DERVESH - parte 3

50 6 10
                                    

Larla e Akbar ripresero il cammino non appena l'obscura fu pronta: Akbar avrebbe aspettato ancora, ma lei fu irremovibile, "O adesso o mai più!", il loro tempo come inseguitori era agli sgoccioli e lo sapevano bene.
Cavalcavano a "terra", lungo il sentiero pietroso e scosceso, Akbar ricaricava la balestra multipla con quadrelli stordenti e soporiferi, 'Mi servono vivi quei figli d'un'orca', e preparava i sigilli per ogni evenienza; Larla controllava le tracce e i segni sulla roccia, a volte si fermava, studiava una vena di un qualche minerale, scrutava ossicine ammonticchiate, annusava peli o escrementi: quelle erano gallerie raramente usate e vi si poteva annidare qualunque cosa che si nascondesse nel sottosuolo, non era prudente correre come forsennati, meglio un'ora di ritardo ma vivi.
Le precauzioni dell'obscura furono superflue però, i tunnel erano davvero poco usati e conosciuti: quel giorno nel sottosuolo regnava una calma piatta ed innaturale, come quelle che precedono le tempeste.
Non incontrarono nemmeno fluttuanti a tendere meschini agguati, (di solito i giovani erano i più violenti e si spingevano più lontano), o bargagnani persisi nei dedali, i sowarn poi quel groviglio lo sorvegliavano da altre entrate, quelle che portavano a Belaist, non c'era bisogno di sprecare uomini preziosi.
Impiegarono parecchie ore per aggirare i confini: quei due si erano infilati nel buco più isolato e lontano del culo dell'inferno, sembrava un dispetto anche solo quello!
Ogni tanto Larla trovava segni di vita animale più intense di galleria in galleria: tracce di xert, dei piccoli dragobas selvaggi, tracce di humber, escrementi di orsi, orme di pantere uncinate.
In quei tunnel anche se non c'erano soldati erano tornati gli animali selvaggi del sottosuolo a causa del minor utilizzo che gli esseri senzienti ne facevano.
Si imbatterono anche in qualcosa di raro da vedere: tane di xert, piccoli e meno forti dei cugini addomesticati, ma pericolosi, uno stormo poteva dissanguarti vivo; i loro occhi rossi li scrutarono per tutto il tempo affacciati dai pertugi delle entrate, ma non vennero attaccati, secoli di caccia per le pelli e la carne li aveva resi timidi e riottosi.
Ragnatele seccanti e pericolose tentarono di rallentarli invano, sbarrando loro il cammino, ma le evitarono accuratamente cercando di non richiamare l'attenzione dei proprietari: dalle dimensioni dei fili di seta sicuramente dei mostri giganteschi, almeno due volte più grandi di quelli allevati nei livelli sotterranei di Belaist-bassa per i fili delle loro tele.
Un orso sotterraneo glabro gli passò davanti nell'incrocio tra due tunnel. I dagrobas si bloccarono immediatamente, ma l'orso non era in caccia e li ignorò urinandogli davanti e andandosene altezzoso.
"Abbiamo finito la fortuna per oggi", sentenziò Larla.

Akbar la guardò a punto interrogativo.
"Quei cosi, quegli esseri che sembrano dei teneri orsacchiotti spelacchiati e inoffensivi, sono magia-resistenti e feroci come un drago..."
"I draghi sono estinti però!", scherzò l'obscuro.
"Già ma loro no..."
Il vero problema furono i pipistrelli giganti: ne doverono far fuori un nugolo in perlustrazione.
Era sempre un rischio entrare incautamente nella caverna sbagliata.
Ne uscirono coperti di lividi, sangue animale, esausti e con graffi ovunque, ma Ashston e Urdu erano ben sazi.

