossa, (probabilmente la femmina), e poi con un movimento fluido la conficcò tra le spalle del suo compagno.
Slacciata l'ascia si accucciò sulle ginocchia pronto a difendersi.
Anuk lo imitò subito dopo ed ebbe la prontezza di spirito, evitando le zampe adunche che cercavano di abbrancarlo, di infilare anche lui la lancia nel corpo tozzo del maschio, che ululò per la seconda volta di dolore; Rutan non fu altrettanto fortunato, un movimento confuso del troll ferito e i suoi artigli gli si conficcarono nella gola e morì così, senza un gemito, gorgogliando la sua vita dal collo soffocato dal suo stesso sangue.
Come ci si aspettava invece Sall rimase impietrito dal terrore. Non si  muoveva di un millimetro: paralizzato dalla vista terrificante che quella bestia orrenda gli incuteva. Il fetore era terribile, un misto di uova marce e carne in putrefazione, e dopo un attimo di smarrimento per i colpi subiti, quel mostro bianco si avvicinò a lui, che avrebbe voluto solo girarsi e fuggire, ma che non vi riusciva: l'unica cosa che ebbe la forza di fare, preso dalla disperazione, fu di alzare la lancia davanti a sé tremante e traballante, e per un caso fortuito questa si incastrò nella clavicola della bestia che si  arrabbiò ancora di più, lasciando sentire il suo ruggito attraverso tutta la landa innevata. Il  troll maschio,  ignorò la lancia sulla schiena e quella sul ventre, e cominciò ad armeggiare, (operazione non semplice con quegli artigli), con quella dello sfortunato Sall per toglierla dal suo alloggiamento e l'uomo che cercava di trattenerla ondeggiava come una bandiera smossa dal vento, senza resistenza.
Anuk corse in suo soccorso, con la spada già in alto per colpire il troll alla testa, urlando disperato ad un Serik ancora scioccato dalla morte del suo amico di sbrigarsi con quella torcia.
Il mostro era troppo alto per il cacciatore, però riuscì a colpirlo solo ad un braccio: una ferita dolorosa, ma non mortale, che oltretutto stava già rimarginandosi.

Lo scontro era appena cominciato e loro erano già in svantaggio: numerico, di forze e di posizione. La femmina si girò verso Varg che era più alto di lei di più di una testa, e digrignò i denti famelica e omicida, il barbaro la guardò senza mostrare la paura che ogni uomo prova di fronte alla bestia.
Il troll caricò verso di lui mentre preparava il colpo torcendo braccia e busto, e quando l'animale semi-pensante era ormai a pochi metri, tutti i suoi muscoli scattarono e l'ascia andò a conficcarsi in quelle mani protese e pelose: lei al contrario del suo compagno, che continuava ad urlare e a digrignare i denti ad ogni colpo, emise solo un gemito e con una forza disumana serrò le dita sulla lama, tirandola a sé per disarmare la sua preda. Nel frattempo Serik era finalmente riuscito ad accendere la torcia e si avvicinava alla femmina: il barbaro gli urlò grugnendo nella lotta di aiutare gli altri; allora il ragazzo ancora evidentemente confuso si girò verso Sall e Anuk e infilandosi tra i due poggiò la fiamma vivida sul volto dell'animale lasciando che la pelle sfrigolasse e bruciasse, non permettendo che questa si rimarginasse, finché la fiamma non si spense lasciando gli uomini senza fuoco ed un troll ancora più arrabbiato a fronteggiarli.

Il vero capo, quello che salva la situazione, di solito si vede in quei frangenti: ma Sall era capo solo per caso, non per veri meriti, fu allora Anuk a prendere l'iniziativa. Con un piede colpì la sua lancia conficcata nel ventre del maschio distraendolo e con una spallata sposto Serik di peso e con una voce forte ed autoritaria gli ordinò di prendere la torcia che era stata di Tarik e di  accenderla, subito (mentalmente l'uomo pregò gli dei che questa non si fosse bagnata).
Intanto il gigante si trovava ancora a lottare per il possesso della sua arma con il troll che sembrava intenzionata a rubargliela assieme a tutte le braccia, mentre le sue unghie forti incidevano il metallo temprato. Entrambi tiravano verso sé, finché  l'uomo  non  smise di tirare ed assecondò il movimento dell'avversaria spingendo la lama ancora più in profondità, tranciando le dita di entrambe le mani e conficcandole la lama nel petto.

I MILLE SOGNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora