IL MOLO - parte 3

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Il capo di quella spedizione aveva ricevuto ordini ben precisi dal suo superiore .
Quel piano non era di certo di suo gradimento, ma disubbidire ad un ordine equivaleva a morte certa, sicura ed atroce, come solo la Gilda degli Assassini sapeva dare, tanto di cose pericolose e spiacevoli ne aveva fatte fin troppe, un'altra contava poco.

La "Brigante" era un ammasso di cervella e salsedine, membra e budella, piscio e sangue, il caos imperversava come una lama nel buio: una volta colpiva un mercenario, una volta un marinaio, un'altra un uomo di Xediac. Veste neri di velluto e seta volteggiavano da un contendente all'altro, le lame baluginavano nel buio pochi istanti e un uomo moriva, gli assassini uccidevano tutti indiscriminatamente, ma non tutti nello stesso numero: gli ordini erano chiari...
Due incappucciati si gettarono tra il taurita e il barbaro.
Anni d'Arena non avevano affinato solo i muscoli di Varg, ma anche i suoi sensi ferini; un coltello d'acciaio s'involò verso il costato di Pasife. Il barbaro odiava chi s'immischiava nelle sue vendette. Veloce come un gatto lasciò l'anello al naso del combattente cornuto e gli sferrò un calcio in petto a scaraventarlo via: il coltello finì la sua traiettoria nella sua coscia disarmando il suo possessore. Un pugno grosso come un maglio, sferragliante di catene e tendini, spaccò il naso all'uomo incappucciato che aveva osato ferirlo. Dal suo punto cieco l'altro incappucciato gli saltò sopra abbrancando collo e catene: il cerchio di metallo che ancora portava alla gola lo salvò da una trachea squarciata. La testa dell'audace incappucciato rimase schiacciata tra le dita di Varg: cervella e ossa sprizzarono tra i polpastrelli come succo viscido e grigio d'un frutto marcio. Il barbaro gettò il corpo semi-decapitato fuoribordo, strinse i denti e con un grugnito sguainò la daga dalla coscia e la conficcò tra gli occhi dell'uomo dal naso rotto che ancora rantolava a terra disperato.
Pasife lo guardò come affascinato e orgoglioso che un tal uomo avesse scelto lui come avversario.
Una macchia scura si allungò nelle braghe di Varg lì dove prima v'era il coltello.

Sulla nave non v'era più disciplina o strategia, se non per i pochi ordini che Xediac urlava stoico. Frenesia omicida vegliava ovunque e tutti contro tutti sembrava la regola. Chi poteva si gettava nel Tetri, gli altri soccombevano.
Il primo e il secondo ufficiale della "Brigante" si scambiavano sciabolate una sull'altra , cercando di raggiungere il castello di poppa, forse cercando un modo per barricarsi nella cabina del capitano o per gettarsi in acqua. Un mercenario dei Mercanti aveva avuto la stessa idea, e pericolante sui piedi, malfermi e inadatti alla vita di mare cercò d'avere la meglio sui due per fiondarsi per primo verso poppa anche lui. Un ufficiale gli tranciò la mano armata, l'altro gli infilò la lama in corpo tra le scapole fin nello sterno. La sciabola si disincagliò con un calciò al corpo dato dal suo possessore, il secondo ufficiale: i due continuarono così a darsi colpi poco convinti verso la loro meta senza quasi batter ciglio, se non per un occhiolino che nessuno poté vedere.
Nel trambusto del momento i due uomini di mare finirono proprio nelle braci che le carni della padella non vogliono mai vedere: Xediac era tra loro e la porta delle cabine.
Sarebbe indegno raccontare la fine di due uomini che fingevano la lotta per trucidare gli avversari e salvarsi la vita, ma non meno avvincente. Il primo ufficiale finse un affondo che puntò dritto alla coscia del Cavaliere della Luna mentre il secondo mirava alla sua testa.
Piccole ferite segnavano il corpo del campione del Tempio, ma questi non poteva permettersi la morte quel giorno. Le Sacerdotesse avrebbero sicuramente trovato un nuovo comandante, ma era auspicabile non perderlo finché si poteva: esigue erano le schiere del Tempio e ogni vita importante. Non poteva Xediac permettersi che il Tempio fosse lasciato indifeso senza le sue forze. 
Doveva giocare d'astuzia, i suoi nemici dovevano credere che era una preda facile, che il combattimento era già finito, anche se non era nemmeno cominciato, dovevano pensare che avevano già vinto, che la taglia che le varie gilde avevano messo sulla sua testa era già loro.
Maris, il primo ufficiale non credé ai suoi occhi quando al suo avversario cedette la gamba alla sua seconda stoccata, questi l'aveva sì parata ma mostrava un evidente affanno, il suo sottoposto Rask non si stupì nemmeno.    
I due ufficiali si lanciarono verso la figura malferma e zoppicante davanti ai loro occhi, ognuno dalla direzione opposta a quella dell'altro; Rask tentò un affondo diretto al ventre, senza tecnica o attenzione, solo violenza e odio, Maris tentò una mossa più complicata, fatto un passo aveva lasciato scattare la sua lama di lato, in modo da colpire al costato il suo nemico, ma anche da trovarsi abbastanza lontano da non essere ferito a sua volta; appena prima di vibrare il colpo però il primo ufficiale riconobbe, miracolosamente tra tutto quel sangue, le due spade in mano al suo avversario, identificando il loro oscuro possessore: ora non aveva dubbi su chi fosse.
Questa comprensione forse gli salvò la vita, o almeno lo fece tentennare quell'attimo da portare la stoccata con un secondo di ritardo rispetto al suo compagno.
Nel mentre che il primo ufficiale faceva la sua scoperta, il secondo si gettava a capo chino, Xediac si mosse in maniera fulminea, così anche se dolorante e leggermente goffo per la gamba ferita, si spostò all'indietro togliendosi dalle due traiettorie: le due spade, quella d'argento rossa di sangue e quella nera di sangue scura, pararono le due sciabole e con un arabesco degno dell'astuzia del loro possessore, le re-incrociarono di nuovo insieme. Un calcio alle terga di uno di quei due ufficiali d'acqua dolce decretò che entrambi si impalassero l'uno sulla lama dell'amico: e pace ai bastardi senza onore.

La Gilda degli Assassini non poneva mai le cose nelle mani del caso, anche prima del combattimento più insignificante: lo preparava nei minimi dettagli, ponendo attenzione a tutti i particolari.
L'uomo che li aveva mandati in quella missione aveva mostrato a due di loro le possibili posizioni del mago del Tempio, indicandogli i probabili punti in cui si sarebbe potuto sistemare sulla cartina.
Il migliore a suo dire era un magazzino da cui la visuale de la "Brigante" era ottima, da lì si poteva controllare la nave,attaccarla, intervenire negli scontri, scoprire eventuali fuggiaschi e se si era anche particolarmente attenti notare possibili attacchi a sorpresa, potendo così prendere provvedimenti tempestivamente per porre rimedio alla situazione.   
Quindi l'unico modo per attaccare la nave non visti e senza problemi era far fuori prima il mago e poi salire sul vascello.

I MILLE SOGNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora