MOSTRI AI CONFINI - parte 3

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L'ascia proprio non voleva lasciare la carne martoriata del mostro, anzi era scesa così in profondità che non si muoveva di un millimetro: forse bloccata da qualche osso della strana anatomia dei troll. Già questo poteva essere un fatto di per sé irritante, se poi vi aggiungiamo la scomoda posizione, l'alito del troll che sbuffava come un mantice, e l'atroce e a dir poco orrendo ed eroticamente ributtante, strano e piccolo seno della femmina che gli ballonzolava contro; senza menzionare poi la pelle gelata e nauseante che imbrattava i vestiti, si può facilmente immaginare la frustrazione e la rabbia che stavano montando in Varg. Se poi vi collochiamo anche sopra, come ciliegina su di una torta andata a male, che il naso ormai storto aveva deciso, indipendentemente anche dal volere del suo possessore, di rilasciare un muco verde-giallastro, viscido e acido, che andava a raggrumarsi tra le dita del barbaro bruciandole, e finiva poi colando a terra con gocce fumanti e pestilenziali: è ormai ovvio che la sopportazione del gigante era giunta al limite e la sua furia scoppiò come una tempesta incontrollabile!

Anche Sall ed Anuk erano in una situazione di stallo: momentaneamente distratto dalla comparsa di una preda che considerava già pronta a finire nel suo stomaco e che invece gemeva saltellante da una parte e l'altra spaventata, il troll non si decideva a scegliere a chi rivolgere il suo prossimo attacco; forse per colpa del fuoco ormai spentosi sulla sua testa, o forse a causa della sua limitata capacità cerebrale, fatto sta che l'animale guardava inebetito, i due rosa-pelle indeciso su chi scagliarsi: oltretutto, dal suo punto di vista, nessuno dei due incomprensibilmente gli facilitava il compito avvicinandosi! Dall'imbarazzo lo tolse quello che era rimasto in piedi per tutto quel tempo, che improvvisamente lo tolse dall'impaccio della scelta e si mise a correre verso il suo compagno. Questi  lo guardò con uno sguardo che al mostro risultava strano, comico e oscuro, per la forma incongruente di quelle facce pelose. Infatti secondo gli approssimativi calcoli del troll il rosa-pelle-che-corre aveva appena decretato la sua fine e la sua lodevole intenzione di fargli anche da cena. Quindi, sicuro di ciò, gli si gettò dietro con tutta la sua considerevole, per un essere di quella stazza, velocità.

Il movimento fu tanto veloce che Sall ebbe appena il tempo di inorridire.
L'altro cacciatore gli stava venendo incontro tirandosi dietro un troll inferocito, famelico ed urlante. 
Anuk lo sorpassò di slancio scivolando sulla neve e sotto la sua lancia puntata a mezz'aria.
Il mostro però non fu altrettanto capace, o forse attento, o forse intelligente, da capire le intenzioni della sua preda: quindi si impalò sulla lancia dell'uomo immobile; ne spinse così la lama seghettata in fondo nella carne, sia per la forza del colpo che per lo slancio.
Sangue lattiginoso sgorgò dal buco.
L'impatto quasi strappò di mano l'arma a Sall, che solo grazie all'istinto dei codardi disperarti, che copre la velocità dei secondi con gli attimi, strinse invece l'asta con ancora più forza. L'uomo cercò comunque di rimanere il più lontano possibile da quel corpo puzzolente, che per poco non uccideva lui con la sua stessa arma solo per la forza sprigionata nel colpo.
Il troll premeva contro il palo cercando di abbrancare Sall e spruzzi di sangue gelido gli bruciarono viso e mani.
Inoltre tutta quella dirompente prova muscolare aveva avuto come effetto collaterale non trascurabile, di averlo allontanato dal suo compagno: unica speranza di salvezza.
Così tutta la macchinosa azione ebbe due effetti: uno fu di far urlare per l'ennesima volta di dolore lo sfortunato troll maschio, che annaspava verso il suo riluttante pasto; ferendosi mentre scivolava lungo l'asta con un suono gorgogliante di risucchio per il sangue che si spargeva. L'altra fu di dare il tempo ad Anuk di girare intorno al mostro e con la spada di aprirgli uno squarcio nella schiena e di cauterizzargli con cattiveria la ferita con il fuoco. Prima che la stupida bestia, si avvedesse della situazione, l'operazione fu ripetuta con successo per almeno due quasi tre volte.
Questo finché il troll non riuscì a girarsi e con le possenti braccia cercò di catturare il suo sgusciante pasto; ma questo però non era già più lì dove credeva che fosse. Anzi questo, stava tentando di fargli, almeno secondo i canoni trolleschi, ancora molto male sul collo, anche se in modo a suo avviso molto più approssimativo.

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