Mentre viaggiavano studiavano un piano d'azione.
"Attacco frontale o...?", cominciò Larla.
"Non mi sembra l'altra volta abbia funzionato!", la rimbeccò Akbar.
"È una diamine di caverna però stavolta!", si stizzì l'obscura e continuò lamentandosi, "Se non fosse stato per quel cretino di Kerin sarebbe stato un attacco a sorpresa!
Ma avanti grande stratega suggerisci..."
"Dai sei tu la maga: un po' di incantesimi di mimetismo, o di fuoco, o di gelo, anche qualcuno d'intralcio non sarebbe male... vedi tu insomma.", rispose conciliante l'obscuro.
"Maledizione sto cercando un modo per riportarlo vivo: è un Mago pure lui!"
"Allora nascondi me!"
"Eh!?"
"Ma sì: arriviamo su Ashston, io sarò dietro di te invisibile.
Gli sparo un quadrello soporifero mentre sono distratti nel cercare me e tu fai fuori l'altro!"
"Plausibile e azzardato... sicuro ti abbiano visto e si aspettino la tua presenza?"
"E secondo te chi è che sparava quadrelli da sotto?
Dai si aspettano di sicuro più di un cavaliere..."
"Va bene proviamoci: non abbiamo molta scelta, un altro giorno e ci tocca rientrare, siamo a corto di viveri!"
"In un altro giorno raggiungono la zona franca."
"Appunto!"

Boreltìs e lo sfregiato montarono sul dagrobas per ricominciare la marcia, l'uno davanti l'altro dietro.
Intercettarono Larla a metà del tunnel, mentre spingevano l'animale al trotto per lanciarlo lungo la parete.
Boreltìs si impaurì per l'apparizione imprevista, e per evitare l'obscura e passarle indenne accanto, costrinse il dragobas verso la parete opposta.
Così lo sfregiato si sbilanciò su un lato della sella, e per non cadere le sue mani annasparono convulse verso le spalle del mago.
Un quadrello mancò completamente Boreltìs di una buona spanna: la fortuna degli abietti!
La tozza freccia continuò la sua corsa imperterrita ancora per poco, come se niente fosse, e si fece strada nel cranio dello sfregiato: proprio al centro della testa.
Senza emettere un suono l'obscuro s'abbandonò al suolo, senza resistenza da parte degli arti scomposti e ridicoli negli spasmi della morte.
Il mago senza voltarsi un attimo superò di slancio Larla e Akbar ormai visibile su Ashston.
Non rallentò o lanciò incantesimi per non sbilanciarsi, contravvenendo a quanto pattuito col suo compagno e perno della discussione su chi dovesse guidare l'animale: lui era il mago, lui avrebbe avuto la prontezza di riflessi per controbattere una eventuale offensiva.
Ma ormai non contava più, contava solo fuggire da quelle due furie assassine: aveva un vantaggio e lo avrebbe mantenuto! La bestia veniva frustata a sangue affinché non rallentasse, il dagrobas muggì di dolore ed accelerò l'andatura.
Uscito dalla galleria superò Urdu legato ad un sperone di roccia dietro la seconda svolta; fermò la sua folle corsa e un sorriso maligno e intelligente gli si formò in volto, mentre una idea maligna gli si formò in testa.
'Adesso sono davanti e forse potrei dileguarmi tra i cunicoli, ma due cavalieri possono rendere la vita difficile ad uno solo in un inseguimento!', pensò...

In lontananza sentì alle sue spalle il rumore che aspettava famelico: quando ormai lontano.
'Strano però che i sigilli di quell'imbecille dalla faccia sfregiata non abbiano funzionato: lo dico sempre io se vuoi che una cosa sia fatta bene falla fare ad un mago!'.
Raggiunse infine uno dei tunnel principali, sempre frustrando come un pazzo il malcapitato animale e tirò dritto verso la zona franca.
La libertà e le altre città del sottosuolo lo aspettavano.
Ci aveva messo una settimana ma era salvo: 'E al diavolo le sorelle Cromis,  una settimana d'inferno' pensava, 'solo per riuscire a fuggire da Belaist, e l'aiuto di un pazzo sconosciuto, e la salvezza insperata'; niente pena di morte per il bastardo più fortunato che il sottosuolo avesse visto, almeno fino a quel momento.
'Se sto attento e non spreco energie magiche arriverò vivo all'Arena o magari a Scarlis'.

***

Larla lasciò Akbar di fronte ad Urdu, "Vai" la incitò il gendarmiere, "prendilo! Io vi seguo.": pochi passi e la differenza di una vita.

I MILLE SOGNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora