IL MONASTERO DEL SOLE - parte 5

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Il chierico uscì dalla celletta e lasciò il suo discepolo alla momentanea disperazione.
'C'è ancora tempo, si può risolvere... risolveremo amico mio: in un qualche modo faremo, quel che ci aspetta è niente in confronto a tutto questo!Ci sarà luna piena stanotte e l'eclissi ne ammanterà la bellezza.'
Frastornato da rivelazioni incredibili Eynur s'arrabbiò e scacciò in malo modo una lacrima che si precipitava lungo un ciglio: non v'era tempo per costernazione o pianti di rimpianto.

Alli gli si parò davanti in armatura leggera, fremente e preoccupato, i loro sguardi si incrociarono e il monaco-guerriero si rincuorò, "Maestro! Abbiamo bisogno della sua guida: tornano!".
Eynur ci mise un attimo a focalizzare l'uomo, a collocarlo nella sua mente nell'esatta posizione in cui doveva essere, ma soprattutto ci mise fin troppo a recepire il messaggio, e Alli lo guardava ora spaventato.
"Alli appronta le difese, a te il comando dei torrioni, prepara un contrattacco e aspettami...", si riprese più velocemente di quel che credeva il chierico.
"Maestro ma è Wernem che..."
"Al diavolo quell'inetto Al', fai come ti ho detto e aspettami, ho cose più urgenti da fare adesso!"
Alli non s'era ancora voltato che Eynur lo bloccò con una mano sulla spalla; i loro occhi si incontrarono ancora e la risoluzione del suo maestro riscaldò il cuore del difensore del monastero: "Prima di qualunque cosa manda due monaci nella cella di Ais, fallo lavare e che qualcuno lo vesta con la sua armatura, e che m'attenda lì!"
Gli occhi del monaco-guerriero si riempirono di terrorizzato sgomento e una risposta contraria già aleggiava sulle sue labbra, ma Eynur lo prevenne, "Non è questo il momento della paura, va' e fa come ti è stato ordinato! Oggi Eradar smetterà di dar fastidio... per molto tempo!", chiusi i denti in un sorriso enigmatico il chierico lo sorpasso con passo fermo.

I suoi pensieri turbinavano.
Prima Wernem, poi Ais e infine Eradar, sarà una lunga giornata.

***

Eynur ruppe il sigillo e spalancò la porta.
La chiuse accuratamente dietro a sé.
La faccenda era grave, ma andava subito risolta: il vuoto di potere poteva essere pericoloso per il futuro.
Tutte le sue risoluzioni, i suoi intenti, le sue idee, i programmi le strategie, si infransero e si risolsero su due piedi nudi che dondolavano ciondolanti a cinque centimetri dal pavimento.
Le tende strappate e attorcigliate in un cappio attorno ad un collo morto.
"Codardo!", bofonchiò.
Wernem da vigliacco pauroso che non era altro, braccato, spaventato, s'era rifugiato nella risoluzione dei privi di spirito, dei deboli, che sono forti solo per posizione sociale e che non sanno esserlo nei momenti di debolezza.
Il corpo nudo ciondolava sopra il pavimento.
Morto.
Il viso scuro, cianotico dell'asfissia guardava il chierico accusatore, con occhi opachi, quando in realtà avrebbe dovuto solo biasimare sé stesso.
'Maledizione!', Eynur era arrabbiato più che costernato, 'Mi serviva vivo, maledizione!, così sembrerà una macchinazione!'
Eynur adagiò il corpo sul pavimento e lo depose con mala-cura; le carni fredde a toglier calore alle sue mani: gettò via incenerendola la corda improvvisata che aveva lasciato un solco nel collo esile...
'Ci vuole una buona idea ora...'
Le sue mani si mossero veloci, forti e piene del potere che conteneva nel suo corpo che confluiva in loro; queste passarono sul volto cianotico, sulle cicatrici della corda e le cancellarono, come se non fossero mai esistite. Esili fili d'acciaio uscirono dalle unghie, tramutandosi da cheratina in metallo e si infilarono nella bocca schiusa, insinuandosi poi nella carne, scavando e attorcigliandosi attorno ai nervi, attorno al cervello, finché unghie e filamenti non si staccarono l'uno dall'altro e gli ultimi si rintanarono nel corpo morto, nel corpo asfissiato.
Elettricità statica, ad un comando di quello che un tempo veniva chiamato l'incappucciato, si mosse portentosa dai capelli, dal corpo, dai peli del guerriero, verso le sue mani e lì la sua magia la ingrandì, la rese grande e potente, vivifica, tremenda.
Tra le punte degli indici che si sfioravano si vedeva un arco di plasma che si intensificava in bagliore e potenza, poi più niente scomparendo nella carne.

I MILLE SOGNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora